Il caso

Forno crematorio, sarà referendum?

Bellinzona, allo stato attuale non si esclude nulla dopo il voto di ieri sera del Legislativo - Il Partito comunista parla di un «gravissimo errore politico»
Alan Del Don
08.04.2025 11:25

«Non abbiamo ancora preso una decisione, ma non escludiamo nulla in questo momento». Così si esprime, interpellato dal Corriere del Ticino, il consigliere comunale dell’Unità di sinistra Alessandro Lucchini dopo il via libera del Legislativo di Bellinzona di ieri sera (con 30 sì, 9 no e 5 astenuti) alla privatizzazione del forno crematorio. L’esponente del Partito comunista (PC) è stato il relatore del rapporto di minoranza della Commissione della legislazione; si era opposto alla scelta del Municipio. PC che ha parlato di un «gravissimo errore politico».

Verso un nuovo forno

Già oggi il forno crematorio è dato in gestione ad una SA con mandato di prestazione. Il Municipio non vuole acquistarne uno nuovo (costo previsto di 1 milione), ma intende mettere a concorso la realizzazione dell'impianto così come la sua gestione. Il Consiglio comunale, a maggioranza, ha sposato la sua tesi, facendo storcere il naso soprattutto all'Unità di sinistra e ai Verdi-FA. «In Svizzera quasi tutti i 31 crematori sono pubblici: solo in Ticino essi sono quasi del tutto in mano a privati. Bellinzona rappresentava dunque un’eccezione che permetteva anche di garantire tariffe più accessibili alla cittadinanza colpita da un lutto», rileva il Partito comunista in una nota. 

Cremazioni in calo

Attenzione: non è la struttura del crematorio che viene data in concessione (immobile, camere mortuarie, sala cerimonia, servizi, eccetera rimangono nella gestione del Comune che ne è proprietario), ma solo il cosiddetto forno crematorio. La Città avrà la facoltà di riscattare anche il forno pagando un’indennità dopo 10 anni o a gratis dopo 20.

Secondo l'Esecutivo la sostenibilità economica dell’acquisto e la gestione di un nuovo forno da parte della Città si avrebbe con circa 600 cremazioni all’anno e quindi con ricavi da cremazioni per almeno mezzo milione così da disporre di un risultato d’esercizio di almeno 150 mila franchi per garantire un margine di rischio-guadagno ritenuto adeguato, «comprese le spese di ammortamento degli investimenti di tutti gli impianti correlati alle attività di cremazione e il finanziamento della parte dell’immobile che accoglie tali attività». Negli ultimi anni, ha osservato il sindaco Mario Branda, le cremazioni annuali sono scese da 750 a 300.

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