UBS fatica con i clienti aziendali
UBS ha difficoltà a prendere piede nel settore «corporate banking» (finanza aziendale) di Credit Suisse. Ora anche grandi aziende «blue-chip» come ABB starebbero voltando le spalle alla prima banca svizzera. Ne ha riferito questa settimana il portale di informazioni economico-finanziarie finews.ch.
UBS è conosciuta per essere una banca privata particolarmente forte nel settore della gestione patrimoniale, mentre Credit Suisse era il leader indiscusso - soprattutto in Svizzera - nel settore della clientela aziendale (veniva infatti spesso chiamata «la banca degli imprenditori»). l tabloid «Blick» ha recentemente titolato: «UBS irrita i clienti aziendali svizzeri». Mai i timori del mondo imprenditoriale sulla capacità della prima banca svizzera di continuare nel solco della tradizione dell'ex rivale erano emersi già un anno fa, all'indomani del collasso di Credit Suisse e l'operazione di salvataggio da parte di UBS orchestrata dal Governo federale.
La stessa UBS ha scritto nel suo comunicato stampa pubblicato martedì sui risultati trimestrali di «deflussi nelle attività della clientela aziendale con basso valore di liquidità». Tuttavia, questi sono stati ampiamente compensati da «afflussi nell'attività di clientela privata» nell'area «Corporate & Personal Banking», mantenendo più o meno costanti i saldi dei depositi in questo segmento di business.
Un aspetto non semplice per la banca guidata da Sergio Ermotti è che UBS si sta liberando dei crediti considerati «dubbi». Non è un segreto negli ambienti della finanza aziendale che CS erogava crediti commerciali con una «due diligence» a volte superficiale nella speranza di aprire le porte ad altri servizi più «redditizi». UBS si sta ora aggiornando su queste «valutazioni dovute» e sta cancellando i prestiti aziendali che ritiene troppo rischiosi.
Un altro aspetto riguarda la logica dietro la fusione forzata, in particolare per quanto riguarda il capitale azionario: molte aziende avevano linee di credito sia con CS, sia con UBS. Adesso, improvvisamente, si ritrovano entrambe sullo stesso bilancio bancario. Ma per la banca nata dalla fusione, avere due linee di credito per la stessa azienda non significa automaticamente avere il doppio del capitale. Questo è ciò che preoccupa l'economia svizzera: la situazione del credito commerciale potrebbe peggiorare a causa dell'acquisizione di CS da parte di UBS. Con certe aziende che hanno esigenze creditizie a nove cifre, la cerchia delle possibili banche è ormai ristretta. Le aziende abbastanza fortunate possono rinegoziare tranche di credito presso una grande banca cantonale o simili. Tuttavia, non c'è alcuna garanzia di successo. I requisiti patrimoniali più elevati che la politica vorrebbe imporre a UBS probabilmente aggraveranno questo problema.
Il terzo aspetto, che diventa scomodo per UBS, è che finora non è riuscita a integrare il DNA di CS come banca per imprenditori. I consulenti delle aziende e i clienti aziendali redditizi stanno abbandonando la banca, passando ad altri istituti che valorizzano maggiormente il corporate banking. Ne beneficiano, ad esempio, le filiali svizzere di BNP Paribas e Deutsche Bank, ma, a seconda del segmento di clientela e dell'attività, anche operatori internazionali come le principali banche americane.
Dal punto di vista di UBS, questo esodo indesiderato si ripercuote anche sui suoi grandi clienti. Come riferisce ancora finews.ch, negli ultimi mesi diverse società «blue chip» svizzere hanno voltato le spalle a UBS. Ad esempio, il colosso ABB ha recentemente deciso di ritirare il mandato di «cash management» (gestione della tesoreria). In questo caso il beneficiario è Deutsche Bank, che si è aggiudicata il contratto.
Gli sviluppi dei prossimi mesi mostreranno se UBS intende seriamente raccogliere l'eredità di CS in termini di clientela aziendale.