Francia, e adesso? Uno shutdown all'americana è quasi impossibile
L’instabilità politica della Francia causata dalla caduta del governo Barnier rischia di avere pesanti ripercussioni sull’economia del Paese. I primi segnali di allarme sono arrivati la scorsa settimana, quando lo spread tra i titoli decennali francesi (Oat) e i Bund tedeschi è cominciato ad aumentare, raggiungendo i livelli della Grecia. La risposta dei mercati a un contesto di tensione politica, che arriva in un momento particolarmente delicato per i conti pubblici francesi. Nel 2024 il deficit dovrebbe superare il 6% del PIL, mentre il debito pubblico è ormai arrivato a 3.228 miliardi di euro.
La sfiducia a Barnier ha privato la Francia della tanto contestata manovra finanziaria del prossimo anno, che puntava a riportare il deficit al 5% del PIL per la fine del 2025 con l’obiettivo di scendere sotto il 3% nel 2029. Un’operazione da 60 miliardi di euro, utili a rimettere l’economia nazionale sulla buona strada. Il premier martedì sera aveva avvertito i suoi concittadini delle «gravi» conseguenze derivate dalla mancata legge di bilancio: «Circa 18 milioni di francesi vedranno la loro imposta sul reddito aumentare perché non avremo potuto far passare, con la manovra finanziaria, l'indicizzazione all'inflazione delle fasce di imposta sul reddito». Una preoccupazione ribadita anche dal ministro dell’economia Antoine Armand: «È tutto il Paese che si mette in pericolo».
Lo scenario di uno shutdown all’americana è quasi impossibile. Il Parlamento dovrebbe votare una legge speciale, che consentirà l’applicazione della manovra del 2024 da parte del governo uscente, in carica solo per la gestione degli affari correnti. Dal canto loro, le opposizioni che hanno votato la sfiducia cercano di minimizzare, sostenendo che l’impatto economico non sarà così catastrofico.