Chiara Ferragni non ci sta e accusa Pigna di scelta strumentale
Chiara Ferragni non ci sta e dopo il voltafaccia di Pigna accusa l’azienda cartiera con sede ad Alzano Lombardo (Bergamo) di scelta strumentale e illegittima. Ma cosa è successo di preciso? Cerchiamo di riannodare i fili della vicenda, l’ultima che ha quale protagonista la famosa influencer italiana e che fa seguito allo scoppio del «Balocco gate».
Dopo che Chiara Ferragni è finita sotto indagine a Milano con l'accusa di truffa per i casi di beneficenza con Balocco (pandoro), Dolci Preziosi (uova di Pasqua) e Trudi (bambola), la Cartiere Paolo Pigna Spa ha interrotto i rapporti commerciali con le aziende collegate all'influencer.
La decisione, spiega l’azienda di Alzano Lombardo all’ANSA, è stata presa «nel rispetto del proprio codice etico aziendale, che si può consultare anche sul portale pigna.it, che esclude la collaborazione con soggetti terzi sanzionati dalle autorità competenti per aver assunto un comportamento non etico, corretto e rispettoso delle leggi». La collaborazione, fa inoltre sapere Pigna, «è stata di natura unicamente commerciale e ha riguardato la realizzazione di linee di prodotti di cancelleria per la scuola e per l'ufficio».
A seguito della decisione presa da Pigna, sul sito internet dell’azienda di Alzano Lombardo la pagina «Chiara Ferragni Limited Edition» è stata rimossa e coloro che provano ad accedervi si imbattono nel messaggio «Errore 404».
L’inspiegabile voltafaccia
La presa di posizione di Pigna, va da sé, appare come un voltafaccia difficilmente giustificabile (e comprensibile). Già, perché nel momento in cui le prime aziende che avevano stipulato contratti commerciali con le imprese controllate da Chiara Ferragni avevano iniziato a rescinderli, il gruppo di cartoleria si era invece schierato a fianco della famosa influencer italiana.
«Collaboriamo con Chiara Ferragni da diversi anni, avendo avuto modo di apprezzarne le doti umane e imprenditoriali» aveva detto l’amministratore delegato Massimo Fagioli in dichiarazioni riportate da Repubblica. «La relazione commerciale tra i due brand italiani è stata proficua e soddisfacente in tutti i mercati in cui operiamo. La storia di 185 anni di Pigna, la nostra leadership e il nostro stile aziendale ci portano a guardare verso il futuro, con l’auspicio che l’attuale non facile contesto possa essere superato».
La denuncia di Fenice
Come prevedibile, non è mancata la replica immediata da parte di Fenice Srl, la società licenziante dei marchi Chiara Ferragni, che ha bollato la decisione di Pigna come «illegittima». In particolare, scrive l’azienda in dichiarazioni riportate dal Corriere della Sera, «l’illegittimità della decisione di Pigna è stata aggravata dalla scelta dell’azienda di comunicare al pubblico, prima ancora che a Fenice, la cessazione del rapporto di partnership; una scelta evidentemente strumentale e contraria al dovere di buona fede nell’esecuzione del contratto. In questo contesto, Fenice si riserva di agire nelle sedi più opportune a tutela dei propri interessi».
Viste poi le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Pigna riportate sopra, Fenice ritiene «strumentale» il riferimento da parte dell’azienda di cartoleria al proprio codice etico.