Il caso

Flashmob davanti al McDonald's di Lugano: «Boicottiamolo, appoggia il genocidio»

Il Coordinamento unitario a sostegno della Palestina lancia, per giovedì 14 marzo alle 18.00, una manifestazione di dissenso – La catena di fast food: «Qualsiasi azione dei nostri partner locali licenziatari per lo sviluppo è stata intrapresa in modo indipendente, senza nostro consenso o approvazione»
© Coordinamento unitario a sostegno della Palestina
Red. Online
12.03.2024 14:17

«McDonald's fornisce cibo all'esercito israeliano che sta compiendo un genocidio. Boicottiamolo!». È con queste parole (e un volantino) che il Coordinamento unitario a sostegno della Palestina lancia un flash mob previsto per giovedì 14 marzo alle 18.00 davanti alla sede luganese del negozio di fast food. «Sarà l'occasione per ribadire nuovamente il pieno sostegno al popolo palestinese e per denunciare l’occupazione, i bombardamenti e i blocchi che da decenni seminano solo morte e devastazione in Palestina, nonché denunciare le aziende che sostengono attivamente Israele e il genocidio in corso».

La protesta contro i grandi marchi americani ed europei che «non fanno abbastanza per fermare i bombardamenti» sulla Striscia di Gaza tuona un po' ovunque. Anche in Medio Oriente, dove alcuni Paesi tra cui Egitto, Giordania e Kuwait, dallo scorso ottobre hanno scelto di voltare le spalle a note aziende straniere come Starbucks, McDonald’s, Coca-Cola e Pepsi. Molti acquirenti in Pakistan e Turchia stanno evitando i grandi marchi, in alcuni casi facendo crollare le vendite. Una forma di boicottaggio per esprimere dissenso già vista nel conflitto in Ucraina, quando l’odio della gente si è riversato sui grandi marchi internazionali presenti in Russia. Molte delle aziende in questione hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche per sottolineare la loro neutralità rispetto al conflitto. A fine gennaio Chris Kempczinski, amministratore delegato di McDonald’s Corp., ha fatto sapere che la sua azienda sta riscontrando un «impatto significativo sul business» in Medio Oriente, anche «a causa della disinformazione diffusa sull'azienda».

Ma quanto c'è di vero? McDonald's finanzia davvero il conflitto in Medio Oriente? Quello che sappiamo è che la catena di fast food è finita al centro di diversi casi di disinformazione prontamente smentiti. A circa dieci giorni dall’attacco di Hamas a Israele, la catena di fast food McDonald’s in Israele ha effettivamente dichiarato di avere donato migliaia di pasti gratis alle forze armate israeliane.

Altri franchising – in particolare in Arabia Saudita, Oman, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Turchia e Indonesia – si sono dissociati dal messaggio della filiale israeliana, promettendo aiuti alla popolazione di Gaza. McDonald’s è una catena statunitense, ma i suoi franchising in altri Paesi sono spesso di proprietà locale e operano in modo autonomo. Tramite un comunicato stampa, McDonald’s Corporation ha precisato di non finanziare e di non sostenere «alcun governo coinvolto» nell’attuale conflitto in Medio Oriente, aggiungendo che «qualsiasi azione da parte dei partner commerciali locali che hanno in concessione il marchio sono stati create in modo indipendente senza il consenso o l’approvazione di McDonald’s».

«Siamo profondamente rattristati dalla continua sofferenza umana a Gaza e ci opponiamo al danno alla vita di persone innocenti», ha precisato McDonald’s Corporation. «Recentemente abbiamo donato 1 milione di Dirham (circa 239.000 franchi) alla Mezzaluna Rossa degli Emirati, contribuendo all'iniziativa "Tarahum for Gaza"». Quindi, l'ulteriore precisazione sul fatto che dire McDonald's non significa che la Corporation sia coinvolta o d'accordo con le azioni intraprese dalle filiali dislocate nel mondo: «Qualsiasi azione dei nostri partner locali licenziatari per lo sviluppo sono state intraprese in modo indipendente, senza il consenso o l'approvazione di McDonald's. Il nostro cuore è con tutte le comunità e le famiglie colpite da questa crisi. Aborriamo la violenza di qualsiasi tipo e ci opponiamo fermamente ai discorsi di odio, e apriremo sempre con orgoglio le nostre porte a tutti».

Le precedenti azioni pro Palestina in Ticino

Il Coordinamento unitario a sostegno della Palestina è nato a fine ottobre 2023. «Denunciamo e condanniamo tutta l’ipocrisia degli USA, dell’Europa e di tutti i paesi (Svizzera compresa) – si poteva leggere nel volantino dello scorso 28 ottobre – che accusano di terrorismo la resistenza palestinese mentre hanno sostenuto e sostengono l’occupazione e i crimini di guerra israeliani. Noi invece denunciamo tutte le uccisioni dei civili, sia israeliane che palestinesi, e denunciamo tutti i crimini di guerra, quelli di ieri e quelli di oggi». Il 2 dicembre a Lugano, è stato organizzato un corteo pro-Palestina a cui ha partecipato anche l’imam di Lugano Samir Radouan Jelassi. E, ancora, il 24 gennaio alla stazione FFS di Bellinzona è andato in scena un flash mob per «mostrare alle persone con un gesto simbolico come stanno morendo i bambini in Palestina, sdraiati per terra». Il 10 febbraio, poi, si è svolta a Chiasso la «marcia per la Palestina» alla quale hanno partecipato una sessantina di persone.

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