«Ora raccogliamo i frutti»

«Gli ultimi due, sono stati anni estremamente intensi durante i quali siamo riusciti a implementare il piano strategico che ci ha permesso di raggiungere e superare gli obiettivi che ci eravamo posti nel 2022». È decisamente soddisfatto Franco Polloni, responsabile Private Banking per la Svizzera e l’Italia di EFG International, oltre che per i risultati finanziari molto buoni anche per i «cantieri» iniziati in un momento storico particolare (il periodo COVID) e portati a tetto l’anno scorso. «Tra questi c’è il nuovo ufficio di Tel Aviv, in Israele, che avviato come ufficio di rappresentanza nel 2022 è ora l’equivalente di una SIM, società d’intermediazione mobiliare, con regolare licenza e che sta incominciando a portare frutti», continua Franco Polloni che ricorda anche il successo delle sedi EFG di Gstaad (Berna) e St. Moritz (Grigioni) aperte a inizio 2024. «Gli asset gestiti sono aumentati per tutto il gruppo EFG e l’apporto della Regione Svizzera-Italia è stato significativo», continua il manager ticinese che sottolinea un fattore importante: «Questa crescita non è stata una casualità. È frutto di una impostazione della direzione della banca decisa alcuni anni fa e che è stato possibile ottenere grazie al lavoro di squadra del management, dei nostri consulenti al fronte e di tutti i collaboratori». Un dato su tutti che misura in maniera obiettiva è il prezzo dell’azione di EFG: il titolo a inizio maggio 2017 quotava 4,35 franchi. In questi giorni il prezzo dell’azione EFG è oltre 14,40 franchi. Ieri alla Borsa di Zurigo l titolo ha chiuso a 13,96 franchi.orsa di Zurigo.
Lugano, terzo centro nazionale
Un ruolo in questa trasformazione l’ha avuto anche il Ticino. «Senza tornare a parlare delle note vicende di BSI che portarono all’acquisizione da parte di EFG, possiamo dire con il senno del poi che quella fusione ha trasformato con successo la banca. Lo spirito imprenditoriale di EFG ha funzionato. La sede di Lugano è uno dei tre centri direzionali a livello di Gruppo - con Zurigo, casa madre, e Ginevra - ed è cresciuta in termini di raccolta soprattutto domestica». «Un altro fattore che emerge, alla luce anche degli avvenimenti degli ultimi anni, è la resilienza della piazza finanziaria ticinese che ha ancora un ruolo importante».

Con la scomparsa di fatto di Credit Suisse, la piazza finanziaria è più piccola. Ci sono più rischi od opportunità da questa situazione? Il riferimento è alla possibilità di intercettare clienti insoddisfatti da questa unione. «In generale, nella fase in cui si integra una banca, si può generare incertezza, e questa crea insoddisfazione. Fa parte della contingenza. Noi, come altri attori finanziari, abbiamo colto delle possibilità in questa fase. C’è stata anche l’opportunità di assumere colleghi con elevata professionalità. È anche a questo che penso quando parlo di resilienza della piazza finanziaria ticinese che è stata in grado, comunque, di attutire il colpo di una fusione così importante», continua Polloni che precisa che l’occupazione in seno a EFG International è aumentata nell’ultimo anno.
La Turchia prossima tappa
Franco Polloni, oltre ad avere la guida della divisione Private Banking per l’area di mercato Svizzera e Italia, ha anche quella per Israele. Come procede questo mercato, pensando agli sviluppi anche tragici che riguardano il Medio Oriente? «Dal punto di vista dello sviluppo degli affari, l’ultimo anno e mezzo è stato complicato con contatti frequenti in videochiamata con i nostri colleghi. Dal punto di vista umano auspico vivamente che il conflitto in atto finisca e che si raggiunga almeno una tregua duratura. Il Medio Oriente, inteso in particolare come Israele che è un centro tecnologico d’eccellenza con startup interessanti e la Turchia, con una classe media crescente, rimane un mercato interessante che vogliamo sviluppare. Per quanto riguarda la Turchia, a inizio anno EFG ha aperto un ufficio di rappresentanza a Istanbul proprio con l’intenzione di far crescere la nostra attività in quell’area», continua ancora Franco Polloni che torna sull’annosa questione dell’accesso al mercato italiano.
«Alla finestra» sull’Italia
«Attualmente l’Italia resta per noi un mercato molto importante ma in questo momento rimaniamo “alla finestra” e cerchiamo altre soluzioni per poi magari in futuro tornare direttamente su un mercato definito naturale per cultura da tutti gli operatori della piazza». «Purtroppo anni fa come Svizzera siamo stati ingenui ad accontentarci di una roadmap per l’accesso al mercato italiano e non abbiamo negoziato un accordo specifico che avrebbe controbilanciato la scomparsa del segreto bancario a fini fiscali». «L’esempio tedesco della cosiddetta Freistellung (esenzione) dalla costituzione di branch per accedere al mercato potrebbe essere una via. Ma dobbiamo continuare a dialogare in maniera costruttiva con Bruxelles».