Credit Suisse

Bond azzerati, anche dal Ticino contro la Finma

La lista di ricorrenti si allunga: un centinaio quelli partiti dalla Svizzera italiana - La BNS si concentra sulla regolamentazione
© Keystone/Thomas Hodel
Red. Economia
29.04.2023 06:00

Si allunga la lista di studi legali intenzionati a fare causa all’Autorità di vigilanza dei mercati finanziari (Finma) riguardo la sua decisione dello scorso 19 marzo di azzerare il valore dele obbligazioni AT1 di Credit Suisse (CS). Lo studio legale californiano Quinn Emanuel Urquhart & Sullivan, che da solo tutela gli interessi di detentori di queste obbligazioni per 4,5 miliardi di franchi (nel gruppo di creditori figura anche la cassa pensioni della Migros che ha perso 100 milioni di franchi), ha indicato di aver concluso accordi di collaborazione con varie controparti. Si tratta di Wollmuth Maher & Deutsch negli USA, Keidan Harrison nel Regno Unito, Engelin Tech a Singapore, Global Advocacy and Legal Counsel nel Medio Oriente e Geissbühler Weber & Partners in Svizzera. Anche dal Ticino, stando a informazioni ottenute dal CdT, dovrebbero partire «almeno un centinaio di ricorsi» nel contesto di una «piattaforma» a cui partecipano importanti studi legali di Zurigo e Ginevra.

La società americana sostiene che la decisione della Finma - impugnata presso il Tribunale amministrativo federale - non sia stata legittima. Questo perché viola i principi costituzionali di parità di trattamento, buona fede e proporzionalità. I ricorrenti chiedono che la decisione di cancellare le loro obbligazioni sia annullata e viene preteso un risarcimento per esproprio: questo perché a loro avviso l’ordine della Finma è contrario anche al diritto di proprietà.

Rivedere la regolamentazione

Il dissesto di CS e la sua acquisizione da parte di UBS non devono portare a «conclusioni affrettate» sulla regolamentazione bancaria. Lo ha affermato ieri mattina all’assemblea generale della Banca nazionale svizzera (BNS) il suo presidente Thomas Jordan, precisando tuttavia che «i recenti eventi giustificano la necessità di rivedere la regolamentazione e la supervisione delle banche». Alla luce delle «drammatiche giornate di metà marzo», ha proseguito, il rafforzamento della supervisione bancaria appare ora ovvio.

L’inasprimento riguarderebbe soprattutto la costituzione di garanzie aggiuntive per evitare il ricorso al diritto di necessità, come avvenuto per il salvataggio di CS. Per il presidente della BNS, la normativa dovrebbe obbligare le banche a detenere fondi propri sufficienti «che possono essere dati in pegno o trasferiti in qualsiasi momento e senza restrizioni».

Il 19 marzo la BNS ha liberato al favore di CS un sostegno aggiuntivo di liquidità (denominato ELA+) di 100 miliardi di franchi. Con questo prestito, che è accompagnato da un privilegio in caso di fallimento di CS, si è però giunti «al limite di quanto sia ammissibile», sostiene Jordan.

Quanto alla possibile distorsione della concorrenza legata all’emergere di un nuovo colosso bancario nato dall’integrazione di CS in UBS, Jordan ha affermato di voler lasciare che il mercato si regoli da solo, ritenendo inoltre che la nuova UBS svolgerà le sue attività in modo «responsabile». 

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