«I miei primi cento giorni da sindaco di Locarno: una sfida da vertigini»
Le urne, il 14 aprile, avevano parlato chiaro: Nicola Pini (PLR) è il nuovo sindaco di Locarno. Oggi, a cento giorni dall’avvio della legislatura, il 40.enne si racconta: cosa significa prendere il posto di Alain Scherrer, la «rivoluzione» tra i vari impegni oltre che in famiglia, ma soprattutto il posto in Gran Consiglio, che intende mantenere: «Sempre più convinto di questa opportunità, dopo aver lasciato la Commissione gestione e finanze», rivela al CdT.
Cento giorni da sindaco (giorno più, giorno meno): che effetto fa? E in famiglia? Si stanno abituando? Immaginiamo che ognuno abbia reagito o si sia abituato a modo suo…
«A volte mi vengono ancora le vertigini. Mentre affronti il quotidiano senti l’eredità del passato e la responsabilità del futuro. In famiglia affrontiamo le nostre sfide insieme e questa non fa eccezione. Li sento molto partecipi: mia moglie è una fonte di ispirazione costante e i bimbi mi seguono volentieri. Se da un lato a volte complicano la situazione, dall’altro portano spontaneità, normalità e anche gioia, il che fa bene alle Istituzioni».
Da municipale a sindaco. Che differenza c’è? C’era da aspettarselo? C’è qualche sorpresa positiva o negativa?
«Il cambiamento c’è, eccome: si diventa il punto di riferimento, si è sollecitati da imprevisti e urgenze, le aspettative sono alte. La vastità e l’intensità dei contatti è la sorpresa più grande, anche in positivo: da un lato è un impegno notevole di tempo e energia, dall’altro senti la forza della comunità e del contatto personale. Ci sono ancora tante persone che sentono le Istituzioni e che vogliono interagire con il sindaco. Ed è meraviglioso: in decenni di politica, questa vicinanza non l’ho mai sentita così forte, e così bella. Un aspetto, questo, sul quale vorrei davvero tanto lavorare, in particolare coi giovani. La colazione di insediamento è stata solo l’inizio».
L’Esecutivo della Città di Locarno si è rinnovato per quattro settimi: c’è stato un periodo di rodaggio o è stata una partenza immediata? A cento giorni, com’è la situazione, se c’è stata un’evoluzione?
«Ho sempre pensato che porre le basi per lavorare bene sia imprescindibile per creare armonia in una squadra. La partenza è stata positiva: poche ore dopo la nostra entrata in carica i Dicasteri erano già attribuiti, senza necessità di votare. Il martedì successivo abbiamo iniziato le sedute ordinarie e ogni settimana impariamo a conoscerci, consapevoli che lavorare insieme, ognuno con le proprie idee e peculiarità, è e sarà determinante per il futuro di Locarno».
E al di là della gestione corrente?
«Al di là della gestione corrente, stiamo effettuando un percorso volto a definire le priorità di questa legislatura, che si concretizzeranno nel Preventivo2025, nel piano finanziario e in quello delle opere. Lì sarà forse finito il rodaggio, anche se in politica, come nella vita, di imparare e migliorare non si smette mai».
Cosa ritiene possa portare questa ventata di novità, considerato comunque che i quattro neoeletti possiedono tutti un notevole bagaglio d’esperienza?
«È ancora difficile dirlo, anche perché sostituire Scherrer, Cotti e Giovannacci, ma anche Zanchi, non è facile. Mi sembra però che la nuova e i nuovi si stiano integrando bene, abituandosi a modalità di lavoro forse un po’ diverse rispetto ai ruoli o ai Municipi nei quali avevano già operato, e sono sicuro che sapranno portare utili e importanti stimoli. Anzi, lo fanno già».
Quali sono i progetti principali da avviare in questa legislatura?
«La Rotonda e la piazza Grande i cantieri da aprire fisicamente. Poi la concretizzazione del Programma di azione comunale (PAC) e il rafforzamento di Locarno quale polo dell’audiovisivivo, anche per sfruttare e non subire il processo di digitalizzazione in atto. Secondo uno studio dello Zurich Centre for Creative Economies, le potenzialità ci sono».
Ci sono le risorse finanziarie per poterli realizzare, pensando in particolare alla «Nouvelle belle époque» o al quartiere intergenerazionale nel comparto ex Gas?
«Con le risorse che verranno a mancare con le riforme fiscali votate, tre milioni su una quarantina e le spese fisse o determinate da leggi superiori sempre in aumento, un Comune non può infatti decidere su circa il 70% delle sue spese, non sarà facile finanziare tutti i progetti previsti, quantificabili in oltre 250 milioni. Alcuni di questi sono necessari - l’edilizia scolastica, il Palexpo e i Programmi di agglomerato - mentre altri costituiscono delle vere e proprie opportunità per valorizzare gli spazi pubblici, aumentare la qualità di vita e attirare abitanti, turisti, attività e investitori. Per questo dovremo definire le giuste priorità e modalità di finanziamento. Da parte del Municipio vi è la volontà di essere sempre più una vera Città, con un’alta qualità di vita e un’offerta culturale e ricreativa intensa e variegata, un paesaggio valorizzato e degli spazi pubblici accessibili e vivibili, in cui sia bello vivere, crescere, creare e lavorare».
Rapporti con i Comuni vicini: reputa che i tempi siano maturi per avviare un discorso serio sulle aggregazioni?
«Sono maturi da tempo, ma resta un discorso complesso e spesso non è facile attivare un discorso oggettivo e prospettico su questo tema. Fra le delusioni delle prime settimane, vi è ad esempio chi ha posizionato il proprio Comune sull’aggregazione in base a una sua mancata nomina in un Consiglio di amministrazione. Ciò detto, sono convinto che con Losone, Orselina e Brione sopra Minusio si debbano approfondire possibili scenari, e questo dialogo sarebbe già una conquista da non sottovalutare. Come Città di Locarno, abbiamo peraltro già avviato un processo di governance territoriale e di coinvolgimento di popolazione e quartieri, in primis attraverso le relative associazioni: Locarno è una Città variegata che va dal lago alla montagna, dal centro al Piano alla collina; una Città che unisce e valorizza le peculiarità di quartieri diversi, anche coinvolgendoli nelle decisioni e favorendone la vita comunitaria. Questa varietà è ricchezza e potremmo svilupparla ancor di più, migliorando i servizi e aumentando la capacità progettuale, oltre che rafforzando il peso del Locarnese. Insieme si perderanno meno treni, e spero che il desiderio di unire le forze non sia solo di Locarno».
E per quanto riguarda Lavertezzo? Cosa ne pensa del nuovo Esecutivo, che intende percorrere una strada diversa da quella tracciata nel corso della legislatura precedente, che sarebbe dovuta sfociare in un’unione con Locarno?
«Sono stati bravi e coraggiosi a rilanciare il discorso, ora decidano cosa vogliono fare da grandi. La scelta è loro».
Il posto in parlamento: qualche riflessione? Novità? Ne avete parlato a livello di PLR?
«Dopo essere diventato sindaco, ho ritenuto di lasciare la Commissione gestione e finanze, dove ho avuto il privilegio di lavorare per quasi dieci anni. Tuttavia, i rapporti tra Cantone e Comuni sono tutt’altro che sereni e dei ponti istituzionali sono più che mai utili e necessari in questo momento. Già lo pensavo, ma dopo le prime riunioni con i sindaci del Locarnese e delle Città ticinesi, sono ancora più convinto dell’opportunità di restare in Gran Consiglio».
La scheda
La passione del calcio che porta in Municipio
Classe 1984, esponente del PLR, laureato all’Università di Losanna in storia con perfezionamento in gestione nel settore pubblico e relazioni internazionali. Dal 2015 è deputato in Gran Consiglio, che presiede nell’anno parlamentare 2021-2022. Nel 2021, entra nel Municipio di Locarno. Nel 2024 è eletto sindaco della Città, dando «il cambio» al «decano» Alain Scherrer, il quale aveva deciso di non ricandidarsi. Nicola Pini, sposato con Angela e padre di Furio e Clino, fra l’altro ha pure un passato da calciatore nella squadra del Locarno («solo una stagione», precisa), e nell'Ascona («neanche con troppo successo»).
NOTA DI REDAZIONE: In questa nuova versione del testo, è meglio precisato l'indirizzo di studio come pure il passato nel calcio. Il nome di uno dei figli (riportato in maniera errata nella prima versione) è stato corretto.