«Con lo sciopero vogliamo riportare il cambiamento climatico al centro del dibattito»

A Bellinzona si tornerà in piazza per attirare l'attenzione di politica e opinione pubblica sull'urgenza della questione climatica. Venerdì 15 marzo Sciopero per il Clima Ticino ha infatti deciso di organizzare un corteo che, partendo alle 15.30 da largo Elvezia, passerà da piazza Collegiata per poi concludersi in piazza Governo attorno alle 18.00.
«Vogliamo azioni concrete»
In Ticino, il primo sciopero internazionale andò in scena cinque anni fa; da allora molto tempo è passato ed è importante capire se l'approccio del Governo alla lotta al cambiamento climatico sia cambiato e, in caso affermativo, come. «Le autorità politiche hanno preso coscienza del problema e questo è un primo passo», esordisce Alessandro Luisoni di Sciopero per il Clima Ticino. «Se guardiamo però all'azione politica, ci rendiamo conto di come le misure concrete messe effettivamente in campo siano ancora troppo poche, soprattutto in un Paese come la Svizzera che dovrebbe essere in prima linea nella lotta al cambiamento climatico. Quella che denunciamo è in particolar modo l'inazione delle autorità politiche che tendono a porre la crisi climatica in secondo piano rispetto ad altri temi. Il fatto è che la questione climatica impone un ragionamento a lungo termine perché il reale impatto della crisi non è ancora percepibile. Alla nostra classe politica, insomma, manca la lungimiranza necessaria ad affrontare il problema».
Passare dai discorsi astratti e, perché no, idealistici alle azioni concrete diviene quindi di fondamentale importanza. La questione, a questo punto, è capire come muoversi. «Innanzitutto la nostra classe politica dovrebbe incentivare di più l'utilizzo dei mezzi pubblici e, in parallelo, disincentivare l'utilizzo dei veicoli privati, in particolar modo all'interno delle città», illustra Luisoni. «Sempre per quanto attiene agli spostamenti, si dovrebbe cercare di promuovere nuove forme di mobilità. Andrebbero poi aumentati i sussidi volti a incentivare la transizione energetica, penso in particolare ai sistemi di riscaldamento. Andrebbero infine rivisti i metodi di produzione di energia».


«Politici, istruitevi!»
Ma come spiegare l'apparente disinteresse da parte dei politici? «Il fatto è che non c'è sufficiente consapevolezza a livello scientifico da parte della classe dirigente riguardo alle tendenze in atto dal punto di vista ambientale», sostiene il nostro interlocutore. Per ovviare a tale mancanza, Sciopero per il Clima Ticino, al grido di «Andateci voi a scuola!», chiede che il Gran Consiglio segua una formazione sulla crisi climatica. «Vogliamo che quando i politici sono chiamati ad esprimersi sul clima, sappiano di cosa si sta parlando e quindi votino con cognizione di causa. Per tale ragione ci proponiamo di organizzare una seduta di Gran Consiglio durante la quale scienziati ed esperti istruiscono i partecipanti sui problemi legati al cambiamento del clima. Nel dettaglio, la nostra idea è invitare ricercatori del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC). La speranza è che i granconsiglieri siano aperti al dialogo e diano la propria disponibilità a partecipare all'iniziativa».
Cambiare strategia comunicativa?
Le ultime elezioni federali, che hanno sancito una perdita di consensi da parte del fronte ecologista, sembrano però suggerire che non siano solo i politici, come sostiene Sciopero per il Clima Ticino, a non essere sufficientemente interessati alla crisi climatica, ma anche la popolazione, che ha preferito votare per altre aree politiche. «La sensazione, in effetti, è che oggi le persone ritengano prioritaria la soluzione di altri problemi», spiega Luisoni. «Ecco perché la manifestazione di venerdì a Bellinzona acquisisce ancora più importanza: vogliamo far sentire la nostra voce e riportare la questione climatica al centro del dibattito pubblico».
Certamente gli sconvolgimenti degli ultimi anni sul piano internazionale hanno contribuito a distogliere lo sguardo della gente dalla questione, tuttavia la perdita d'interesse rispetto al clima impone una riflessione anche sulle strategie comunicative degli ambienti e dei movimenti ecologisti. «Forse, in effetti, negli ultimi anni non abbiamo fatto sentire abbastanza la nostra voce», analizza il nostro interlocutore.
In realtà, guardando alla stretta attualità, tornano subito alla mente le azioni degli attivisti di Renovate Switzerland che bloccano le autostrade nel nostro Paese o quelle, a livello internazionale, degli attivisti di Just Stop Oil che lanciano zuppa sulle opere d'arte; i riflettori sulla crisi climatica, insomma, non si sono mai realmente spenti. Il nocciolo della questione, piuttosto, è capire se forme di protesta come queste sfocino in risultati concreti nella lotta al cambiamento climatico o se, al contrario, rendano la questione invisa all'opinione pubblica. «Come Sciopero per il Clima Ticino condividiamo il messaggio che trasmettono tali movimenti, ma non i metodi perché sono controproducenti in quanto portano il cittadino medio a prendere le distanze dalle nostre rivendicazioni», conclude Alessandro Luisoni.