L'intervista

«L’informatica di Credit Suisse verrà centralizzata a Manno»

Approfondiamo il tema del progetto di accorpamento delle filiali di UBS e CS in Ticino con il direttore regionale della banca Luca Pedrotti
La stabile di Credit Suisse in via Vegezzi a Lugano verrà chiusa entro al fine del 2025. Rimarrà invece quello storico di piazza della Riforma. © CdT/Gabriele Putzu
Dimitri Loringett
07.03.2024 06:00

L’integrazione di Credit Suisse (CS) in UBS entra nel vivo e, come annunciato a inizio febbraio, verranno chiuse molte filiali in Svizzera, che conta circa 190 sedi di UBS e 95 di CS. Il CEO di UBS Sergio Ermotti ha prospettato che il numero finale delle succursali si avvicinerà probabilmente a quello delle sedi UBS prima dell’acquisizione di CS. Il processo è però graduale e si concluderà a fine 2025. L’approccio è quello di un progetto pilota che vede coinvolte quattro località svizzere, tra cui Mendrisio per il Ticino, dove l’8 aprile prossimo verrà chiusa la sede di CS e accorpata in quella di UBS. Ne parliamo con il direttore regionale di UBS Ticino Luca Pedrotti.

UBS conferma di mantenere una presenza in Ticino con filiali in 13 località, per un totale di 16 stabili. Si tratta di sedi fisiche di UBS oppure alcune sono ex Credit Suisse (CS)? In altre parole, delle attuali 7 filiali CS, quante resteranno aperte (se ne resteranno, ci riferiamo in particolare alla piazza luganese)?
«Abbiamo analizzato nel dettaglio ogni situazione in caso di compresenza di due filiali nella stessa località, tenendo conto delle esigenze della nostra clientela e delle nostre attività. L’analisi ha considerato fattori come la capienza, la posizione, lo stato dell’immobile anche in funzione della propria sostenibilità, i servizi e i costi di mantenimento, così come la struttura proprietaria dell’immobile. Ad eccezione della sede in piazza della Riforma e dello stabile a Lamone (dove stiamo ancora valutando la presenza di attività legate all’IT), tutte le altre filiali CS verranno integrate nella rete esistente di filiali UBS. Per la clientela CS ciò significa il raddoppio della rete di filiali a cui poter avere accesso in futuro e una presenza capillare sul territorio. Nei prossimi mesi effettueremo investimenti importanti soprattutto nelle filiali esistenti UBS di Bellinzona, Chiasso e Locarno, al fine di apportare le modifiche necessarie per integrare tutte le persone e ottimizzare il servizio alla nostra clientela. A Lugano abbandoneremo lo stabile in via Vegezzi e, oltre al mantenimento di entrambi gli edifici in piazza della Riforma, concentreremo le nostre attività nel palazzo storico di piazzetta della Posta e in via Pretorio».

In Ticino il progetto pilota a livello svizzero tocca la località di Mendrisio. Ci può dire di più come funziona, di come Mendrisio rientra nel discorso di un simile progetto a livello nazionale? Finora si era pensato che il progetto di fusione sarebbe stato molto spedito, mentre ora si ha l’impressione che si stia procedendo in modo più strutturato e prudenziale.
«Il consolidamento delle filiali rappresenta una delle tappe fondamentali del processo di integrazione di CS ed è anche una sfida per le potenziali criticità che esso rappresenta. Grazie ai progetti pilota in Svizzera potremo apprendere velocemente dalle esperienze fatte e procedere più spediti dopo che avremo ricevuto dalle autorità competenti l’approvazione legale per l’integrazione, prevista durante l’estate. In questo senso la filiale di UBS a Mendrisio verrà convertita nelle prossime settimane da un punto di vista tecnico e logistico in una nuova filiale, che permetterà ai colleghi di CS di essere operativi come in precedenza e di dare continuità al servizio per la propria clientela».

Il direttore regionale di UBS Ticino, Luca Pedrotti.
Il direttore regionale di UBS Ticino, Luca Pedrotti.

Che cosa succederà alle sedi che verranno chiuse? Innanzitutto, si tratta perlopiù di stabili o spazi di proprietà o in affitto? A quali destinazioni si sta pensando (commerciale, privato, pubblico ecc.)?
«Il processo non potrà essere terminato prima della fine del 2025, pertanto abbiamo tutto il tempo necessario per decidere la futura destinazione delle filiali e degli stabili di nostra proprietà. Per gli edifici, dove siamo in affitto, stiamo già cercando delle soluzioni. Al momento la priorità è certamente quella di garantire al meglio tutte le risorse e le nostre funzioni di servizio alla nostra clientela. Un aspetto rilevante è che questo esercizio di consolidamento ci permetterà di essere più efficienti in futuro, con un risparmio di costi considerevole, utile a salvaguardare futuri posti di lavoro».

Sul piano dei servizi, che cosa cambia da subito – oppure no – per i clienti, anche sul piano pratico? Nel senso, il cliente ex CS come si rapporta con UBS? Può già recarsi in una filiale di UBS per svolgere le operazioni?
«Nella prima fase questo sarà possibile unicamente nella filiale pilota di Mendrisio, mentre le altre filiali continueranno a essere soggette a due entità giuridiche separate e dovranno operare di conseguenza. I clienti CS dovranno pazientare ancora un po’ prima di avere accesso indistintamente a tutta la rete di filiali della futura UBS».

Riguardo i collaboratori, al netto delle partenze naturali che già ci sono state, come è stata recepita la comunicazione interna sulla chiusura delle filiali? E come intendete muovervi con il personale che sicuramente vi sarà in esubero?
«La comunicazione interna è stata trasparente e ben recepita, anche perché siamo tutti ben consapevoli che è un passo necessario e indispensabile per procedere con questa integrazione. C’è una gran voglia di lavorare insieme e offrire il meglio delle due banche a favore della nostra clientela. Ogni settimana scopriamo quante opportunità si presentano e quante sinergie si possono sviluppare. C’è ancora molto da fare e i primi spostamenti di rilievo del personale nelle diverse filiali, che comprenderanno circa 600 collaboratori, non potranno avvenire prima della fine del 2024. Solamente nel 2025 potremo fare delle valutazioni più precise sul personale, ma sono fiducioso che sapremo gestire al meglio anche questa fase delicata, anche perché constatiamo che sempre più si aprono posizioni per nuovi profili e grandi opportunità per i nostri talenti».

CS dispone di un centro informatico di valenza nazionale, localizzato a Bellinzona e a Lamone. Che accadrà a questo, dato che la decisione di UBS è di migrare tutti i sistemi CS in UBS?
«Il nostro personale dedicato alle attività legate all’IT sarà centralizzato soprattutto a Manno, dove in questi anni UBS ha sviluppato un centro sull’intelligenza artificiale e in parte al momento anche a Lamone. Si tratta in totale di circa 230 persone per le due strutture combinate. Una concentrazione di risorse e competenze unica, che non solo è di rilevanza fondamentale per la futura UBS Svizzera, ma che ha anche saputo dar vita a un ecosistema nel Cantone, del quale andiamo fieri».

«Chiudere una sede non significa cancellare i posti di lavoro»

Natalia Ferrara, direttrice dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB)
Natalia Ferrara, direttrice dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB)

Appurato che al personale di CS sarà garantito un luogo fisico dove lavorare - presso le sedi UBS, quindi - la questione si pone sugli effettivi impieghi. UBS Ticino parla «diverse partenze del personale registrate in CS nel 2023». A Natalia Ferrara, direttrice dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB), chiediamo qualche ragguaglio in merito. «In tutto il mondo migliaia di dipendenti CS si sono licenziati. Tuttora vi sono delle partenze, allo stesso tempo, però, bisogna sottolineare che la maggioranza dei dipendenti sono rimasti e stanno lavorando duramente per far funzionare questa operazione. La migrazione della clientela è prevista entro il 2025 ed è possibile solo con l’impegno di tutti. Chiudere una sede non significa cancellare i posti di lavoro, anzi. Il personale CS e quello di UBS – anche se su sistemi diversi – lavoreranno sotto lo stesso tetto. Si comincia con 5 sedi con un progetto pilota (Mendrisio, Grenchen, Frick, Rheinfelden e Delémont) e pian piano si aggiungeranno altre sedi».

Sugli annunciati esuberi in Svizzera, la direttrice dell’ASIB afferma che «il tetto massimo di posti di lavoro toccati in Svizzera di tremila rimane tale. La chiusura di molte delle filiali esistenti non incide sui posti di lavoro. Il personale è il patrimonio più importante di UBS e la banca lo riconosce anche grazie al nostro costante intervento. L’integrazione di questi due istituti è faticosa, bisogna valorizzare chi mantiene il posto e non solo accompagnare con un buon piano sociale chi, purtroppo, lo perderà».

Infine, a Natalia Ferrara chiediamo come i dipendenti CS stanno reagendo al piano di integrazione delle sedi. «Naturalmente, UBS ha informato preventivamente i partner sociali, il personale e poi anche i propri clienti. Per tutti si tratta di un cambiamento importante. Concretamente, centinaia di dipendenti CS – e clienti CS – si recheranno in sedi UBS. All’inizio entrambi i loghi UBS e CS, affiancati, così come fianco a fianco saranno due gruppi di dipendenti che col tempo devono diventare un’unica squadra. Certo, alcuni dipendenti sono più preoccupati di altri: chi per l’uso di due sistemi informatici diversi, chi per il carico di lavoro supplementare e la complessità dell’operazione, ma anche, e lo capisco perfettamente, chi teme di dare tutto per far funzionare l’operazione ma, alla fine, di perdere comunque il posto di lavoro. Sto seguendo questa fusione a più livelli, quello che più conta è quello delle persone toccate e lo prendo molto sul serio».

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