«Per il mondo virtuale un anno funesto, ma gli NFT rimangono il futuro»
Un annus horribilis. Così, restando in superficie, potremmo definire il 2022 per il mercato virtuale. Basti pensare al crollo di valore dei bitcoin (passato dai 50 mila dollari di inizio gennaio ai 16 mila di fine dicembre) o alla fine di FTX, società di scambio di criptovalute, affondata insieme al fondatore Sam Bankman-Fried. Un anno difficile, sì, che ha avuto ripercussioni anche sui famosi NFT, i non-fungible token, che soprattutto alla voce “arte digitale” hanno subito un vero e proprio collasso. Facciamo un esempio famoso. A inizio 2022, Justin Bieber ha acquistato una delle famose NFT “Bored Apes” (Bored Ape Yacht Club, BAYC) immagini uniche di scimmie “cartoon” annoiate, generate proceduralmente da un algoritmo. La cifra sborsata dal cantante canadese? Ben cinquecento ethereum: circa 1,39 milioni di dollari. A fine 2022, il valore di mercato dei singoli NFT della collezione di BAYC è crollato a 58 ethereum: 70 mila dollari. Insomma, -95% del proprio valore. Ahia.
Ma gli NFT non sono solo arte digitale. Anzi. Con Moreno Zago, esperto di criptovalute e NFT, oltre che consulente, scopriamo come la nuovissima tecnologia — ancora in fasce — sia destinata a crescere, nonostante tutto e tutti.
In generale, il 2022 viene dipinto come un anno difficile
per il mondo cripto e degli NFT. È davvero così?
«Bisogna fare innanzitutto una distinzione. Stiamo parlando
di mercato o tecnologia? Nel primo caso, sì: il 2022 potremmo definirlo un anno
funesto. Se parliamo della tecnologia legata agli NFT e di tutto ciò che
riguarda il protocollo blockchain, invece, possiamo definire il 2022 come un
periodo di grande sviluppo e continuo miglioramento. Per le criptovalute, in
particolare, è stato anche un anno di grande pulizia di tutti i “bagordi”
registrati fra 2020 e 2021, quando l’avidità dell’investitore — come nel caso
degli NFT — ha generato una serie di bolle speculative. Una branca degli NFT è crollata
con cali percentuali di oltre il 90% (pensiamo alle già citate Bored Ape, ndr).
Ma è normale: si tratta, tutto sommato, di un piccolo settore del mondo virtuale
molto influenzato dalle speculazioni».
Ma che cosa è successo, più in dettaglio, nel mercato
degli NFT?
«Nel 2022 abbiamo assistito a un drastico calo dei volumi di
scambio. Questo perché, per la maggior parte, erano generati da oggetti
fondamentalmente privi di valore. Nell’ampio settore della cosiddetta “arte
digitale”, è esplosa la vendita di immagini uniche vendute a prezzi
stratosferici, senza alcuna ragione precisa. Tutto ciò è avvenuto nel momento
in cui i bitcoin stavano andando benissimo, con un valore che superava i 60
mila dollari: l’eccesso di liquidità nel mondo della blockchain ha portato a
enormi investimenti e alla generazione di queste bolle. Le conseguenze del
crollo del bitcoin e dello scoppiare delle bolle speculative? Pesanti: il total
market cap, l’insieme di quanto capitalizzato dal mercato delle criptovalute, è
passato dai 3 bilioni di dollari del novembre 2021 (3 trillions, nella
scala statunitense, ndr) al bilione di dollari odierno».
Gli NFT sono solo questo: arte digitale destinata a
speculazioni?
«Per nulla. Buona parte della popolazione vede gli NFT come
un’immaginetta che, non si sa per quale motivo, prende un valore assurdo. In
realtà, l’NFT nasce per il mondo del gaming, dal bisogno di creare —
all’interno della tecnologia di blockchain — qualcosa che garantisse l’unicità
di un oggetto. Ma gli NFT possono essere molto di più. I non-fungible
token sono ad esempio già utilizzati come biglietto d’ingresso agli eventi.
Caricato su un wallet digitale, l’NFT legato all’individuo può essere mostrato
come biglietto. E questo è solo un esempio: il mercato degli NFT può avere
innumerevoli applicazioni. Alcune cause automobilistiche vogliono
utilizzare gli NFT per certificare l’autenticità dei pezzi di ricambio. Sempre più
realtà vogliono entrare nel mondo NFT e acquisire questa tecnologia per
sfruttarla nelle applicazioni più disparate. Tutto ciò che oggi è legato allo
sviluppo della blockchain è l’evoluzione naturale del web. Il web 3.0. Attraverso
il protocollo della blockchain e tutto ciò che ne nasce, avremo la possibilità
di mettere in comunicazione quello che sarà il bisogno di servizi del mondo
reale con il web 3.0. E l’utente sarà al centro di questo mondo».
E il metaverso? Che legame hanno gli NFT con il famoso
universo virtuale?
«Anche nel metaverso, gli NFT hanno infinite declinazioni. Possono
essere utilizzati per dare accesso a sale, convegni e concerti virtuali. O
rappresentare un “vestito” unico per il nostro avatar. Oppure, più
semplicemente, possono fungere da contratto, come quelli di acquisto per le
case virtuali del metaverso. Ora tutti si chiedono: "Ma che senso ha comprare
una villa nell’universo virtuale?". Siamo abituati a uno schermo, al 2D, non a
vivere una realtà virtuale di questo tipo. Ma il metaverso ha tantissime
applicazioni utili. Un esempio? Mettiamo di voler rimodernare la nostra cucina.
Tramite il metaverso, da casa nostra, possiamo incontrare un arredatore del negozio
scelto, e creare un progetto tridimensionale della stanza da arredare, tutto
vivibile in prima persona. Anche il contratto d’acquisto può essere firmato
tramite blockchain senza spostarsi da casa. Immaginiamo tutto questo
moltiplicato per milioni di persone, in milioni di settori. Immaginiamo la
riduzione di inquinamento e traffico dato dagli spostamenti. E quanto tempo
risparmieremmo?».
Nonostante le difficoltà di quest’anno, gli NFT
diventeranno dunque sempre più importanti?
«Nel mondo delle criptovalute si va per trend. Dai bitcoin
(scambio di valute), si è passati alla DeFi (Decentralized finance), poi agli NFT,
al metaverso e ora alle intelligenze artificiali come ChatGPT. Quanto visto
sinora con gli NFT e l’arte digitale — un mercato privo di qualsiasi fondamento
— è stata una moda che a dire il vero ha poco a che fare con la tecnologia e il
potenziale dei non-fungible token. Ma il mondo ha bisogno degli NFT. Per
questo, come tutta la tecnologia della blockchain, faranno sempre più parte delle
nostre vite. È vero: è una tecnologia giovane (ha solo 12-13 anni di vita) e ha
bisogno di un po’ di regolamentazione, altrimenti si finisce come FTX. Per fare
un paragone, il biennio 2020-2021 assomiglia agli anni ’20 del Novecento, in
cui tutto era permesso e chiunque poteva investire in borsa e fare soldi. Poi,
però, è arrivata la crisi del ’29. Ciò fa parte di qualsiasi percorso
economico. Avremo un’altra cavalcata del mondo cripto? Probabilmente sì, nel 2025.
Ciclicamente (non è detto che avvenga, ma fino ad oggi è sempre stato così), il
mercato delle criptovalute ha una cosiddetta bull run (un forte rialzo
dei valori, ndr) nell’anno in cui avviene l’halving dei bitcoin (un
particolare processo di protocollo che, nella creazione dei bitcoin, avviene
ogni 4 anni, ndr). Fino ad oggi, ogni volta che è avvenuto un halving, il
mercato ha sempre spinto al rialzo. Prima ha portato il bitcoin da 1000 dollari
a 20 mila. Poi dai 10 mila ai 69 mila. Succederà ancora? Staremo a vedere».
La rapidità con la quale si susseguono le mode virtuali
può essere un ostacolo alla loro diffusione?
«In parte sì. Ma è anche vero che dobbiamo uscire dalla
nostra comfort zone. Io ho cinquant’anni e ho scoperto i bitcoin nel 2012. Nelle
varie chat dedicate alle criptovalute trovo però giovani e giovanissimi molto
svegli e già esperti di questo mondo. Noi dobbiamo progettare il "web che verrà" pensando a loro, già così abituati ad interfacciarsi con queste nuove
tecnologie. Il mondo è cambiato tantissimo in pochi decenni e la velocità con
cui cambia aumenta costantemente. Pensiamo agli sketch comici degli anni ’70-’80.
Erano sketch lenti che venivano costruiti su decine di minuti. Oggi, nello
stesso tempo, in TV si esibiscono 5 comici diversi. È giusto, non è giusto?
Possiamo discuterne. Ma le cose stanno così. Questa tecnologia ci arriverà in tasca
senza che ce ne accorgiamo: per questo è importante seguirne gli sviluppi».
Nonostante la crisi, dunque, la “criptoevoluzione” è
inevitabile?
«Proprio così. Ogni crisi porta cambiamento e possono sempre
esserci aspetti positivi. Sono situazioni, queste, che generano nuove
opportunità. È questo il bello dell’ingegno umano. La tecnologia c’è e funziona.
È vero, a livello di gestione dovranno essere apportate delle modifiche, ma la
strada è segnata. Saremo sempre più online e andremo sempre più verso un mondo
virtuale».