«E se Trump avesse ragione?»

«I problemi che Donald Trump vuole affrontare sono veri ed è possibile che alla fine possa anche ottenere dei risultati positivi, magari inaspettati, ma utili al riequilibrio commerciale con il resto del mondo». Ne è convinto Antonio Foglia, vicepresidente del Cda della Banca del Ceresio ed economista attento alle vicende statunitensi. «Siamo tutti d’accordo che i modi non ortodossi e da villano di Donald Trump non aiutano il dialogo con i governi dei Paesi toccati dalle misure doganali. Meglio sarebbe stato usare le istituzioni che hanno retto il commercio internazionale negli ultimi 80 anni. Ma l’uomo è così: impulsivo e che parla ai suoi elettori vendendo la narrazione, falsa, che gli Stati Uniti sono stati sfruttati come una colonia dal resto del mondo», aggiunge Antonio Foglia.
E qual è la verità che avrebbe dovuto raccontare ai suoi cittadini? «Che gli Stati Uniti sono più di 40 anni che vivono al di sopra dei propri mezzi e che la differenza è stata finanziata da stranieri che, invece, hanno risparmiato di più di quanto potessero investire nelle loro economie. Così facendo gli Stati Uniti si sono indebitati sempre più verso il resto del mondo. Questo avrebbe dovuto indebolire il dollaro e riassorbire il deficit commerciale, cosa che non è successa per due motivi principali: i risparmi esteri non erano del tutto volontari (per esempio le riserve valutarie eccessive e i fondi sovrani di Paesi estrattori di materie prime, ndr) e quando lo erano, i risparmiatori stranieri non hanno mai prezzato veramente il rischio delle attività in dollari. Da qui la proposta di tassare i consumatori, perché di questo parliamo quando si introducono dazi sui prodotti esteri, per riequilibrare il commercio e chiamarli a contribuire a ridurre il deficit del governo. Anche costringere i Paesi europei con un forte avanzo commerciale ad acquistare più beni per la difesa e reintrodurre il rischio nel possesso di attività in dollari o una tassazione degli investimenti stranieri in entrata».
Il vero obiettivo è la Cina
Alla fine, però Trump, ha ammesso che il vero avversario sia nel campo geopolitico, sia in quello economico è la Cina. «È il terzo partner commerciale degli USA e non è né una democrazia, né un’economia di mercato aperta. Il controllo sui movimenti di capitali da parte di Pechino ha permesso al regime comunista di manipolare il renmimbi al ribasso e accumulare riserve valutarie investite in titoli del Tesoro USA. Riserve che equivalgono a risparmio forzoso ai danni dei consumatori cinesi che avrebbero potuto comprare più beni, compresi quelli americani. Per questo mi chiedo: e se Trump avesse ragione?».