Mobilità

Crescono i dubbi sui progetti ticinesi: «Investimenti da riorientare»

Dopo il voto sulle autostrade, sorgono molti interrogativi sul collegamento veloce fra Bellinzona e Locarno e sul potenziamento fra Lugano e Mendrisio – C’è chi invoca maggiore accettazione tramite misure di compensazione e chi vuole puntare tutto sul trasporto pubblico
©Gabriele Putzu
Giona Carcano
Luca Faranda
25.11.2024 20:05

«Se non passano i progetti nelle regioni centrali, quelli ticinesi non avranno possibilità se mandati da soli al voto». L’interpretazione di Claudio Zali del voto di domenica sul potenziamento delle autostrade è pura e semplice «realpolitik». Una constatazione, quella del direttore del Dipartimento del territorio, figlia del «no» espresso alle urne in molte città e cantoni interessati dai sei cantieri oggetto del voto. Ma figlia, anche, del segnale politico complessivo: mai prima d’ora gli svizzeri si erano detti contrari al potenziamento dell’infrastruttura dei trasporti. Segno che il vento potrebbe essere cambiato.

Alla luce di quanto successo domenica, è quindi indispensabile chiedersi che fine faranno i due progetti principali che concernono il nostro cantone e inseriti dall’Ufficio federale delle strade nel Programma di sviluppo strategico delle strade nazionali (PROSTRA): il collegamento veloce A2-A13 e il Potenziamento Lugano-Mendrisio (PoLuMe). Due opere diverse, ma dal costo molto simile: parliamo di 1,8 miliardi di franchi per il progetto nel Sopraceneri e di 1,7 miliardi per quello nel Sottoceneri.

Campagna per quattro anni

«Dopo questa votazione, l’Ufficio federale delle strade (USTRA) dovrà valutare bene gli investimenti, puntando sui progetti in cui c’è consenso e senza più portare avanti quelli contestati. Quella di domenica è stata una votazione storica, che ora mette in dubbio le espansioni e gli allargamenti», sostiene il consigliere nazionale socialista Bruno Storni. In Ticino, ovviamente, il riferimento è al PoLuMe. «Sarà molto difficile che lo portino avanti in queste condizioni. A meno che non facciano campagna per quattro anni (gli interventi di ampliamento vengono pianificati a cadenza quadriennale, ndr)», spiega il socialista ticinese, ricordando che il Mendrisiotto, opponendosi in modo netto al decreto votato domenica, ha lanciato un chiaro segnale. E lo stesso ha fatto Locarno (oltre il 58% di no), unico agglomerato urbano in Svizzera non direttamente allacciato all’autostrada. Sul collegamento A2-A13, «siamo tutti in attesa», ci spiega Storni, aggiungendo che bisogna ancora trovare (o meglio, Berna dovrà ancora presentare) il percorso definitivo.

Il punto di svolta

Per Storni è chiaro: «Il Ticino deve fare attenzione con i progetti di ampliamento, perché in questo modo circoleranno solo più veicoli». A suo avviso, «bisogna portare più gente dalla strada alla ferrovia, raddoppiando l’offerta dove ci sono tratti di grande traffico». Ed è imperativo lavorare sulla riduzione delle cosiddette «punte orarie». Ad esempio con il carpooling, incentivando il telelavoro o potenziando l’offerta ferroviaria. Possibili soluzioni che anche il co-coordinatore dei Verdi Marco Noi condivide. In generale, secondo l’ecologista il voto di domenica rappresenta un punto di svolta. «Un segnale eclatante, che si traduce nella volontà della maggioranza dei cittadini di non più accettare ogni credito di ampliamento come avveniva in passato. Il popolo ha detto chiaramente che non si può andare avanti con l’ampliamento delle strade come unica soluzione al problema del traffico. E il PoLuMe rientra in questa ottica legata a un concetto di mobilità superato». Diverso, per Noi, il discorso del collegamento A2-A13. «Si tratta di una nuova strada, che potrebbe effettivamente sgravare i Comuni del Piano dal traffico». Ma anche su questo progetto, i Verdi nutrono più di un dubbio.

Tutto più complicato

Se già prima di domenica i due principali progetti ticinesi, pur se per motivi diversi, apparivano in salita, a questo punto il voto popolare li ha messi ancor più in discussione. Anche Simone Gianini, consigliere nazionale del PLR e presidente della Commissione regionale dei trasporti del Bellinzonese, la vede in questo modo. «Purtroppo è così e, soprattutto per il collegamento A2-A13, sono molto preoccupato», spiega. Perché il segnale lanciato sui sei progetti già finanziati avrà delle conseguenze: secondo il deputato, vi si può leggere la volontà di ridurre gli investimenti nella rete autostradale «sperando che con i soli treni e autobus, che pure vanno sostenuti e potenziati, si riesca a risolvere il congestionamento delle autostrade». Ma se davvero il segnale di domenica si trasformasse in tendenza, ecco che giustificare nuovi investimenti miliardari per le autostrade (anche in Ticino) sarà molto più complicato. «Era l’allarme che abbiamo cercato di lanciare durante questa campagna», conferma Gianini. «Bisognerà infatti riuscire a far passare il concetto di realizzare un nuovo tratto autostradale dal costo di quasi 2 miliardi di franchi in Ticino per collegare il Locarnese al resto della rete nazionale, malgrado nelle interviste del dopo-voto i rappresentanti di Verdi, ATA e PS a livello nazionale ammonivano che non si dovranno più costruire nuove autostrade, mentre i loro rappresentanti locali cercavano ancora di tranquillizzare, sostenendo che, in fondo, la A2-A13 non ne costituirebbe un ampliamento». Ad ogni modo, Gianini non abbandonerà la nave di quel progetto. «Continuerò a battermi, affinché finalmente il traffico parassitario che opprime gli abitati tra Bellinzona e Locarno venga trasferito su un nuovo collegamento autostradale, così da liberare il Piano di Magadino e permettere di raggiungere il Locarnese più agevolmente. Anche se temo che a questo punto, oltretutto con il voto contrario espresso domenica da quasi tutta la regione, sarà molto più difficile rispetto a una settimana fa».

Il completamento

Da parte sua, Nicola Pini – sindaco di Locarno e presidente della Commissione dei trasporti del Locarnese – non si scompone. E, anzi, sottolinea le specificità del collegamento A2-A13, che rendono il progetto «un completamento delle rete autostradale, non un potenziamento». Il deputato PLR ricorda infatti che «Locarno è l’unico agglomerato urbano in Svizzera a non avere un allacciamento all’autostrada». Ad ogni modo, è indubbio che il voto espresso domenica «crea ulteriore incertezza» attorno al progetto sul Piano di Magadino. A questo proposito, proprio per capire i futuri passi da compiere, la Commissione incontrerà a gennaio i rappresentanti dell’USTRA. «Da parte nostra, ribadiremo l’importanza e le specificità del collegamento A2-A13», chiosa Pini.

No ai compartimenti stagni

Detto del progetto sopracenerino, concludiamo il nostro giro d’orizzonte ancora con il PoLuMe fra Lugano e Mendrisio. Andrea Rigamonti, presidente della Commissione trasporti del Mendrisiotto, invita ad esempio a riflettere «sul chiarissimo grido d’allarme e sulla richiesta di aiuto molto forte emerse dal voto di domenica». La regione, infatti, ha bocciato con quasi il 65% dei «no» i sei progetti autostradali. «Il problema è che gli Uffici federali faticano a farsi capire a livello locale, e tengono in poca considerazione le sensibilità delle autorità del posto», sottolinea ancora il deputato PLR. «Un mese fa è arrivata la decisione sulla corsia TIR promossa dall’USTRA. E questa è la dimostrazione che su certi temi il dialogo manca. I progetti vengono calati dall’alto. Al contrario, dovrebbe esserci una migliore comunicazione fin dalle prime battute». Per Rigamonti, uno dei grossi limiti a questi grandi progetti è «il meccanismo che limita l’uso delle risorse a un determinato ambito, e non permette una visione organica del territorio. Nel Mendrisiotto sono previsti progetti di competenza federale, ma che fra loro non si parlano. Serve un cambio di paradigma per riqualificare il territorio».

Il grado di accettazione

Anche nella visione di Filippo Lombardi, municipale di Lugano e presidente della Commissione dei trasporti del Luganese, serve più dialogo. «I progetti autostradali saranno ancora necessari», dice. «Ma bisogna essere in grado di aumentarne l’accettazione fra la popolazione». Per ottenerla, secondo Lombardi servono dialogo, solidarietà verso chi subisce svantaggi e misure di compensazione. «Oggi ci sono 5 miliardi di mancati investimenti», spiega. «Si potrebbe usarne una parte per rendere i progetti più sostenibili». Più in generale, per l’ex «senatore» il segnale arrivato con il voto di domenica indica che «la popolazione è più reattiva e meno accondiscendente rispetto alle proposte delle autorità». Bisogna quindi ragionare su una strategia diversa, più coinvolgente. E, appunto, mettere in atto vere misure di compensazione. Anche per quanto riguarda il PoLuMe. «Piuttosto che cercare di risparmiare tempo, bisognerebbe aumentarne il grado di accettazione proponendo un progetto ben integrato nel territorio», conclude Lombardi.

L'USTRA ferma tutto e ora si interroga sui futuri progetti

E ora, che cosa succede all’Ufficio federale delle strade? Il Consiglio federale, nel dicembre del 2022, aveva approvato il progetto generale del PoLuMe. All’epoca, il Governo aveva stimato le tempistiche di realizzazione: «Secondo le previsioni attuali, l’avvio dei lavori sarà possibile a partire dal 2030, per una durata di circa 12 anni». Sul collegamento A2-A13, il Canton Ticino aveva invece reso noto a gennaio 2022 che «il progetto è inserito nell’Orizzonte di investimento 2040 del PROSTRA». Cosa ne sarà dei due progetti? Saranno inseriti comunque nella prossima Fase di potenziamento, che dovrebbe essere prevista nel 2027? «A seguito del risultato della votazione popolare del 24 novembre 2024 sul finanziamento di sei progetti di ampliamento delle strade nazionali, il nostro Ufficio intende prendersi il tempo necessario per capire le ragioni del no, analizzare il risultato nel dettaglio e definire come procedere con gli altri progetti del PROSTRA ancora in fase di allestimento», ci spiega il portavoce dell’USTRA Lorenzo Quolantoni. Per il momento, dunque, tutto resta bloccato.

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