Mendrisio

Conciliazione fallita: il prof non torna in classe

L’euforia per il ricorso accolto dal Tram lascia il posto all’amarezza: l’incontro tra Roberto Caruso e il Cantone non ha portato a una soluzione – La procedura di licenziamento farà il suo corso e il professore non potrà rientrare a scuola – «Ma andremo fino in fondo»
©Ti-Press/Francesca Agosta
Lidia Travaini
22.08.2024 19:00

Una battaglia vinta, seguita da una persa. Ma il risultato parziale della guerra non è un pareggio, perché al netto Roberto Caruso, il docente della SPAI sospeso all’improvviso lo scorso giugno, a settembre non tornerà in aula con i propri allievi. A conti fatti per lui quella che si è materializzata nelle scorse ore è una sconfitta dolorosa. «Temo proprio che la mia carriera sia finita oggi, sono davvero affranto e mi dispiace tantissimo per i miei ragazzi», è il suo commento a caldo.

Verso il licenziamento

La conciliazione tra le parti – in sostanza Cantone e docente – in programma oggi a Lugano è infatti fallita. La conseguenza è che ora il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) continuerà per la sua strada, vale a dire quella del prospettato licenziamento.

A spiegarlo sono coloro che da mesi stanno al fianco di Caruso, il suo avvocato Stefano Fornara e l’OCST, per voce di Giorgio Fonio, perché dal canto suo il DECS non rilascia dichiarazioni sul caso, come fa sempre per le singole vicende. Per questioni di privacy, ci viene spiegato.

Sconfitta «doppia»

Per Caruso è una sconfitta che vale doppio, perché l’incontro fallito con la Commissione conciliativa dei dipendenti dello Stato vanifica la possibilità di tornare al lavoro con l’inizio dell’anno scolastico e contemporaneamente vanifica la decisione del Tribunale cantonale amministrativo (Tram) di pochi giorni fa, che aveva accolto un ricorso del professore (riscontrando delle irregolarità nella procedura di sospensione, in particolare il fatto di non aver coinvolto il docente nell’iter), annullando la sospensione dall’incarico. Ma non aveva annullato la prospettiva del licenziamento palesata insieme alla sospensione, che ora torna preponderante. «La conciliazione è fallita, il DECS è rimasto sulle sue posizioni, ma noi andremo avanti fino in fondo – sottolinea Fonio –, perché in gioco non c’è soltanto la questione del singolo docente, bensì come il Governo, in questo caso il DECS, gestisce il proprio personale. Se licenziare senza rispettare la prassi diventasse consuetudine, avrebbe conseguenze gravi per tutto il settore pubblico».

Per «andare fino in fondo» a Caruso e ai suoi patrocinatori non rimane che attendere che la procedura di licenziamento faccia il suo corso: «Quando riceveremo la conferma di disdetta faremo ricorso – annuncia Fornara –. Confido che alla fine i Tribunali ci daranno ragione, ma purtroppo questo non riporterà a scuola Roberto. Oggi perdono tutti, perché il risultato sarà gravoso anche per i contribuenti».

Speranza sfumata

La decisione del Tram era giunta solo pochi giorni fa, dando speranza ed euforia momentanea al docente a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico. Riassumendola, al centro della questione giuridica vi era il diritto di essere sentito di Caruso in merito alla procedura di sospensione. Un diritto che, per il Tram, avrebbe dovuto essere garantito. Anche perché «la dispensa dall’obbligo di sentire le parti – citiamo la sentenza – è applicabile soltanto in situazioni eccezionali, che l’autorità deve rendere verosimili e che fanno apparire l’interesse dell’immediata adozione del provvedimento cautelare superiore all’interesse al diritto di essere sentito».

La reazione

Nelle scorse ore e prima che fosse noto l’esito dell’incontro luganese, sul caso si è espressa anche l’associazione di insegnanti Movimento della Scuola, che da una parte ha espresso un plauso a Caruso – «ci rincuora constatare che ci siano ancora colleghi che non chinano il capo e rivendicano i propri diritti» -, dall’altra non ha lesinato critiche al DECS, parlando di atteggiamenti «sottilmente intimidatori». La domanda finale: «Non sarebbe opportuno, a nome del Dipartimento e del Governo, assicurare maggiore libertà d’espressione agli insegnanti?».

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