Emozioni da impazzire, Lugano cosa hai fatto!

Una notte folle. Indimenticabile. Di quelle che fanno bene all’anima. Cornaredo festeggia. Come non gli accadeva da tempo. Sì, il Lugano è in finale di Coppa Svizzera. E i clacson ancora riecheggiano nell’aria. In una notte che è parsa infinita. Come la rincorsa di Celar, il fiato trattenuto da una città intera e il boato seguente. Un terremoto di emozioni, dopo il rigore che ha deciso una sfida che sembrava stregata. E invece no, a godere come non mai è la squadra di Mattia Croci-Torti. Commovente nell’inseguire il suo sogno, più forte dell’ardore e delle risorse illimitate del Lucerna. Come nel 2016. Anno dell’ultimo atto conclusivo raggiunto dai bianconeri. Quello che ora sarà possibile cancellare dall’album dei brutti ricordi. Segnatevi la data, il 15 maggio. Nel tempio del calcio elvetico. Il Wankdorf. Contro il San Gallo.
Un abbraccio infinito
Per strappare il biglietto per Berna, dicevamo, il Lugano ha dovuto offrire una prova straordinaria. Passare dall’entusiasmo alla depressione addirittura due volte. Prima di risorgere definitivamente, aggrappato ai suoi due eroi: Zan Celar e Amir Saipi. Il primo - moderno Subiat - ha segnato. Ancora e ancora. Plasmando l’illusione e poi tramutandola in realtà. Il secondo invece ha cancellato l’entusiasmo e l’esperienza del Lucerna nel momento clou. Ai calci di rigore, quando perdere lucidità e nervi sarebbe equivalso a una condanna. Non è successo. E anzi il prato di Cornaredo, già inzuppato di sudore, ha accolto le lacrime di gioia dei bianconeri. I protagonisti in campo e quelli impazziti in tribuna. Tutti insieme, prima di riunirsi in un unico grande abbraccio, al grido «finale, finale, finale!». Un traguardo, questo, che il Lugano ha meritato. Eccome. Trovando sempre un modo per non crollare sotto il peso della tensione. O a fronte di episodi che avrebbero potuto fargli perdere anzitempo la testa. Il gol annullato fiscalmente a Bottani a ridosso della pausa, per esempio. O ancora le reti della disperazione siglate da Sidler - all’89’ - e dall’ex Abubakar quando ai banconi si stavano già preparando fiumi di birre. E cosa dire del primo rigore calciato dai sottocenerini. La traversa colpita da Mijat Maric, dopo l’errore nei quarti dello scorso anno, è sembrato un cattivo presagio. Quasi una sentenza. Macché, il meglio doveva ancora venire. E anche per il ministro della difesa, tornato appositamente a proteggere la porta bianconera, sarà così. Bello, bellissimo.
Da libro Cuore
Quella di Maric è solo una delle tante storie clamorose, scritte stasera e ancora da scrivere. Mattia Bottani, il figlio della città, il suo conto in sospeso con la Coppa Svizzera potrà saldarlo fra meno di un mese. Mentre Mattia Croci-Torti, allenatore coraggioso, flirta già con la leggenda. Sì, a nemmeno nove mesi dalla sua entrata in scena. Questa finale è anche merito suo. Più forte di Mario Frick, in uno scontro nello scontro. La sua caparbietà e la sua euforia, a dispetto di quanto si poteva temere, non hanno disorientato la squadra. No, l’hanno spinta a compiere un piccolo, grande miracolo sportivo. E poco importa se le reti dei lucernesi hanno evidenziato alcune brutte abitudini bianconere. In fondo, le notti folli e indimenticabili hanno bisogno di un copione e di attori all’altezza. È la magia della Coppa. È la magia di questo splendido Lugano, autore di una prestazione da libro Cuore. E ora a un solo passo dal paradiso.
La parola ai protagonisti
«Non ho mai pensato di poter perdere»
Stanco,
provato, ma felicissimo. Fiero del suo gruppo, nel quale ha sempre creduto.
Mattia Croci-Torti è sommerso dall’emozione, ma riesce ad analizzare con
lucidità l’impresa del Lugano: «Siamo arrivati carichi a questa sfida - afferma
l’allenatore del Lugano - ci abbiamo messo tanta intensità, ma anche molta
attenzione. La testa, questa sera, ha fatto la differenza. Tutti i giocatori
negli scorsi giorni mi hanno fatto capire quanto anche per loro fosse
importante questa partita. Ed ora, davanti ai nostri tifosi, abbiamo raggiunto
il nostro primo obiettivo».
Dopo essere stato raggiunto per due volte nei minuti finali, il Lugano è riuscito a mantenere la necessaria freddezza in occasione dei rigori: «In campionato si scelgono i giocatori, in Coppa Svizzera vanno in campo gli uomini. E quelli che sono andati sul dischetto hanno dimostrato di essere uomini veri. Hanno avuto una grande freddezza e Saipi ha fatto il resto. Sono molto fiero di loro. Personalmente non ho mai avuto pensieri negativi: non ho mai immaginato di poter perdere questa partita. Era importante che anche lo staff tecnico mantenesse calma e lucidità».
Dal canto suo Sandi Lovric sorride e guarda il pubblico di Cornaredo in festa: «Che serata incredibile - afferma lo sloveno -. È stata una battaglia durissima, ma abbiamo meritato di vincere. Ai rigori siamo rimasti tranquilli, abbiamo gente con tanta esperienza. E vincere in questo modo è ancora più bello. Siamo davvero al settimo cielo: per noi e per questi tifosi che ci hanno dato una carica immensa per raggiungere questo risultato. Sì, ce lo siamo meritato»