Finanza digitale

Il Bitcoin «vede» quota 100 mila dollari, spinto anche dal mercato dei derivati

La spettacolare corsa al rialzo della prima criptovaluta al mondo è dovuta anche al crescente interesse per i prodotti derivati
© loveyousomuch
Dimitri Loringett
22.11.2024 11:15

Il «Trump bump» prosegue e il Bitcoin è ormai a un passo dalla soglia dei 100 mila dollari. Dopo l’elezione di Donald Trump alla presidenza USA e il conseguente rafforzamento delle attese per una regolamentazione più favorevole, la corsa al rialzo della criptovaluta è stata praticamente inarrestabile. Dai minimi di inizio gennaio intorno ai 38.500 dollari ai picchi di oggi poco sopra quota 99.000, quest’anno il valore del Bitcoin si è infatti apprezzato di oltre il 150%.

A dare un ulteriore supporto a questo asset digitale ha contribuito ieri l’annuncio delle dimissioni del presidente della Securities and Exchange Commission (SEC, l’autorità statunitense di vigilanza e regolamentazione delle Borse valori) Gary Gensler, inviso a Trump e considerato non certo un sostenitore delle critpovalute - pur avendo approvato, lo scorso 10 gennaio, la quotazione in Borsa di una decina di «US bitcoin ETF», decisione che ha rappresentato un importante catalizzatore per i volumi degli scambi.

La «luce verde normativa» ha conferito, infatti, legittimità e sicurezza a questi fondi di investimento, attirando l’interesse di investitori istituzionali e retail. Tuttavia, i volumi mensili di questi fondi sono mediamente di «appena» 50 miliardi di dollari e rappresentano meno del 3% del volume totale degli ETF quotati sui listini nordamericani. La parte del leone sui mercati delle cripto - e non solo Bitcoin, quindi - la fa ancora lo «spot»: stando a CCData (società britannica specializzata nella raccolta e analisi di dati sugli asset digitali), il volume mensile medio degli scambi di tutti i criptoasset effettuati fuori Borsa sulle varie piattaforme, come ad esempio Binance, è attorno ai 1.300 miliardi di dollari di controvalore.

Ma dietro il rialzo spettacolare della principale criptovaluta e dei criptoasset in generale c’è dell’altro, forse ancora più significativo: i derivati. Sempre secondo CCData, gli scambi di contratti future e opzioni (operazioni «a termine», quindi) rappresentano infatti quasi tre quarti di tutti i volumi di scambio di asset digitali, con un volume mensile medio attorno a 3 mila miliardi di dollari, mentre l’open interest, un indicatore della profondità del mercato, per i derivati sulle criptovalute ha superato i 40 miliardi di dollari per la prima volta quest’anno.

I derivati stanno diventando sempre più popolari anche perché nel mercato a pronti (o spot), gli scambi di criptovalute vengono pagati in anticipo, il che lascia gli operatori (e investitori) esposti se le operazioni vanno male. Coi derivati invece si possono costruire posizioni in cripto come, ad esempio, Bitcoin ed Ether, investendo solo una frazione del costo di acquisto di questi token, secondo il principio dell’investimento «in leva». Per esempio, la piattaforma di scambio Bybit consente agli investitori di indebitarsi fino a 125 volte il valore della loro «scommessa» iniziale, mentre il concorrente Kraken fino a 50 volte.

Come scrive il «Financial Times» (FT), le piattaforme di trading di criptovalute si stanno espandendo rapidamente nel settore dei derivati, forte delle regolamentazioni più severe e la promessa di rendimenti alti che possano attirare nel mercato gli investitori, anche quelli più prudenti, come gli istituzionali. Questo mese, riferisce il FT, la società olandese D2X inizierà a negoziare future e opzioni su Bitcoin ed Ether (contro euro), mentre le società londinesi One Trading e GFO-X (Global Futures and Options Ltd) hanno entrambe in programma il lancio di simili programmi di trading sui criptoderivati all’inizio del prossimo anno. A questi, aggiunge il FT, si uniranno altri nuovi operatori come la statunitense Kraken, che questo mese ha lanciato una piattaforma con sede alle Bermuda, per contendere ai leader CME Group, Binance e Bybit una fetta di un mercato in piena espansione.

Gli operatori interpellati dal FT affermano che le Borse stanno rivolgendo la loro attenzione ai derivati, mentre il prezzo del Bitcoin sale vertiginosamente e l’arrivo dei citati ETF attira nuovi investitori. Il leader del mercato, il CME Group (Chicago Mercantile Exchange, la storica Borsa dei derivati di Chicago), ha raggiunto ripetutamente volumi di scambio e open interest record quest’anno, grazie all’afflusso di investitori alla Borsa regolamentata che ha lanciato nuovi contratti derivati sulla scia della sua popolarità. Tra questi, i Bitcoin Friday futures, contratti settimanali che corrispondono alla settimana di negoziazione di New York. Nel frattempo, Coinbase, la piattaforma per lo scambio di cripti quotata al Nasdaq, sta finalizzando l’acquisto di un’entità con sede a Cipro dotata di una licenza regolamentare dell’UE che le consentirebbe di quotare e scambiare criptoderivati regolamentati in Europa.

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