C’è una clausola di salvaguardia, ma si paga di più
L’obiettivo di concludere i negoziati entro la fine dell’anno è stato raggiunto: per Ignazio Cassis, Guy Parmelin e Beat Jans è «un risultato positivo, in linea con gli interessi della Svizzera». Ma quali sono i punti principali dell’accordo? Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Che cosa prevede la clausola di salvaguardia per l’immigrazione?
Nell’accordo esistente sulla libera circolazione c’è già una clausola che può essere invocata per limitare l’immigrazione in caso di gravi problemi economici e sociali, ma è molto vaga. L’accordo prevede che la clausola venga concretizzata. Spetterà alla Svizzera definirne le condizioni, con una modifica della Legge federale sugli stranieri. Il progetto sarà sottoposto al Parlamento nel messaggio. L’attivazione della clausola (per esempio in caso di forte aumento della disoccupazione) sarà di competenza della Confederazione, che si rivolgerà al comitato misto. In mancanza di un accordo potrà essere convocato un tribunale arbitrale. In caso di via libera la Svizzera potrà adottare misure. L’UE a sua volta potrà limitare la libera circolazione (ad esempio limitando l’immigrazione svizzera nell’Unione) e non intervenire in altri settori. Se invece Berna procede senza l’assenso del tribunale arbitrale, l’UE potrà prendere contromisure anche al di fuori della libera circolazione. In ogni caso, non a livello di ricerca e istruzione (come è stato il caso per Horizon). In cambio della clausola, la Svizzera si impegna a trattare in modo paritario gli studenti europei a livello di tasse universitarie (oggi in certi atenei gli stranieri pagano di più).
A quanto ammonterà il futuro contributo di coesione?
Dal 2007 la Svizzera versa a titolo volontario una sorta di tassa d’accesso al mercato unico di 130 milioni di franchi all’anno, destinati direttamente a progetti nei Paesi più deboli dell’UE, per ridurre le disuguaglianze economiche e sociali. Con il nuovo accordo, questi contributi diventeranno regolari e aumenteranno, passando a 350 milioni di franchi all’anno per il periodo 2030-2036 (sette anni). In Svizzera bisognerà creare una nuova base legale, che sarà presentata nel messaggio sull’accordo, da sottoporre al Parlamento nella primavera del 2025. Per la fase transitoria 2025-2029 l’impegno resta di 130 milioni annui.
Ripresa del diritto e Corte di giustizia: che cosa prevedono gli elementi istituzionali?
Fallito l’accordo quadro, gli elementi istituzionali sono integrati in ogni singolo accordo. La cosiddetta ripresa dinamica (e non automatica) del diritto europeo riguarda solo gli accordi di accesso al mercato. La Svizzera decide in modo autonomo (anche con la democrazia diretta) se riprendere o meno i singoli sviluppi delle regole UE. Se li respinge, l’UE può applicare misure di compensazione (sanzioni) proporzionate. Al tempo stesso ottiene il diritto di partecipare all’elaborazione degli atti giuridici europei. La risoluzione delle controversie continuerà a essere trattata, come oggi, nel comitato misto di ogni singolo accordo. Se non viene raggiunta un’intesa una delle due parti potrà adire un tribunale arbitrale composto da giudici svizzeri e dell’UE. Se si pone un problema di interpretazione del diritto UE, il tribunale dovrà rivolgersi per un parere alla Corte europea di giustizia. Sarà comunque lui a emettere il verdetto. Se vengono adottate misure di compensazione, il Tribunale arbitrale, su richiesta, decide se sono proporzionate. Ci sarà un effetto sospensivo fino alla decisione. In ogni caso, non saranno più possibili misure punitive imposte in modo arbitrario. Secondo il Consiglio federale, i risultati ottenuti in ambito istituzionale «sono nettamente migliori» di quelli conseguiti a suo tempo con l’accordo quadro (2021). Inoltre, l’eventuale disdetta di uno dei tre nuovi contratti (elettricità, sicurezza alimentare e sanità) non comporterà automaticamente la fine degli accordi esistenti (e viceversa). Non c’è più la clausola detta «superghigliottina».
Si parla anche di «clausola di non regressione». Cosa è?
La protezione dei salari (uno degli aspetti che ha fatto naufragare l’accordo quadro) riguarda i lavoratori distaccati. Svizzera e UE intendono applicare il principio «stesso salario, per lo stesso lavoro, nello stesso luogo». L’obiettivo è di combattere il dumping salariale. Il monitoraggio continuerà a essere effettuato da comitati misti (sindacati e datori di lavoro) e dai Cantoni. Sono previste anche delle eccezioni: nei negoziati figura il pagamento di una cauzione e il periodo di preavviso per le aziende straniere verrebbe ridotto da 8 a 4 giorni per i settori ad alto rischio. Con la clausola di non regressione, la Confederazione può non recepire le regole sul personale distaccato dell’UE, se queste dovessero peggiorare il livello di protezione dei salari garantito dalla Svizzera. «Con le misure di accompagnamento nazionali su cui la Confederazione, i Cantoni e le parti sociali stanno ancora lavorando, raggiungeremo l’obiettivo di garantire il livello di protezione dei salari», ha assicurato Parmelin, che invita anche a sfruttare i margini di manovra concessi dall’UE. Per i sindacati il risultato è insufficiente.
Come viene integrata la Direttiva sulla cittadinanza europea?
Secondo il Consiglio federale, sono state trovate soluzioni su misura per Berna. La Svizzera ha negoziato un’eccezione per mantenere le regole sulle espulsioni dei criminali stranieri. Il diritto di soggiorno permanente dopo cinque anni è concesso solo a chi esercita un’attività professionale. Non ne avrà diritto chi dipende per più di sei mesi dall’assistenza sociale nel corso di questi cinque anni. Il diritto di soggiorno può essere ritirato ai disoccupati UE che non fanno sforzi sufficienti per trovare un’occupazione. In generale, secondo il Consiglio federale, la soluzione negoziata garantisce che l’immigrazione resti orientata al mercato del lavoro, impedisce l’arrivo di chi mira solo ad approfittare del sistema sociale e protegge il livello dei salari.
Cosa prevede il nuovo accordo sullelettricità?
L’accordo sull’elettricità è uno dei tre accordi «di sviluppo» che il Consiglio federale intende presentare tramite un decreto separato. Per il Consiglio federale, ciò dovrebbe contribuire a rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento e la stabilità della rete. Ma anche a semplificare il commercio dell’energia elettrica. Gli attori svizzeri potrebbero partecipare su un piano di parità - e senza ostacoli - al mercato interno europeo del settore elettrico. Anche in caso di crisi, i gli Stati limitrofi non potranno mettere restrizioni all’esportazione verso la Svizzera. La Confederazione, dal canto suo, dovrebbe aprire completamente il mercato elettrico. Le famiglie, inoltre, potrebbero scegliere liberamente il proprio fornitore di energia elettrica o decidere di continuare con la fornitura di base a prezzi regolamentati. Dovrebbero essere garantite anche le più importanti misure di sostegno alle energie rinnovabili.
Quali saranno i cambiamenti nel traffico ferroviario?
In futuro le imprese ferroviarie straniere potranno offrire autonomamente collegamenti ferroviari transfrontalieri con la Svizzera, ma solo a determinate condizioni. La Confederazione si apre dunque alla concorrenza estera in termini di trasporto internazionale di passeggeri. Sono invece esclusi i trasporti pubblici nazionali. Inoltre, nell’assegnazione delle tratte, l’orario regolare ha la priorità rispetto a quello dell’UE. Se le compagnie ferroviarie straniere trasportano passeggeri da e verso la Svizzera, devono aderire al sistema tariffario svizzero e riconoscere anche gli abbonamenti (come AG e metà-prezzo).