«Dopo dieci anni ho trovato il nuovo punto di partenza»

Come raccontare al meglio l’arte e il legame con il territorio se non grazie alla poesia di un luogo come Villa dei Cedri? Luogo che non è semplicemente un museo ma un punto di partenza e di arrivo che abbraccia la cultura e la storia di Bellinzona con un occhio sempre attento alle idee per il futuro. Passato. Presente. E futuro. Sì, perché il ruolo di un museo è proprio quello di lavorare su questi tre punti, spiega Carole Haensler, direttrice dei Musei Svizzeri e da un decennio alla guida di Villa dei Cedri. Insieme a lei abbiamo tracciato una retrospettiva di questi anni e ci siamo fatti trasportare dentro alle storie della villa e del suo parco.
Gioco di equilibrio
Il legame tra Villa dei Cedri e la città di Bellinzona è vivo e importante. L’una e l’altra sono in stretto contatto e si raccontano tra loro, spiega la direttrice dei Musei Svizzeri. Un riflesso del rilievo che ha l’unione tra museo e territorio. «Negli ultimi tempi, soprattutto dopo la pandemia, si è accentuata quella che è la dimensione glocal (l’unione di globale e locale, ndr), lo vediamo in particolare nel mondo dell’arte: si ricerca questo equilibrio tra legame con il territorio e apertura internazionale». Questo anche a Villa dei Cedri, dove Carole Haensler non vuole trascurare il nesso che unisce cittadini e museo: «È importante valorizzare e mantenere sempre questo legame con il territorio, dobbiamo raccontarne anche la storia locale, è il nostro dovere». Anche se all’inizio non è stato tutto in discesa.
Una vecchia dama
Il rapporto tra Carole Haensler e il museo è nato in modo particolare, come lei stessa ci racconta: «Quando sono arrivata qui sono rimasta un po’ scioccata - ammette ridendo - perché ho trovato una realtà di museo in cui non si credeva più. Mi dicevano: “Di questa vecchia dama, Villa dei Cedri, non si può più fare niente”. Sul momento ho pensato che se il pubblico di Bellinzona non credeva più nel suo museo, bisognava porsi delle domande. Cosa fa questo museo qua? Cosa rappresenta? Quali sono i suoi punti di forza?». Domande alle quali la direttrice ha risposto proprio partendo dal legame con il territorio. «La prima cosa che ho realizzato, proprio per via di quella frase sulla vecchia dama, è che non si percepiva il valore della villa stessa». Una villa che, prima di essere museo, è monumento storico. «Un bene culturale di interesse regionale - specifica - non federale, ma regionale. Quindi ci racconta almeno un po’ del Sopraceneri e si integra anche nella storia del Ticino e nel suo rapporto con l’Oltre Gottardo. Dovevo valorizzare la villa stessa oltre ai suoi contenuti. Questa era la prima tappa».


Contenuti e contenitori
E, per farlo, a Carole Haensler è balenata un’idea: l’arte contemporanea. Qualcosa che mettesse in comunicazione il contenuto (le opere) con il contenitore (il museo). «L’arte contemporanea permette di guardare le stanze diversamente, non con il classico allestimento di quadri, ma porta anche un altro sguardo sul monumento stesso». Sì perché la forza della vecchia dama è proprio quella di essere «vecchia»: «Villa dei Cedri ha un’identità molto chiara, è una particolarità anche il fatto che ha ancora i suoi vecchi parquet che fanno rumore quando ci si cammina sopra, un po’ come nelle case. O il fatto che l’edificio storico non sia stato modificato dal momento che è passato da villa privata a museo. Mantiene dunque un po’ di questo spirito intimo che può diventare un filo rosso per raccontare le mostre».
Pranzi sul prato
Oltre alla villa, però andava valorizzato anche il parco che l’accompagna. Non è messo lì per caso. Si tratta di due elementi inscindibili e in continuo dialogo tra loro, spiega la direttrice. «Quando sono arrivata ho notato che c’era il cartello “vietato fare i pic-nic”, non ho mai capito perché e l’ho fatto togliere. Non so se è stata una gaffe, ma io volevo che le persone si potessero godere anche il giardino di Villa dei Cedri venendo a passarci del tempo tranquillo, a bere un caffè o a leggere un libro». Insomma, un luogo quasi sbucato da un vecchio libro di favole. Ma non solo. Haensler si è impegnata a organizzare eventi che danno vita allo scenario di Villa dei Cedri. Come ad esempio degli aperitivi con delitto lungo le sale da esposizione o il brunch del 1. Agosto nel giardino. «Progetti pensati per il pubblico locale che viene a godersi il parco e la villa e a mangiare qualcosa di buono sull’erba, come ai vecchi tempi, quando la villa era abitata e tutti mangiavano nel prato su tavoli lunghi. È un revival della storia di Villa dei Cedri. Portare la vita quotidiana dentro al museo contribuisce a spolverare la sua immagine».
Fare il giro
Tante idee, tante soddisfazioni e ancora più progetti. Abbiamo fatto insieme a Carole Haensler un primo bilancio di questi dieci anni. «Che sono un bel periodo di tempo. È per questo che è strano per me. Perché in generale uno si dice: va bene, in dieci anni hai fatto il giro di tutto e vuoi andare a vedere qualcos’altro. Io invece ho l’impressione di essere appena arrivata, è come ricominciare da zero. Per me ricominciano dieci nuovi anni adesso». Un lasso di tempo che, in realtà, ha permesso di aprire molte nuove porte: «Tutto il lavoro fatto in questi dieci anni mi dà una lettura diversa di Villa dei Cedri e io posso darle a mia volta una nuova vita possibile, da esplorare un po’ tutti insieme».

