Continua il caos in Niger e gli occidentali scappano dalle ambasciate
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Non accennano a diminuire le tensioni legate al golpe avvenuto in Niger. Anzi, i Paesi occidentali iniziano a mostrare una crescente preoccupazione per la situazione nel Paese africano e il suo evolversi. Da ultimi gli Stati Uniti che, in mattinata, hanno comunicato la decisione di evacuare in parte la propria ambasciata in Niger. Ma non solo. Regno Unito e Francia stanno riportando a casa i loro cittadini. E anche dieci svizzeri hanno abbandonato ieri il Paese con un volo francese diretto a Parigi per poi tornare in patria. Cerchiamo di fare il punto di una situazione che si complica giorno dopo giorno.
Scacco al presidente
Scontri e proteste in Niger sono stati innescati a fine luglio da un vero e proprio colpo di Stato, quando alcuni militari della guardia presidenziale guidata dal generale Abdourahamane Tchiani hanno circondato il palazzo del presidente eletto Mohamed Bazoum, bloccandone gli accessi e trattenendo il capo dello Stato. I militari nigerini hanno quindi affermato di aver rovesciato il regime del presidente Bazoum, in una dichiarazione letta da un loro portavoce alla televisione nazionale a nome del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp). «Noi, le forze di difesa e di sicurezza riunite all'interno del Cnsp, abbiamo deciso di porre fine al regime che conoscete, quello del presidente Bazoum», ha dichiarato il colonnello Amadou Abdramane affiancato da soldati in divisa. I militari hanno anche annunciato la sospensione di «tutte le istituzioni», la chiusura delle «frontiere aeree e terrestri» e l'istituzione del «coprifuoco» dalle 22 alle 5, ora locale.
Nella giornata di oggi, i manifestanti pro–golpe si sono riuniti a migliaia nella capitale nigerina per dare il proprio sostegno agli autori del colpo di stato che ha rovesciato Bazoum, ormai sotto sequestro da otto giorni. I manifestanti hanno scelto il giorno del 63.esimo anniversario dell'indipendenza del Niger dalla Francia. «Abbasso la Francia», «Viva la Russia, viva Putin»: questi alcuni degli slogan gridati.
Prima la Francia
E proprio la Francia, nonostante il forte legame con il Niger, è stata una delle prime nazioni a decidere per la fuga. E questo nonostante le rassicurazioni arrivate da parte dei golpisti stessi. Il generale Tchiani, autoproclamato nuovo leader del Paese e a capo della giunta militare che ha preso il potere a Niamey, ha affermato durante un discorso in TV che i francesi «non hanno alcun motivo oggettivo per lasciare il Niger». «I cittadini francesi non sono mai stati oggetto della minima minaccia» ha ribadito. Ma queste rassicurazioni non sono bastate. Anche perché – dettaglio non da poco – durante le proteste derivate dal colpo di stato, in molti se la sono presa proprio con la Francia. Soprattutto durante una violenta manifestazione, ieri, davanti all'ambasciata francese. Con tanto di vetri rotti e urla di slogan contro i francesi. Un clima non propriamente sicuro e tranquillo che ha spinto molte persone ad abbandonare il Paese. Proprio questo pomeriggio è arrivato a tal proposito l'annuncio da parte del ministero francese dell'Esercito e da quello degli Esteri. «Si sono concluse le operazioni di evacuazione dal Niger di cittadini francesi, europei ed extra-europei avviata dal governo di Parigi dopo il colpo di Stato a Niamey». Su Twitter il ministro della Difesa francese, Sebastien Lecornu, ha precisato che «l'evacuazione dei nostri concittadini dal Niger si è appena conclusa, con 1.079 cittadini francesi e stranieri riportati in Europa, ormai in sicurezza».
Tweet al quale ha fatto eco anche il presidente francese Emmanuel Macron: «La Francia ha evacuato più di mille francesi, europei e cittadini dell'America Latina, dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia, che volevano lasciare il Niger. Agli agenti dell'Ambasciata di Francia a Niamey e del Quai d'Orsay, nonché ai nostri soldati: grazie».
Ora gli Stati Uniti
Adesso, come anticipato, è arrivato il turno degli Stati Uniti che hanno comunicato poche ore fa, tramite il Dipartimento di Stato, la volontà di evacuare parte della loro ambasciata nel Paese africano. Washington ha ordinato al personale non essenziale di lasciare l'ambasciata americana a Niamey, capitale del Niger. Ecco quanto dichiarato da Matthew Miller, portavoce del Dipartimento di Stato americano: «Visti gli sviluppi in corso in Niger e per eccesso di cautela, il Dipartimento di Stato sta ordinando la partenza temporanea del personale governativo statunitense non essenziale e delle loro famiglie dall'ambasciata statunitense a Niamey», specificando che la «missione rimarrà aperta e che i dirigenti continueranno a lavorare da lì». «Gli Stati Uniti rimangono diplomaticamente impegnati ai più alti livelli». Una decisione, quella di abbandonare la sede diplomatica, dettata – come per la Francia – delle crescenti preoccupazioni sulla situazione instabile nel Paese post-golpe. Intanto, riporta il Guardian, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha
dichiarato che la Casa Bianca è impegnata a ripristinare il governo del Paese
colpito. Il timore che aleggia a livello internazionale è appunto quello che la presa di potere da parte dei ribelli possa spianare la strada ai militanti jihadisti.
A lasciare il Paese nelle ultime ore anche un primo gruppo di cittadini britannici. Lo ha reso noto il Foreign Office, senza indicare quanti connazionali sono stati evacuati ma precisando che si tratta di un «numero molto piccolo».
Preoccupazione per le condizioni di Bazoum
Intanto sale anche la preoccupazione relativa alle condizioni di salute in cui verserebbe il destituito presidente nigerino Mohamed Bazoum. L'appello al suo rilascio immediato è arrivato su Twitter da parte dell'Alto rappresentante dell'UE, Josep Borrell: «L'Unione europea chiede l'immediato rilascio del presidente, le cui condizioni di detenzione sono sempre più preoccupanti». E ancora: «In questa festa nazionale, i nostri pensieri sono con la gente di Niger. L'UE si associa alle parole del presidente Bazoum: 'Le conquiste faticosamente ottenute saranno salvaguardate. Ci penseranno tutti i nigerini che amano la democrazia e la libertà'».
A chiedere il rilascio di Bazoum è stato, nelle scorse ore, anche il presidente americano Joe Biden, tramite un comunicato della Casa Bianca.
La Banca Mondiale sospende i versamenti
Questa mattina è arrivata anche la decisione da parte della Banca Mondiale di sospendere i versamenti di soldi al Niger. «Crediamo che la pace, la stabilità e la legge siano fondamentali per creare un mondo senza povertà e vivibile. Siamo allarmati dagli sforzi per capovolgere il governo democraticamente eletto in Niger» ed è per questo che «sospendiamo i versamenti» al paese africano. Lo ha detto l'istituto, sottolineando di voler comunque continuare a «monitorare da vicino la situazione».