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UBS-Credit Suisse: a integrazione completata rimarranno 190 filiali

La presidente di UBS Svizzera Sabine Keller-Busse ha fatto il punto sul processo di fusione con Credit Suisse durante un incontro con investitori e clienti, fornendo anche alcune indicazioni sul futuro delle rispettive succursali: «Chiuderemo i doppioni e terremo le sedi migliori»
La priorità della prima banca svizzera è di tornare ai livelli di redditività pre-acquisizione mantenendo sotto controllo i costi. © CdT/Gabriele Putzu
Dimitri Loringett
11.09.2024 18:07

Era stato accennato in primavera e ora è (quasi) ufficiale: entro la fine del 2026 in Svizzera dovrebbero rimanere 190 filiali UBS, un numero più o meno uguale a quello che la prima banca svizzera ha attualmente. Lo ha indicato Sabine Keller-Busse, presidente della direzione generale di UBS Svizzera, in occasione della conferenza annuale «Best of Switzerland» tenutasi al centro di formazione UBS a Wolfsberg. L’indicazione, di fatto, è una conferma di quanto accennato la scorsa primavera, ovvero che buona parte delle attuali 95 sedi di Credit Suisse (CS) verranno chiuse - e presumibilmente anche qualcuna di UBS. Con qualche eccezione, come abbiamo già riferito lo scorso marzo riguardo, per esempio, Lugano, dove le rispettive sedi di UBS e CS in piazza della Riforma, sebbene posizionate praticamente vis-à-vis, resteranno entrambi attive. «Chiuderemo le sedi che rappresentano dei doppioni (circa 85 sedi, ndr) e terremo quelle migliori», ha detto la dirigente. Ma fra queste non figura, stando a quanto riportato dal portale finews.com, la storica e prestigiosa sede del Credit Suisse nella centralissima Werdmühleplatz a Zurigo dove, ironia della sorte, aveva pure lavorato Sabine Keller-Busse, all’epoca responsabile regionale di CS. Nel «Haus zur Werdmühle», gli ex alti dirigenti di CS avevano uffici privati, completi di segretariato, che permettevano loro di continuare a gestire i patrimoni dei loro clienti rimanendo in un contesto bancario.

Passo dopo passo, quindi, il (ancora) lungo processo di integrazione fra UBS e Credit Suisse prosegue secondo i piani e osservando molta «discliplina». La tappa fondamentale della fusione legale fra le due unità svizzere delle due banche è avvenuta lo scorso 1. luglio con la relativa cancellazione di CS dal Registro di commercio del Canton Zurigo. Questo fatto consente ora a UBS di proseguire con le successive tappe di integrazione, in particolare quella più critica della migrazione dei clienti sulla piattaforma informatica di UBS. «Per alcuni clienti più complessi abbiamo già avviato un processo di onboarding manuale, ma per la maggior parte dei clienti in Svizzera la migrazione avverrà a ondate nel corso del 2025», ha indicato la responsabile di UBS Svizzera, accennando anche al fatto che «CSX» (l’e-banking di CS) verrà adottato da UBS.

Nel corso della sessione sulle caratteristiche colline turgoviesi affacciate sul lago di Costanza, Sabine Keller-Busse ha voluto sottolineare non solo l’impegno di UBS in questa fase di transizione verso clienti privati e commerciali (la 59.enne è infatti anche presidente della divisione «Personal & Corporate Banking» del Gruppo), ma anche - e soprattutto - le importanti sfide riguardanti da una parte il ritorno a livelli di reddittività pre-acquisizione e, dall’altra, il controllo sui costi. «La crisi di CS ha rivelato l’importanza di un modello d’affari solido e sostenibile, in cui i prezzi dei servizi devono riflettere i rischi sottostanti e consentire un’adeguata redditività», ha detto Keller-Busse, riferendosi ai gravi problemi strutturali di CS che con l’acquisizione UBS è chiamata a risanare.

E per raggiungere l’obiettivo di reddittività, Keller-Busse si sta concentrando sul «giusto» livello dei costi, sulla crescita nelle aree d’affari strategiche e sull’ottimizzazione del bilancio. L’obiettivo a medio termine è di raggiungere un rendimento del capitale proprio (return on equity) nella divisione da lei diretta di circa il 19%. Nel primo semestre del 2024, il dato si era attestato al 14,7%. Nel 2022 era al 19,5%.

Riguardo invece ai costi, la dirigente ha indicato che sono saliti alle stelle con l’integrazione di CS: nel secondo trimestre le spese operative sono aumentate di circa la metà, raggiungendo 1,27 miliardi di franchi nelle attività che lei dirige. Il cosiddetto «cost/income ratio» (cioè il rapporto fra i ricavi e gli oneri della loro acquisizione), usato per valutare l’efficienza di una banca, è salito al 61,4% dal 51,6% registrato nello stesso trimestre dell’anno precedente.

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