I tagli di Manor? «Il commercio fisico soffre il franco forte e l'offerta online»

Per più di 40 anni è stato direttore generale per il Ticino dell’allora Innovazione, ora Manor. È un profondo conoscitore del settore del commercio al dettaglio e delle dinamiche che mette in moto a livello sia nazionale, sia locale essendo stato, tra le altre cose, presidente della Federcommercio ticinese. Per Alberto Ménasche l’annuncio di Manor di chiudere due importanti punti vendita in Ticino non sorprende, soprattutto nella fase attuale. «È una brutta notizia perché comunque sono a rischio più di cento posti di lavoro», esordisce Ménasche. «In Svizzera, come nel resto del mondo, la pressione dell’e-commerce si sta facendo sentire sia in termini di prezzi, sia in termini di grande disponibilità di prodotti», spiega Ménasche che sottolinea – per quanto riguarda il Ticino – come «il tasso di cambio dell’euro con il franco, ormai stabilmente e ampiamente sotto la parità (0,95 franchi per un euro, ndr) stia mettendo in difficoltà l’intero comparto del commercio ticinese».
«A questo si deve aggiungere e riconoscere il successo commerciale degli ultimi due arrivati sul mercato svizzero – Lidl e Aldi – che hanno aumentato regolarmente quote di mercato», continua l’ex presidente della Federcommercio. E in un mercato piccolo che ha integrato le novità «quando i due principali attori della grande distribuzione comunque riescono a mantenere le loro posizioni, qualcuno arretra. E questo potrebbe essere il caso di Manor a meno che non metta in atto una profonda strategia di rilancio».
E questo rilancio potrebbe essere quello di sviluppare il canale distributivo online? «Le nuove generazioni sono attirate da offerte commerciali che arrivano da tutto il mondo e a prezzi veramente bassissimi. È il caso di Alibaba, Shein, Wish e altri marchi che spopolano tra i giovanissimi ma non solo. C’è un flusso enorme di prodotti di consumo che ogni giorno partono da Est a Ovest e quindi di denaro che fa il percorso inverso. Il canale online è attualmente molto affollato», aggiunge Ménasche. «Inoltre, lo sviluppo dell’e-commerce era intuibile già all’inizio del 2000. In quella fase suggerivo di incominciare a ridurre gli spazi di vendita fisica a favore dell’online, senza ridurre i servizi alla clientela. Si sono eliminati proprio i servizi che invece fidelizzavano la clientela». Questo vuol dire che è troppo tardi per invertire la rotta? «Il commercio esisterà sempre perché l’essere umano anche in futuro avrà bisogno di mangiare, vestirsi e informarsi. È la modalità con cui verranno soddisfatti questi bisogni che cambierà. Per questo serve una strategia, non solo al commercio, per guardare alle opportunità del futuro».