L'esperimento

Ecco i «maschi sterili» contro la zanzara tigre

Un esercito di 75.000 insetti è stato rilasciato a Morcote, comune scelto per verificare se–con una tecnica innovativa nella Svizzera italiana–sia possibile ridurre la popolazione dei fastidiosi vettori di malattie pericolose: «Così facendo, le femmine deporranno soltanto uova che non si schiuderanno»
Diego Parrondo e Eleonora Flacio aprono un barattolo con mille esemplari sterilizzati. ©CdT/Chiara Zocchetti
Jona Mantovan
18.07.2023 19:30

Il merito è anche della Città di Locarno, che ha avuto l'iniziativa della raccolta fondi da parte dei cittadini per aiutare il progetto, e martedì è stato un gran giorno. Un esercito di 75.000 cosiddetti «maschi sterili» è stato rilasciato a Morcote, comune scelto per verificare la validità di una tecnica–innovativa per la Svizzera italiana–nella speranza di riuscire a spegnere, o perlomeno soffocare, il ruggito della temibile zanzara tigre. Un fastidioso insetto, più aggressivo delle zanzare normali e in grado di trasmettere, a suon di punture, una serie di malattie pericolose per le persone. Come per esempio la dengue, anche chiamata ‘febbre spaccaossa’ a causa dei dolori che provoca. Oppure anche la chikungunya, dai sintomi simili alla dengue. «Le femmine, così facendo, deporranno soltanto uova che non si schiuderanno e dalle quali non uscirà nulla», spiega Eleonora Flacio, «mente» del progetto e responsabile del settore Ecologia e vettori dell’Istituto di microbiologia della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana.

Insieme a lei c’è anche il suo collaboratore, Diego Parrondo, che sta armeggiando un grande scatolone di polistirolo, partito e consegnato da poco direttamente da Bologna.

Preziosi alleati

Al suo interno, i preziosi esemplari di zanzara tigre sterilizzati dal laboratorio, raccolti in decine di secchielli di plastica, ognuno contenente un ‘plotone’ da mille. L’aria condizionata all’interno del piccolo furgone è al massimo. «Sono raffreddati a dieci gradi, altrimenti morirebbero durante il trasporto», indica il 38.enne.

«La speranza è di ridurre la popolazione di zanzare tigre rilasciando questi esemplari nell’ambiente ogni settimana, da maggio fino a settembre», spiega ancora Flacio. Che, nel frattempo, ha già individuato un luogo ideale dove aprire il barattolo: all’ombra «altrimenti i nostri alleati si seccano al sole». E, se possibile, vicino alle piante: «fonte di nutrienti, che permetteranno loro di acquisire energie e volare più lontano».

La vita media di questi minuscoli ‘soldatini’ è di qualche giorno appena, mentre l’area che coprono non supera i 150-200 metri a dir tanto. Ecco perché i «rilasci» (così gli esperti chiamano questo genere di operazione) avvengono in più punti dell’area comunale, in tutto 75, e su un arco temporale così esteso.

La speranza è ridurre il numero di questi temibili ematofagi in circolazione, grazie a un metodo privo di trattamenti chimici
Eleonora Flacio, 52 anni, responsabile del settore Ecologia e vettori dell’Istituto di microbiologia della SUPSI

Certezze scientifiche

L’esperta leva l’elastico che affranca la retina lungo la circonferenza del barattolo, aprendo così il contenitore nero. La calca di insetti al suo interno piano piano si sta svegliando. I primi esemplari iniziano a zampettare verso l’uscita prendendo il volo.

«Niente paura, non pungono», sottolinea Flacio. È forse una di quelle rare occasioni nelle quali si deve evitare di scacciare con le mani i fastidiosi ronzii: ogni morte rappresenta un passo indietro verso la potenziale diminuzione della popolazione del pericoloso vettore di malattie.

Diffusione della zanzara tigre in Svizzera (Aedes albopictus)
Diffusione della zanzara tigre in Svizzera (Aedes albopictus)

Ma quale sarà l’impatto di questo faticoso esperimento? Come sarà mai misurato? Risponde ancora Eleonora Flacio: «Abbiamo numerose trappole sia per esemplari adulti, sia per uova di zanzare sparpagliate in tutto Morcote. In parallelo, raccogliamo gli stessi dati anche nel comune di Caslano, che abbiamo scelto come comune ‘di controllo’, privo cioè di questo trattamento che stiamo riservando solo qui a Morcote. Paragonando i dati, siamo in grado di capire se la popolazione è in diminuzione».

È così che contiamo il numero di zanzare tigre e le confrontiamo con il nostro comune di controllo
Diego Parrondo, 38 anni, dell'Istituto di microbiologia della SUPSI

Una di queste trappole è proprio lì nelle vicinanze. Un contenitore azzurro emette anidride carbonica attirando gli insetti, i quali cadono in una sorta di calza che li trattiene. «È così che contiamo il numero di zanzare tigre e le confrontiamo con il nostro comune di controllo», illustra Parrondo.

Progetto costoso

«L’insieme di esemplari che rilasciamo in tutta la stagione ci è costato circa 75.000 franchi», chiarisce la scienziata. «Se aggiungiamo la manodopera arriviamo a un totale di circa 200.000. In precedenza c’era stata la copertura tramite un progetto dell’Organizzazione mondiale della sanità, ma ora questi fondi sono caduti e stiamo cercando di autofinanziarci», conclude la 52.enne. Un gruppo di cittadini sta già dando una mano, ma qualsiasi contributo è benvenuto. Per chi volesse, tutte le informazioni sono disponibili alla pagina supsi.ch/go/zanzare

Nota di redazione: in una prima versione di quest'articolo era citata anche la malaria, che non è una malattia trasmessa dalla zanzara tigre. Le malattie che l'OMS vuole contenere con questa tecnica su zanzara tigre e un'altra specie, l'Aedes aegypti, sono la dengue e la chikungunya. Anche il ruolo della Città di Locarno è stato meglio precisato in questa revisione.

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