Possibile schiarita sui dazi USA e le Borse europee rimbalzano

C’è qualche spiraglio in vista per le politiche del presidente Trump. Infatti a rasserenare gli animi, almeno in parte, è intervenuto martedì il segretario al Commercio statunitense, Howard Lutnick, che ha detto che i dazi a Canada e Messico non verranno sospesi, ma il presidente Trump sarebbe intenzionato a «ragionare» per un compromesso «nel mezzo» che potrebbe essere annunciato prossimamente.
Questa notizia, assieme all’annuncio di un maxi fondo pubblico tedesco da 500 miliardi per le infrastrutture, oltre al corposo budget già annunciato per la difesa, ha contribuito a far propendere gli investitori per gli acquisti in Borsa.
Comunque, il presidente Donald Trump, parlando al Congresso nel suo primo discorso sullo Stato dell’Unione, è tornato a definire i dazi non solo necessari alla protezione del «made in USA», ma anche come parte «dell’anima degli americani». Una posizione che mostra come li consideri uno strumento da usare in modo aggressivo e permanente, non solo negoziale.
Accordo in Germania
Per quanto riguarda la Germania, i partiti che sperano di formare il prossimo governo tedesco hanno concordato di creare un fondo infrastrutturale da 500 miliardi di euro e di rivedere le regole sui prestiti, per permettere di ampliare fortemente il debito. Un cambiamento radicale nella spesa, tanto che viene soprannominato il «bazooka fiscale tedesco», che oggi ha spinto i mercati, nella speranza di rilanciare la più grande economia europea.
I conservatori di Friedrich Merz e i socialdemocratici (SPD), che sono impegnati in trattative per formare una coalizione dopo le elezioni nazionali del mese scorso, presenteranno le loro proposte al Parlamento tedesco la prossima settimana.
Rendimenti tedeschi in rialzo
Dopo l’annuncio si è verificato un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato, con il Bund decennale che è salito di 29 punti base al 2,76%. Si tratta del più grande balzo dalla caduta del Muro di Berlino. La crescita di 29 punti base registrati nel corso della seduta di oggi, secondo i calcoli di Bloomberg, non si vedevano dal marzo del 1990, cioè pochi mesi dopo la riunificazione della Germania. E questo movimento a sua volta ha portato a un rialzo degli altri titoli di Stato europei, con il BTP italiano a 3,88% (+26 punti base), i Bonos spagnoli (3,37% +25 punti base) e gli OAT francesi (3,46% +24 punti base).
Bisognerà vedere oggi cosa deciderà nel suo appuntamento la Banca centrale europea (BCE), che potrebbe optare per un taglio ulteriore dei tassi di interesse anche se il mercato resta in guardia, viste le tensioni geopolitiche e commerciali. Il massiccio stimolo di bilancio annunciato in Germania potrebbe dare una spinta alla crescita e all’inflazione, che potrebbe rendere la BCE più cauta sulla riduzione dei tassi d’interesse.
Infatti gli operatori dei mercati monetari ridimensionano le attese sui tagli dei tassi da parte della BCE nel 2025: se è quasi certo che taglierà oggi di 25 punti base, ad aprile potrebbe esserci una pausa. E ora una riduzione complessiva dei tassi dal 2,75% al 2% nel 2025 appare meno certa: i contratti swap iniziano a «prezzare» un taglio complessivo del tasso sui depositi inferiore ai 75 punti base.
I listini chiudono così in forte rialzo, con il FTSE MIB di Milano a +2,08%, superato solo dal DAX di Francoforte (+3,55%), spinto dal piano di rilancio. Parigi guadagna l’1,56% con il CAC 40 a 8.173 punti. Piatta Londra con il FTSE 100 che registra un -0,04% a 8.755 punti. Dal canto suo Zurigo ha terminato in rialzo dello 0,82%.
Wall Street in lieve attivo
Dopo una apertura robusta, a metà giornata le Borse USA hanno virato leggermente in negativo, per poi riprendersi ancora. In serata il super indice S&P 500 era in positivo di 0,45%.
Sull’onda di tutte queste notizie, la moneta unica europea ha registrato un rialzo dell’1,5% a quota 1,0786 contro il dollaro americano. Ricordiamo che venerdì scorso il cambio si situava ancora a 1,04 dollari. L’euro è risalito anche contro franco (+1,6%) e in serata quotava 0,9605 franchi.
Oggi è stato pure reso noto che l’indice ISM servizi, che monitora l’andamento del settore negli Stati Uniti, è salito in febbraio a 53,5 da 52,8 del mese precedente. Il dato è superiore alle attese degli analisti, che scommettevano su 52,5.