La Germania inverte la rotta rompendo il tabù del debito

L’eccesso di debito non è più un tabù. Il Bundesrat, il Senato federale, della Germania ha approvato le modifiche costituzionali necessarie per sbloccare gli investimenti nella difesa, nelle infrastrutture e nei Laender. Sono stati 53 i voti a favore, quattro Laender si sono astenuti ed è stata raggiunta così la necessaria maggioranza dei due terzi. Ora il Presidente federale Frank-Walter Steinmeier può promulgare la legge. Prima del Bundesrat, era stato il Bundestag, il parlamento tedesco, martedì di questa settimana ad approvare con i voti di SPD, CDU-CSU e Verdi le modifiche costituzionali per superare il freno al debito e investire nella difesa, nelle infrastrutture e nei Länder. Stando alla presidenza del Bundestag hanno votato a favore 513 deputati; 207 i contrari. È stata così raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi necessaria per le modifiche costituzionali. Il freno al debito che ha contraddistinto la politica di bilancio tedesco in senso restrittivo, è quindi stato, almeno temporaneamente, superato.
Si tratta di una delle molte conseguenze dell’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump che, tra le altre cose, ha minacciato di non proteggere più militarmente i Paesi europei che spendono per la difesa meno del 2% del PIL. Il tema della rottura del tabù del deficit tedesco è oggetto del numero di marzo dell’Osservatorio di Ceresio Investors curato dall’economista Luca Paolazzi. La motivazione inoppugnabile per abbandonare la ferrea politica del pareggio di bilancio è la necessità di riarmarsi; ma visto che c’era il governo tedesco che sarà guidato da Friedrich Merz (CDU) ha deciso di creare un consistente fondo di quasi il 12% del PIL (500 miliardi di euro) da impiegare in un decennio per infrastrutture, scuole, transizione verde e digitale, ospedali, ricerca e sviluppo. Insomma, fa notare Paolazzi, cannoni e ferrovia.
«La lista lunga e varia di spese fa capire che la svolta tedesca non è una tantum e mirata: per un decennio le uscite pubbliche sproneranno la domanda interna. Così, finalmente, dopo due anni di zavorramento del resto dell’eurozona, ora si metterà alla testa del plotone ciclistico, non militare», scrive Paolazzi.
Le armi sono beni industriali
L’aumento della spesa in armamenti ha una ricaduta produttiva, mentre il maggior indebitamento tedesco ne ha una di politica monetaria. «Sul fronte della produzione, le armi sono beni industriali», spiega l’economista e advisor di Ceresio Investors. «È vero che oggi le guerre si combattono soprattutto con mezzi leggeri e digitali (droni e simili, ndr), ma il territorio poi va occupato e presidiato con mezzi più tradizionali, benché attrezzati con elementi di intelligenza artificiale. E sono manufatti metalmeccanici, ossia lo stesso comparto che soffre di più per la crisi strutturale dell’automotive». «Per quanto moralmente biasimevole - commenta Paolazzi - la riconversione industriale dalle autovetture ai carri armati e altri mezzi per l’esercito aiuta a conservare posti di lavoro e competenze e a risollevare la crescita. Inoltre, la riconversione richiede di ripensare processi e non solo prodotti, portando a guadagni di produttività, dato che - riconversioni nel corso della Seconda Guerra Mondiale lo confermano - i nuovi processi hanno un “dual use” per le produzioni civili».
La BCE taglierà ancora i tassi
L’Osservatorio di Ceresio Investors va oltre e analizza anche la politica monetaria europea che ora non è più ritenuta restrittiva. Ancora Luca Paolazzi: «Tra riduzione della parte breve controllata dalla BCE e salita di quella lunga, ora la curva dei tassi nell’Eurozona è diventata inclinata positivamente per la prima volta da febbraio 2023. Secondo una certa metrica, ciò indicherebbe che la politica monetaria non è più restrittiva. Anche un altro parametro fornisce la medesima valutazione: i tasso reale a breve termine è nullo o leggermente negativo, usando l’inflazione core di febbraio». Questo non vuol dire che il lavoro di riduzione dei tassi sia finito. «L’ulteriore discesa dell’inflazione verso l’obiettivo della BCE e il persistere nei prossimi mesi di condizioni di debolezza dell’economia spingeranno il consiglio BCE a tagliare ancora, fino a tre quarti di punto. Ma tutto dipenderà una volta di più dai dati e dalla loro valutazione», scrive ancora Paolazzi. Del resto nei frangenti degli ultimi cinque anni (Covid, inflazione e guerra) i modelli di previsione aiutano poco.
Per gli elettori si tratta di un inganno
Il 73% degli elettori tedeschi ritiene di essere stato ingannato da Friedrich Merz e dalla CDU-CSU, questo uno dei risultati del sondaggio Politbarometer, condotto dal Forschungsgruppe Wahlen per il secondo canale tedesco (ZDF). L’inganno è quello di aver condotto una campagna elettorale all’insegna del risparmio e dell’attenzione al bilancio, per poi approvare un grande piano di investimenti e di debiti. Persino tra gli elettori dell’Unione di CDU-CSU il 44% ritiene giustificata l’accusa di aver tradito le promesse elettorali, il livello più elevato lo si raggiunge tra gli elettori di AfD (96%) e del gruppo di Sahra Wagenknecht (97%).