«Coinvolgere la scuola per evitare polemiche»
Aggiornato alle 19:30
Più coinvolgimento per il mondo della scuola da una parte e più attenzione nel trattare temi così delicati dall’altra. Sono questi, in estrema sintesi, i punti sollevati da buona parte della Commissione formazione e cultura, che ieri pomeriggio ha incontrato i vertici del DECS e del DSS sul tanto discusso dell’agenda scolastica.
Una riunione durata quasi due ore che, come spiega il presidente della Commissione Aron Piezzi (PLR), «si è svolta con toni pacati, ma fermi e schietti». Da un lato «i vertici di DECSe DSS ci hanno spiegato le motivazioni dietro la scelta riguardante l’agenda, dall’altra noi abbiamo posto diverse domande ed espresso alcune critiche». Critiche che, per forza di cose, viste le diverse sensibilità partitiche presenti in Commissione, «sono state molto variegate». In ogni caso, aggiunge Piezzi, «almeno un paio di temi sono stati evidenziati da più parti».
In primis, molti si sono chiesti «se effettivamente l’agenda sia il veicolo giusto per affrontare queste tematiche».
In secondo luogo, ad essere criticato è stato anche l’approccio con cui viene realizzata a pubblicata l’agenda: «Non è normale – spiega a questo proposito il presidente – che il mondo della scuola venga a conoscenza dei contenuti dell’agenda 10 giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico. E non perché hanno ricevuto l’agenda, bensì perché hanno letto le polemiche polarizzanti sulla stampa». Ciò «non fa bene né alla scuola, perché non si sente coinvolta, né alle tematiche stesse, che sono importanti e delicate e per questo motivo meritano un diverso approccio per essere affrontati». Ad ogni modo, aggiunge Piezzi, i vertici dei due dipartimenti «hanno manifestato comprensione per queste criticità, assicurandoci che ci rifletteranno con spirito autocritico, in particolare per evitare che questi fraintendimenti possano ripetersi in futuro». Da questo punto di vista, dunque, il presidente dell’organo parlamentare si dice «pacatamente soddisfatto» della riunione. L’auspicio del presidente, in ogni caso, è che si possa in qualche modo condividere il contenuto dell’agenda con il mondo della scuola con tempistiche meno strette. E questo anche perché «altrimenti tutti gli anni avverrà la stessa cosa».
Sulla stessa linea anche la deputata della Lega dei ticinesi Maruska Ortelli, secondo cui «bisognava coinvolgere di più le parti, magari inserendo un paio di direttori o di docenti all’interno del gruppo di lavoro che si occupa dell’agenda». E questo anche perché «si tratta di un tema molto delicato e serio» e «buttarlo lì in due pagine all’interno di un agenda è parso un azzardo». In altre parole, per Ortelli l’agenda non è lo strumento adatto per affrontare temi così delicati. E, in questo senso, l’auspicio della granconsigliera leghista è che «l’autocritica da parte del dipartimento sia reale e che gli spunti dati in Commissione siano veramente presi in considerazione». Tutto ciò per evitare il ripetersi della polemica: «Spero vivamente che l’anno prossimo il problema non si ripresenti. Altrimenti diventerebbe un abitudine. O, peggio ancora, un vizio».
Una visione diversa viene proposta dal deputato socialista Maurizio Canetta: «In Commissione c’è stata un’esauriente spiegazione dei presupposti che hanno portato alla creazione dell’agenda. In generale, penso che la polemica sia stata creata ad arte, sfruttando due pagine dell’agenda, che ha però un altro filo conduttore, quello dell’invito al dialogo e all’inclusione». Per Canetta, dunque, «la confusione è nata da una polemica elettorale. E la banalizzazione del tema l’ha creata chi ha lanciato la polemica». Sul coinvolgere di più il mondo della scuola, Canetta si dice concorde. Allo stesso tempo, però, avverte: «Qualsiasi coinvolgimento si faccia, se qualcuno vuole la polemica la tira fuori comunque...».
Per il deputato del Centro Alessio Ghisla, invece, quello dell’agenda è semplicemente lo strumento sbagliato per affrontare temi di questa portata: «Nel suo insieme l’agenda è strutturata bene. Ma il tema dell’identità di genere, molto divisorio e sensibile, è stato sottovalutato. E ciò ha portato alla polemica». Per Ghisla, che parla a titolo personale poiché all’interno del partito ci sono sensibilità diverse, il tema «non andava trattato in questo modo, in due pagine dell’agenda, di fatto prestando il fianco alle polemiche, che poi hanno spaccato anche la società».