La decisione

Giudici allontanati: «Comportamenti gravemente lesivi»

Le carte del procedimento disciplinare a carico di Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti chiariscono i motivi alla base della destituzione dei due magistrati – Secondo il Consiglio della Magistratura avrebbero agito per screditare il presidente del TPC
Il giudice Damiano Stefani, presidente del Consiglio della Magistratura, al termine dell'audizione con la Commissione giustizia e diritti. ©Chiara Zocchetti

Quarantatré pagine per lui, Siro Quadri, e quarantadue per lei, Francesca Verda Chiocchetti. È questa la sostanza cartacea nella quale, nero su bianco, viene descritto – in maniera cronologicamente dettagliata con dovizia di particolari su passaggi, audizioni, verbali e articoli di stampa – il caos all’interno del Tribunale penale cantonale (TPC) protrattosi tra la fine del 2023 fino a pochi giorni fa. Il Corriere del Ticino ha potuto leggere le due decisioni e le motivazioni con le quali il Consiglio della Magistratura (CdM) con voto unanime di tutti i sette membri ha deciso la scorsa settimana di destituire con effetto immediato i due giudici del TPC. Il clima, stando al CdM, si sarebbe deteriorato con il passare dei mesi: «Indipendentemente dai torti e dalle ragioni, risulta pacifico l’insorgere di liti e incomprensioni», così come «l’instaurarsi di almeno due fazioni contrapposte a tutti i livelli: personale di cancelleria, cancellieri e giudici». Un ambiente ritenuto insano all’interno del quale, si legge, «gli stessi magistrati si accusano di mancanza di rispetto e di collegialità ormai da tempo». Frase che – ammettiamolo – fa un certo effetto se inserita nel contesto di un potere, quello giudiziario, dove operano professionisti tenuti a comportamenti irreprensibili.

Funzionamento a rischio

In maniera generale, secondo il documento, i giudici Mauro Ermani, Marco Villa e Amos Pagnamenta rimproverano ai due colleghi «di tenere comportamenti gravemente lesivi del buon funzionamento del tribunale, di non rispettare le regole organizzative interne» oltre che «di mancata collegialità e di manifesto disinteresse al buon funzionamento del tribunale». A rincarare la dose, stando sempre alle conculsioni del CdM, vi sarebbero inoltre comportamenti ritenuti «inaccettabili nei confronti del personale di cancelleria da parte della giudice Verda Chiocchetti», e «di problematiche di competenza e atteggiamento durante i dibattimenti per quanto riguarda il giudice Siro Quadri».

Per quanto concerne invece l’ormai tristemente famosa foto che ritrae una donna seduta tra due sculture falliche trasmessa da Ermani alla sua segretaria con la scritta «ufficio penale», l’organo di vigilanza rileva che «con la denuncia di pornografia Quadri e Verda Chiocchetti hanno intenzionalmente inteso screditare il presidente del Tribunale, che sapevano non colpevole del reato in questione». Per quanto concerne invece il procedimento disciplinare a carico di Ermani, il CdM ha fatto sapere che è ancora in corso e che la sua evasione comporta ulteriori accertamenti.

I giudici e la stampa

Un intero capitolo viene poi dedicato ai rapporti tra la stampa e i giudici Quadri e Verda Chiocchetti. A questo proposito, nel documento si osserva che «la gravità del modo di agire (…) è accentuata dal fatto che risulta di tutta evidenza lo stretto legame dei segnalati con la stampa e l’uso improprio che essi ne hanno fatto». Nello specifico, la reprimenda richiama al fatto che «un magistrato non può usare i media come mezzo per fare valere le proprie ragioni. Tantomeno come arma per colpire le istituzioni dello Stato che esso stesso rappresenta». Nella ricostruzione prodotta dal CdM emerge che, per contro, «sui media non è mai comparsa notizia degli addebiti formulati da Mauro Ermani, Marco Villa e Amos Pagnamenta nei confronti dei due giudici». Per dovere di cronaca ricordiamo la notizia della multa disciplinare di 5.000 franchi inflitta a Siro Quadri, pubblicata dalla nostra testata nelle scorse settimane. Ma c’è dell’altro. Dalle oltre quaranta pagine, emerge infatti un elemento inedito. Ossia, «la notizia della segnalazione di Quadri da parte del procuratore generale Andrea Pagani e di una procuratrice per avere illecitamente mantenuto in carcere per circa due giorni un detenuto». Questo fatto non è mai emerso – rileva il CdM – «nonostante simili accuse e fatti fossero altrettanto mediatici delle fotografie». Insomma, nonostante la notizia fosse di sicuro impatto, la stessa non è mai stata strumentalizzata.

«Inesistente reato infamante»

Durissime sono poi le conclusioni a carico dei due magistrati: «L’agire del giudice Quadri denota una mentalità incompatibile con la professione di magistrato», sottolinea il CdM aggiungendo che egli sarebbe responsabile di «una pesante contaminazione del clima di lavoro» al punto che la sua permanenza «non è più sostenibile». Al riguardo, il CdM ravvisa che non si vedono altre possibili misure, come una multa, una sospensione temporanea o un trasferimento.

A Verda Chiocchetti, il CdM contesta, invece, di aver «senza alcuno scrupolo messo a repentaglio la stabilità e l’immagine del Tribunale per apparentemente sostenere la segretaria nella sua battaglia in difesa dei suoi diritti e contro l’asserito mobbing da lei subito». E questo nonostante il caso fosse già arrivato sulla scrivania dell’autorità competente. Pertanto, secondo l’organo di vigilanza un simile agire denoterebbe «una inaccettabile oltre che incomprensibile mancanza di fiducia nelle autorità preposte e nello Stato, che mal si concilia con la carica ricoperta». Il CdM ha inoltre ritenuto grave il fatto che la giudice abbia reso pubblici alcuni atti procedurali «senza che ve ne fosse necessità, violando così il dovere di discrezione e riservatezza». Alla luce delle argomentazioni esposte, il CdM ha quindi ritenuto che la colpa della giudice sia da ritenersi «molto grave». Non meno grave, infine, è «la denuncia scellerata di un collega per un inesistente reato infamante (ossia quello di pornografia, ndr)», essendo tale denuncia avvenuta «con il solo scopo di infangarne l’onore». Ad aggravare il gesto, a detta del CdM, ci sarebbe «un ragionamento strutturato, condiviso e concertato con il collega giudice Siro Quadri».

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