Ecco chi era Ebrahim Raisi, il presidente iraniano morto in un incidente d'elicottero

Dopo ore di incertezza, alla fine è arrivata la notizia ufficiale: Ebrahim Raisi è morto a seguito di un incidente dell'elicottero su cui viaggiava. Ma chi era il presidente iraniano? Raisi, classe 1960, nasce nella città nord-orientale di Mashhad da una famiglia di religiosi. Studia quindi nel prestigioso seminario di Qum e, a soli 18 anni, partecipa, nel 1979, alla Rivoluzione islamica che depose lo Scià dell'Iran. A 20 anni è nominato procuratore di Karaj e, in seguito, anche della provincia di Hamadan. Nel 1985 diviene vice-procuratore della capitale Teheran. Dal 2019 è poi presidente della Corte Suprema iraniana. Diventa infine presidente della Repubblica islamica nel giugno del 2021, prendendo il posto di Hassan Rouhani in quelle che vennero definite elezioni truccate.
Come spiega il New York Times, prima della sua morte, Raisi era considerato uno dei principali contendenti alla successione del leader supremo della nazione, l'ayatollah Ali Khamenei di cui era un protetto. A sostenere l'ormai ex presidente iraniano era soprattutto la fazione estremista del Paese.
A livello ideologico, Raisi era un musulmano sciita conservatore nonché un devoto sostenitore del Governo religioso del Paese. Indossava sempre un turbante nero che poteva essere portato solo da coloro che discendono direttamente dal profeta Maometto.
Durante il mandato di Raisi, contraddistinto da difficoltà economiche legate alle sanzioni USA contro i progetti sul nucleare, l’Iran ha assistito a un’ondata di proteste di massa innescate dalla morte di Mahsa Amini, la giovane donna presa in custodia dalla polizia morale nel settembre 2022. Da allora, il Regime reprime sistematicamente i manifestanti che chiedono la garanzia dei diritti, specialmente delle donne. Da quando è entrato in carica, Raisi ha inoltre ordinato un inasprimento delle leggi sulla moralità e ha supervisionato la sanguinosa repressione delle proteste antigovernative.
La guerra di Israele contro Hamas ha fatto esplodere nuove tensioni nella regione, con una serie di interventi iraniani: Teheran, nell'aprile del 2024, ha lanciato centinaia di missili e droni direttamente contro Israele, dopo che lo Stato ebraico aveva colpito l'ambasciata iraniana a Damasco.
In qualità di presidente, Raisi non ha stabilito la politica nucleare o regionale del Paese. Egli ha semplicemente ereditato un Governo che stava espandendo costantemente la sua influenza regionale attraverso una rete di gruppi di milizie per procura e un programma nucleare in rapida espansione.
Durante il proprio mandato, Raisi ha sempre sostenuto una politica anti-Occidentale e a favore del nucleare per poter esercitare pressione sia nella regione, sia in Occidente. Per questa ragione ha più volte strizzato l'occhio a Russia e Cina. Quella dell'ormai ex presidente iraniano è stata una diplomazia della resistenza, cioè di sfida all'Occidente pur mantenendo sempre la disponibilità a negoziare, soprattutto con gli Stati Uniti riguardo alla questione del nucleare.
Gli analisti politici, spiega il New York Times, descrivevano Raisi come un leale difensore delle politiche di Khamenei e un facilitatore del crescente potere del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica nella politica e nell'economia dell'Iran. «Non era qualcuno che emanava carisma. I suoi discorsi non motivavano la gente a scendere in piazza», afferma Sanam Vakil, direttore del programma Medio Oriente e Nord Africa al centro britannico di studi Chatham House. «Soprattutto, era un membro del regime. Era un ideologo che lavorava all’interno del sistema e attraverso il sistema».
A livello internazionale, il più grande successo di Raisi è sicuramente il ripristino, anche se in gran parte solo simbolico, delle relazioni con l'Arabia Saudita. I due Paesi sono infatti stati a lungo rivali.
Ma qual è l'eredità politica di Raisi? «Se si vuole pensare alla sua eredità, ha lasciato l'economia del Paese in rovina e le politiche sono diventate più repressive», spiega al New York Times Sina Azodi, docente di Iran alla George Washington University. «L’Iran non è mai stato democratico o libero, ma dal 2021 la repressione politica è aumentata. Non è tollerata alcuna voce di dissenso».
Le reazioni a livello internazionale
A livello internazionale, intanto, numerose sono le reazioni alla morte di Raisi. Il primo ministro indiano Narendra Modi ha dichiarato di essere «profondamente rattristato e scioccato dalla tragica scomparsa» del presidente iraniano. «Rivolgo le mie sincere condoglianze alla sua famiglia e al popolo iraniano», ha affermato Modi su X, aggiungendo che l'India è «con l'Iran in questo momento di tristezza».
«L'UE esprime le sue sincere condoglianze per la morte del presidente Raisi e del ministro degli Esteri Amir-Abdollahian, nonché di altri membri della loro delegazione e dell'equipaggio in un incidente in elicottero. Il nostro pensiero va alle famiglie», ha invece scritto su X il presidente del consiglio europeo Charles Michel.
Il presidente cinese Xi Jinping ha definito la morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi come «una grande perdita per la sua gente». Lo riferisce il ministero degli Esteri di Pechino. Xi ha inviato un messaggio di cordoglio al primo vicepresidente iraniano al fine di esprimere «profonde condoglianze a nome del governo e del popolo cinesi» per la morte di Raisi in un incidente in elicottero. La sua «tragica morte» è stata «una grande perdita per il popolo iraniano», ha sottolineato Xi, «e il popolo cinese ha perso un buon amico», ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, parlando nel briefing quotidiano. Nel messaggio, inoltre, il leader cinese ha sottolineato che Raisi «ha compiuto sforzi attivi per consolidare e sviluppare la partnership strategica globale» tra Pechino e Teheran.
«Un vero amico della Russia». Così il presidente russo Vladimir Putin ha definito Raisi in un messaggio di condoglianze alla leadership iraniana per la sua morte. Lo riferisce l'agenzia Tass. In un messaggio inviato alla Guida iraniana, Ali Khamenei, Putin afferma che «da vero amico della Russia, Raisi ha dato un contributo personale inestimabile allo sviluppo delle buone relazioni tra i nostri Paesi e ha fatto grandi sforzi per portarli al livello di partnership strategica». Parole simili sono state espresse dal ministro degli esteri russo Serghei Lavrov che, sempre citato dalla Tass, ha detto che il presidente iraniano Ebrahim Raisi e il suo ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian erano «veri amici» della Russia. Lavorov ha sottolineato il ruolo di entrambi «nel rafforzamento della cooperazione russo iraniana e la partnership di fiducia».
Parimenti il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha espresso la sua tristezza per la morte dell'omologo iraniano. «Esprimo le mie più profonde condoglianze all'amica e fraterna popolazione dell'Iran e al suo governo, soprattutto al leader della Repubblica islamica dell'Iran, Ali Khamenei, e alle famiglie del suo onorevole presidente e delle altre persone decedute», ha affermato Erdogan in un messaggio su X. «Come Turchia, saremo al fianco del nostro vicino Iran in questi tempi difficili e tristi, come abbiamo fatto molte volte».
Pure il presidente siriano Bashar al-Assad ha espresso «solidarietà» all'Iran. La presidenza siriana ha reso noto in un comunicato che Assad ha «affermato la solidarietà della Siria con la Repubblica islamica dell'Iran e con le famiglie del defunto e i suoi compagni. Abbiamo lavorato con il defunto presidente per garantire che le relazioni strategiche tra Siria e Iran fioriscano sempre».
Hamas ha espresso «sincere condoglianze, profonda simpatia e solidarietà» al leader supremo dell'Iran Sayyed Ali Khamenei per la morte del presidente Ebrahim Raisi, per quella del ministro degli esteri Hussein Amir Amirabdollahian e degli altri dirigenti periti. Tutti leader - ha sostenuto su Telegram il movimento - «che hanno avuto un lungo percorso per il rinascimento dell'Iran, e posizioni onorevoli a sostegno della nostra causa palestinese, e della legittima lotta del nostro popolo contro l'entità sionista». «Siamo fiduciosi - ha aggiunto - che la Repubblica Islamica dell'Iran sarà in grado, a Dio piacendo, di superare le ripercussioni di questa grande perdita. L'amico popolo iraniano dispone di antiche istituzioni capaci di affrontare questa dura prova».
Ricordiamo che, in una nota, il Governo di Teheran aveva scritto che «il presidente del popolo iraniano, laborioso e instancabile..., ha sacrificato la sua vita per la nazione». Da parte sua, la TV di Stato ha definito Raisi un «martire del servizio».