Il ritratto

Ecco chi era Saleh al-Arouri, il numero due di Hamas

Uomo chiave e anello di collegamento con Hezbollah, Iran e Turchia, al-Arouri è stato ucciso ieri in un raid israeliano sull'ufficio di Hamas alla periferia di Beirut, in Libano
Red. Online
03.01.2024 10:30

Mediante un raid condotto con l'utilizzo di droni sull'ufficio di Hamas alla periferia di Beirut, in Libano, ieri Israele ha ucciso Saleh al-Arouri, numero due del gruppo islamista. Ma chi era Saleh al-Arouri? Egli era innanzitutto un uomo chiave e l'anello di congiunzione con Hezbollah, Iran e Turchia. Era inoltre considerato un nemico da Israele, è lapalissiano visto l'attacco eseguito per ammazzarlo, e anche dagli Stati Uniti. Dopo la crisi di Gaza, addirittura, i due Paesi avevano alzato la taglia sulla sua testa da 5 a 10 milioni di dollari.

Dal canto suo, al-Arouri sapeva di essere stato inserito da Israele nella lista delle persone che andavano eliminate, ma non se ne curava più di tanto poiché pensava che l’aiuto degli Hezbollah filoiraniani e degli stessi pasdaran sarebbe stato sufficiente a garantire la sua incolumità spiega Guido Olimpio in un articolo per il Corriere della Sera in cui ne traccia il profilo.

Nato il 19 agosto 1966 a Ramallah, in Cisgiordania, era considerato tra le principali figure dell'ufficio politico di Hamas. Nel 1985 si iscrisse all'Università di Hebron per studiare la legge della Sharia e diventò capo della fazione islamica dell'ateneo. Grazie a ciò stabilì un legame con l'ala giovanile di Hamas nel campus ed entrò a far parte del gruppo islamista. Detenuto in prigione per diversi anni, nel 2016 si stabilì in Turchia poiché era stato espulso da Israele. La sua peregrinazione era però solo all'inizio, in seguito a una distensione tra Gerusalemme e Ankara, infatti, al-Arouri fu gentilmente invitato a trasferirsi in Qatar. Da lì andò poi in Libano, dove è morto ieri. Alcuni sostengono tuttavia che risiedesse ancora in Turchia e che andasse di sovente in Libano e Qatar.

All'interno di Hamas, spiega sempre Olimpio sul Corriere della Sera, al-Arouri assunse un doppio ruolo. Da una parte quello pubblico, che lo spinse a viaggiare in tutto il Medio Oriente per difendere, sempre in modo duro, le posizioni del gruppo islamista e dettare le condizioni sul rilascio degli ostaggi; dall'altra un ruolo dietro le quinte che gli ha fatto tessere importanti rapporti con l’Asse della resistenza. Alcune versioni sostengono poi che al-Arouri abbia preso parte all'organizzazione dell'attacco a Israele del 7 ottobre.

«L'assassinio di al-Arouri non resterà impunito»

A seguito del raid israeliano che ha ucciso Saleh al-Arouri, si sono levate anche le prime critiche e i primi moniti. In particolare, il movimento sciita libanese filoiraniano Hezbollah ha affermato, in una nota, che «l'assassinio non resterà impunito» e ha definito quanto accaduto «un'aggressione contro il Libano, il suo popolo, la sua sicurezza, sovranità e resistenza».

Anche il primo ministro libanese Najib Mikati ha condannato l'attacco israeliano che ha portato all'uccisione del numero due di Hamas in quanto «punta a trascinare il Libano in una nuova fase della guerra» con Israele, ha detto in una nota.

Parimenti il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, ha espresso cordoglio per l'uccisione di Saleh al-Arouri con un messaggio al capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh. «Un'operazione terroristica così codarda prova come il regime sionista non abbia raggiunto alcuno dei suoi obiettivi dopo settimane di guerra, crimini, genocidio e distruzione a Gaza e nella Cisgiordania, nonostante il diretto sostegno della Casa Bianca», ha scritto Amirabdollahian su X. «L'attività maligna della macchina terroristica di questo regime in altri Paesi e una vera minaccia alla pace e alla sicurezza, un serio allarme per la sicurezza di tutti i Paesi della regione», ha aggiunto il ministro della Repubblica islamica.

Ecco chi sono gli altri leader di Hamas uccisi da Israele

Saleh al-Arouri non è comunque il primo leader di Hamas ucciso da Israele; vediamo allora chi sono gli altri. Innanzitutto abbiamo Yahya Ayyash, a capo della cellula incaricata di fabbricare bombe e ordigni esplosivi per il gruppo, soprannominato «l'ingegnere», ucciso nel 1996, all'epoca in cui era primo ministro Shimon Peres, con un telefono cellulare esplosivo, a Beit Lahia, nella striscia di Gaza. Era inoltre comandante del battaglione Samaria delle Brigate Al Qassam.

Abbiamo poi Salah Shehadeh, tra i fondatori delle Brigate al Qassam, ucciso nel 2002 a Gaza quando aerei da guerra F-16 bombardarono la sua casa. Nel bombardamento morirono con lui almeno altri 11 palestinesi.

Nel 2004 venne ucciso da razzi sparati da un elicottero da combattimento israeliano contro l'auto sulla quale stava salendo dopo essere uscito da una moschea anche Sheikh Ahmad Yassin cofondatore di Hamas nonché il suo leader spirituale. Nello stesso anno fu parimenti ucciso un altro cofondatore di Hamas: Abd Al-Aziz al-Rantisi. Egli morì in un attacco alla sua auto.

Alla lista dei leader di Hamas uccisi da Israele si aggiunge infine Nabil Abu Selmeya, leader dell'ala militare, morto insieme alla moglie e a sette figli e figlie in un attacco a un edificio residenziale vicino a Gaza City.

Fallì invece il tentativo di uccidere in Giordania Khaled Meshal, nel settembre 1997, quando agenti del Mossad gli iniettarono del veleno in un orecchio ma vennero scoperti e arrestati dalle autorità giordane, che poi li rilasciarono in uno scambio con lo sceicco Yassin, successivamente ucciso, come si diceva, nel 2004.

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