«Il pensiero laterale l’intelligenza artificiale non ce l’ha proprio»

La digitalizzazione avanza rapidamente, i sistemi informatici sono diventati «intelligenti» e, almeno apparentemente, sempre più «genuini» nella loro capacità di formulare testi, analizzare dati e svolgere attività «concettuali», o cognitivi. «Ma il pensiero laterale è qualcosa che l’IA non ha proprio», afferma Morena Ferrari Gamba, presidente di LWP Ledermann Wieting & Partners, storica società luganese di consulenza aziendale nel settore delle risorse umane che quest’anno celebra il suo 30. anniversario. Nel mondo della selezione del personale, che nel caso di LWP riguarda in particolare quello manageriale, il pensiero laterale, ovvero la capacità di guardare oltre un curriculum vitae, è fondamentale: «Nel nostro ramo - spiega - conta di più la “chimica”, la capacità di “sentire” se una candidata o candidato possa essere quella o quello giusto per una determinata posizione. La persona può essere la più brava del mondo, avere tutte le competenze che le vengono richieste, ma se poi manca il “feeling” con il datore di lavoro allora il “match” non funziona. Il nostro mestiere è proprio quello e significa avere la capacità di valutare le competenze e attitudini trasversali di entrambi i “clienti”, ovvero sia della persona candidata, sia del datore di lavoro. Certo, il matching perfetto non esiste, perché l’animo umano è comunque imponderabile, ma un programma informatico non può certo fare meglio, gli manca completamente l’intelligenza emotiva. Per noi, infatti, l’aspetto umano conta moltissimo e lo ribadiamo nel nostro claim “Human Intelligence Only”. Questo in sostanza è ciò di cui ci occupiamo, persone e non solo algoritmi».

Cercare un impiego al giorno d’oggi è a portata di click: c’è solo l’imbarazzo della scelta, tra offerta di portali online, di sistemi di autovalutazione (con o senza l’ausilio dell’IA) e di agenzie o società di consulenza specializzati in tutti i rami d’attività e per tutti i livelli d’impiego. Ma, nonostante i pregi dell’era digitale, candidarsi per una posizione di lavoro è tutt’altro che semplice. «Riceviamo sempre più richieste per consulenze sul “come” candidarsi, molte persone non sanno ancora bene come sfruttare i portali online, banalmente non sanno come caricare i propri dati e “taggarli” in modo che possano fare breccia tra gli algoritmi», spiega Morena Ferrari Gamba. Questo è un esempio, fra altri, di come il mestiere del recruiter sia cambiato negli anni. «Ma è cambiato anche il mercato, in particolare in Ticino dove anche le persone qualificate e “digitalizzate” fanno fatica a trovare impiego, specie quelle in fase di ricollocamento a seguito di esuberi», precisa la dirigente luganese, riferendosi in particolare alla fascia over 50. «Anni fa, il “profili alti”, come ad esempio i dirigenti o quadri bancari, faticavano a ricollocarsi perché spesso non avevano determinate competenze richieste dal mercato, ma il mercato era ancora vivace. Oggi, invece, questi profili sono preparati tanto quanto i giovani, con i quali competono in un mercato che fa però fatica ad assorbirli e questo è triste perché si perdono competenze molto importanti, incominciando dall’esperienza», conclude.