La rassegna

Il 2022 con gli occhi dei fotogiornalisti della Reuters

L'agenzia stampa anche quest'anno propone una raccolta degli scatti dedicati agli avvenimenti più importanti: dalla guerra in Ucraina alla morte della Regina Elisabetta, ma c'è anche (tanto) altro
I dodici scatti che, secondo l'agenzia stampa, rappresentano al meglio le storie del 2022 da tutto il mondo
Jona Mantovan
31.12.2022 19:00

Anche quest'anno l'agenzia stampa Reuters ha pubblicato una raccolta di fotografie per salutare il 2022. Dodici immagini in tutto, dedicate agli avvenimenti più importanti vissuti nel flusso dell'attualità globale. Certo, c'è la guerra in Ucraina e la Regina Elisabetta II, ma anche molto di più. Come le migrazioni, la fuga dei rifugiati e i disastri naturali senza precedenti. Oppure ancora le proteste delle folle per i motivi più disparati. Ecco la retrospettiva, scatto per scatto, che sottolinea un'annata attraverso lo sguardo dei giornalisti. Con un'avvertenza, però. Alcune immagini potrebbero urtare gli utenti più sensibili. La selezione è accompagnata dalla raccolta delle testimonianze dei fotoreporter. Un elenco di storie raccontate con la loro voce e con il loro punto di vista, quello di uno sguardo dietro il mirino, dall'altra parte dell'obiettivo.

—1— Seoul, Corea del Sud: la tragedia di Halloween

La scacchiera che scandisce questa raccolta si apre con una foto scattata a Seoul, in Corea del Sud, il 30 ottobre. Le celebrazioni di Halloween hanno provocato, in centro città, morti e feriti nella calca che si è formata all'improvviso. La voglia di uscire a festeggiare dopo il periodo di chiusure e restrizioni imposte dalla pandemia ha colto di sorpresa anche le autorità. Alla fine, i morti saranno 156 (i feriti 196). Tra cui anche molti adolescenti e giovanissimi. L'evento è stato definito «Tragedia di Halloween» e ha poi portato a forti proteste contro il governo, con migliaia di persone scese in piazza chiedendo le dimissioni del presidente, Yoon Suk-yeol. 
La testimonianza del fotografo, Kim Hong-ji: «Le vittime erano spostate una ad una, avvolte in coperte bianche. Capitava di vedere le mani o i piedi nudi, come se non ci fosse stato abbastanza tempo per nascondere completamente i corpi, dato che tanti erano morti nello stesso momento. Guardando il vicolo vuoto e stretto dove tanti giovani avevano perso la vita, continuavo a pensare: ‘Come è potuto accadere a Seul, una delle città più grandi e sviluppate del mondo?!’. Poche ore prima di scattare questa foto, i giovani ridevano e si divertivano, ma la situazione si è trasformata in caos».

©Reuters/Kim Hong-ji
©Reuters/Kim Hong-ji

—2— Kiev, Ucraina: inizia la guerra

Il nastro dell'attualità si riavvolge fino al 25 febbraio. La guerra si fa sentire, a Kiev, mentre le unità della Guardia nazionale iniziano a prendere posizione dopo che la Russia ha sferrato il suo attacco contro la capitale ucraina. Agli occhi della comunità internazionale sembrava che il conflitto potesse risolversi, ma dopo oltre 300 giorni di guerra la situazione non è migliorata, anzi. Appelli, alleanze, invio di armi... Gli articoli pubblicati sotto il cappello «Guerra in Ucraina», solo sul Corriere del Ticino, sono oltre duemila.
La testimonianza del fotografo, Gleb Garanich: «Era il secondo giorno dell'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte della Russia e le truppe russe si stavano avvicinando a Kiev. Le strade di Kiev erano vuote, non c'erano informazioni chiare su ciò che stava accadendo. Tutti aspettavano che la capitale fosse presa d'assalto. Mentre tornavamo in ufficio, ho visto che dei giovani militari della Guardia nazionale ucraina avevano preso posizione sul ponte di fronte al centro di Kiev e sono riuscito a scattare qualche foto dal finestrino dell'auto. È stato molto strano vedere giovani militari, quasi bambini, con le armi stese sul marciapiede, e vedere la determinazione nei loro volti. Sono rimasto colpito».

©Reuters/Gleb Garanich
©Reuters/Gleb Garanich

—3— Kharkiv, Ucraina: vittime civili

A pagare il conto più alto della guerra, come sempre, sono i più deboli, i civili. Come si vede in un'altra immagine dedicata al conflitto russo in Ucraina. Questa volta a Kharkiv, nella parte orientale del Paese, il 18 aprile. La città è seconda per dimensioni, dopo la capitale. Yana Bachek è consolata dal compagno, Yevgeniy Vlasenko, e dalla madre, Lyubov Gubareva, mentre piange il corpo del padre, Victor Gubarev (79 anni), rimasto ucciso nei bombardamenti durante l'invasione russa dell'Ucraina.
La testimonianza del fotografo, Alkis Konstantinidis: «Quella mattina, avevo sentito di un altro attacco missilistico. Sono arrivato in pochi minuti a un complesso di appartamenti di epoca sovietica e, mentre entravamo in macchina, ho visto una donna uscire da uno degli edifici con l'espressione più terrorizzata che abbia mai visto. Era Yana, insegnante di inglese. Suo pade era stato ucciso vicino a casa sua da un frammento di granata, mentre era fuori a comprare il pane. Pochi minuti dopo l'esplosione, Yana si è precipitata da lui e ha pianto sul suo corpo, con la madre e il compagno accanto a lei. L'equipaggio dell'ambulanza ha dovuto trattenerla mentre portava via il corpo del padre».

©Reuters/Alkis Konstantinidis
©Reuters/Alkis Konstantinidis

—4— Dolo, Somalia: forte siccità

Il 26 maggio, una giovane somala—Habiba Bile—è immortalata accanto a una delle carcasse del suo bestiame, morto in seguito alla grave siccità nei pressi di Dolo, nella regione di Ghedo, in Somalia. La donna è stata trasferita da una parte all'altra del Paese e rientra nei conteggi dei cosiddetti 'sfollati interni'. L'associazione umanitaria Oxfam aveva denunciato come il Corno d'Africa stia andando «verso la catastrofe umanitaria a causa della siccità, aggravata dalla guerra e dalla crisi alimentare globale».
La testimonianza del fotografo, Feisal Omar: «Ho raggiunto un'area nella quale tutti gli alberi erano secchi. Ai loro piedi, scheletri e carcasse degli animali che avevano cercato l'ombra, trovando la morte. Da lontano, vidi una donna in piedi nel caldo torrido. Mi sono avvicinato a lei, asciugandomi il sudore che colava dalla testa e dal viso. L'ho fotografata e le ho chiesto perché fosse lì. Mi disse che si chiamava Habiba Bile e che tutte le sue 200 capre erano morte. La sua situazione mi ha spezzato il cuore. Ma non potevo aiutarla. Si trovava in un inferno in Terra, un inferno che non ho potuto sopportare durante i tre giorni che ho trascorso lì. La temperatura superava i 40 gradi e non c'era ombra. Mi sentivo male e avevo mal di testa per il caldo. Bile mi ha detto che non sapeva dove andare e che temeva che i suoi figli morissero di fame e di sete. Mi sono addolorato con lei. I miei occhi si sono riempiti di lacrime mentre la intervistavo».

©Reuters/Feisal Omar
©Reuters/Feisal Omar

—5— Ciudad Juárez, Messico: espulsi dagli Stati uniti

Saul, quattro anni, asciuga le lacrime di suo padre, Franklin Pajaro, dopo che entrambi sono stati espulsi dagli Stati uniti e rimandati in Messico, in base al cosiddetto «titolo 42». L'immagine—scattata vicino al confine internazionale di Paso del Norte a Ciudad Juarez, Messico—risale al 17 ottobre 2022. La misura, voluta da Trump, era stata studiata per motivi sanitari legati alla pandemia, ma molti falchi repubblicani la ritengono uno strumento centrale per controllare l'immigrazione e fronteggiare l'attuare crisi al confine, dove i migranti arrivano a migliaia sfidando anche il freddo. Dall'inizio del 2020 la sua applicazione ha consentito alle autorità americane di cacciare milioni di migranti.
La testimonianza del fotografo, Jose Luis Gonzalez: «Sono passati cinque giorni da quando gli Stati uniti hanno iniziato a espellere i richiedenti asilo dal Venezuela al Messico. Quel pomeriggio, avevo deciso di continuare a documentare le espulsioni al confine con Messico. Ho visto molte persone tristi con i loro bambini. Tra questi, anche Franklin, venezuelano. L'ho avvicinato per intervistarlo e gli ho chiesto come si sentiva. Ricordando tutto quello che aveva passato, ha iniziato a piangere e suo figlio gli ha asciugato le lacrime. In quel momento, ho deciso di interrompere l'intervista e di scattare la fotografia perché mi ha commosso come, nella sua innocenza, il bambino abbia deciso di confortare il padre».

©Reuters/Jose Luis Gonzalez
©Reuters/Jose Luis Gonzalez

—6— Birmingham, Alabama: aborti

La dottoressa Shelly Tien, 40 anni, esegue un aborto mentre un'infermiera l'assiste con gli ultrasuoni nella procedura, al Planned Parenthood di Birmingham, in Alabama, Stati uniti. L'immagine è del 14 marzo 2022. Il contesto è la cancellazione del diritto federale all'aborto nel Paese. La bozza della Corte Suprema è stata approvata il 24 giugno, abolendo la storica sentenza Roe v. Wade, che a partire dal 1973 aveva legalizzato l'interruzione di gravidanza. In alcuni Stati federati americani, il divieto diventa realtà con effetto immediato. L'Alabama è proprio uno tra questi. Il presidente statunitense, Joe Biden, continuando ad attaccare l'stituzione, ha definito la decisione «devastante», «terribile», «scioccante».
La testimonianza della fotografa, Evelyn Hockstein: «Stavo lavorando a una storia sui medici abortisti itineranti che volano in Stati come l'Alabama, nei quali l'accesso all'aborto è molto limitato. Le cliniche abortive si affidavano interamente a medici di altri Stati per praticare l'aborto e le pazienti dovevano sottoporsi a un'ecografia e a un periodo di attesa di 48 ore. Il programma di assicurazione sanitaria a basso reddito Medicaid copriva l'aborto solo in caso di pericolo di vita, stupro e incesto. Nello scatto, la dottoressa Shelley Tien esegue un aborto mentre un'infermiera tiene la mano della paziente e la assiste con l'ecografia. Durante la procedura, ero molto attenta all'orologio di questa immagine, perché di lì a tre mesi la Corte Suprema avrebbe deciso se il diritto di scelta di una donna sarebbe stato protetto a livello federale. La Corte ha annullato la decisione Roe v. Wade, che aveva legalizzato l'aborto a livello nazionale. L'aborto è stato così immediatamente bandito in Alabama, tranne nei casi di pericolo di vita o di grave rischio per la salute. Pensando a questa fotografia mi chiedo: ‘È forse la registrazione di uno degli ultimi aborti praticati nello Stato dell'Alabama?’».

©Reuters/Evelyn Hockstein
©Reuters/Evelyn Hockstein

—7— Hebron, (Cisgiordania occupata da Israele): proteste

Una donna palestinese gesticola di fronte alle truppe israeliane durante una protesta per l'uccisione di tre uomini armati palestinesi da parte delle forze israeliane, a Hebron, nella Cisgiordania occupata da Israele. La foto è del 9 febbraio 2022. I palestinesi sono sottoposti ad uno stretto regime di permessi e controlli per accedere a servizi e abitazioni rimaste nella zona sotto controllo israeliano. Come riporta wikipedia, nelle colline a sud della città è molto forte il conflitto e il disagio delle popolazioni arabe, che vedono la presenza ebraica come un'occupazione di terre inizialmente destinate al futuro stato di Palestina, dovuto principalmente all'espandersi degli insediamenti israeliani e alla difficile convivenza religiosa fra gli abitanti di questi e la popolazione araba circostante.
La testimonianza del fotografo, Mussa Qawasma: «Questa foto è stata scattata durante gli scontri tra palestinesi e truppe israeliane a Hebron, nella Cisgiordania occupata, dopo l'uccisione di tre uomini armati palestinesi a Nablus, il giorno prima, da parte delle forze israeliane. Ci aspettavamo degli scontri, quindi eravamo preparati e abbiamo aspettato nella zona. Avevo il mio equipaggiamento di sicurezza e la mia macchina fotografica. Ho iniziato a scattare foto. Gli scontri sono iniziati con alcuni adolescenti, 14-17.enni, che lanciavano pietre. I soldati israeliani hanno sparato proiettili di gomma contro questi ragazzi. La donna palestinese nella foto stava tornando a casa e i soldati la stavano ostacolando. Si è messa davanti a un soldato israeliano che sparava proiettili di gomma, discutendo con lui per un po' e impedendogli di sparare ai ragazzi. Gridava che i lanciatori di pietre erano solo ragazzi e diceva al soldato di non sparare. Poi un ufficiale israeliano ha iniziato a gridare alla donna palestinese di allontanarsi, mentre le puntava la pistola contro, altrimenti l'avrebbe arrestata. Sono arrivati altri lanciatori di pietre e la situazione è diventata più intensa e pericolosa. La donna si è allontanata. C'erano gas lacrimogeni nell'aria, proiettili di gomma e pietre che volavano dappertutto. Ho pensato che potesse rimanere ferita. Quella donna ha affrontato il pericolo, preoccupata per gli adolescenti che scelgono di scontrarsi con le forze israeliane».

©Reuters/Mussa Qawasma
©Reuters/Mussa Qawasma

—8— Edimburgo, Scozia (Regno unito): la morte della regina

La bara della regina britannica Elisabetta II è scortata da un gruppo di portatori, in attesa dell'arrivo del carro funebre al Palazzo di Holyroodhouse a Edimburgo, Scozia (Regno unito). È l'11 settembre 2022. L'annuncio della morte della sovrana è stato dato in diretta dalla BBC qualche giorno prima, l'8 settembre. Aveva 96 anni e si è spenta «pacificamente», ha indicato Buckingham Palace in una nota. Il figlio, Carlo III, è il nuovo re.
La testimonianza del fotografo, Alkis Konstantinidis: «Ero ad Atene quando fu annunciata la morte della Regina Elisabetta. La mattina dopo sono volato a Edimburgo, dove il carro funebre che trasportava la bara dal castello di Balmoral sarebbe arrivato due giorni dopo. Questo sarebbe stato il primo momento in cui il mondo avrebbe visto la bara della Regina, al di fuori del carro funebre. Mi è stata assegnata una delle quattro postazioni fisse per i fotografi a Holyroodhouse, il castello dove la Regina sarebbe rimasta in stato di riposo per la notte. Migliaia di persone si erano arrampicate sulla collina di fronte per dare una prima occhiata alla bara. Dopo ore di attesa, il carro funebre ha percorso il Royal Mile, la strada principale che conduce a Holyroodhouse. La strada era fiancheggiata da una folla che rendeva omaggio. Non ho mai visto tante persone in un silenzio così assoluto. Dal castello osservai il carro funebre che percorreva la strada. Il tempo sembrava essersi fermato e io trattenevo il respiro. Cercavo di immaginare in anticipo le foto che avrei dovuto scattare e sapevo che sarebbe stata una sfida ottenere una varietà di inquadrature. Quando il carro funebre è stato aperto, i soldati del Royal Regiment of Scotland hanno sollevato la bara della Regina. La loro pausa di qualche secondo prima di spostarsi all'interno del castello mi ha dato l'opportunità di ottenere queste inquadrature. L'emozione era evidente nei volti ed è stata catturata soprattutto nel viso del soldato che aveva gli occhi chiusi e la testa sollevata verso il cielo».

©Reuters/Alkis Konstantinidis
©Reuters/Alkis Konstantinidis

—9— North Port, Florida: distruzione

Un uomo armato cammina davanti a una famiglia su una strada allagata a causa del passaggio dell'uragano Ian, che ha causato una vasta distruzione. L'immagine è stata scattata a North Port, in Florida (Stati uniti), il 30 settembre 2022. Il disastro naturale è uno dei più violenti mai abbattutosi sugli Stati uniti, con venti fino a 240 chilometri orari. Almeno 1,8 milioni di persone sono senza elettricità, mentre le televisioni locali continuano a trasmettere immagini apocalittiche. I governatori di Virginia, Georgia e Carolina del sud avevano proclamato lo stato di emergenza in vista del passaggio dell'uragano. 
La testimonianza del fotografo, Shannon Stapleton: «Ho iniziato la mattinata in elicottero e sono riuscito a riprendere la maggior parte della devastazione dell'uragano Ian dall'alto. Quando siamo atterrati, ho cercato di risalire la costa in auto, dove avevo sentito che c'erano stati gravi danni da inondazione. Si stava avvicinando il tramonto e la luce era magica in mezzo a tanta devastazione. All'improvviso ho guardato alla mia destra e ho visto delle persone che trasportavano le loro cose da casa in una strada completamente allagata che conduceva a un terreno asciutto. Ho visto in lontananza l'uomo armato e una famiglia che si avvicinavano. Un abitante del posto mi ha avvertito della possibilità di alligatori e doline».

©Reuters/Shannon Stapleton
©Reuters/Shannon Stapleton

—10— Londra, Regno Unito: Giubileo di Platino per la regina

Si torna al 2 giugno. La Regina Elisabetta, il Principe Carlo e Catherine, Duchessa di Cambridge, insieme alla Principessa Charlotte e al Principe Louis, sono sul balcone di Buckingham Palace nella parata in occasione delle celebrazioni del Giubileo di platino della regina, a Londra. L'evento, culminato con i festeggiamenti dal 2 al 5 giugno con oltre 800 eventi organizzati tra Regno Unito e altri 80 Paesi, aveva lo scopo di commemorare i suoi 70 anni sul trono. 
La testimonianza della fotografa, Hannah McKay: «La fotografia della regina con i membri della famiglia reale sul balcone di Buckingham Palace è stata scattata durante un sorvolo di aerei militari nell'ambito delle celebrazioni per il suo Giubileo di Platino. È stata una delle sue ultime apparizioni in pubblico. Avevo una posizione accreditata, con circa altri 20 fotografi, sulla statua fuori Buckingham Palace. Il punto focale del momento non era tanto la sovrana, quanto il suo pronipote, il principe Louis. Mentre scattavo, ho potuto notare che gesticolava, ma solo dopo, quando ho archiviato le mie foto, mi sono resa conto di quanto fosse divertente il bimbo di quattro anni che si metteva le mani sulle orecchie a causa del rumore provocato dal passaggio degli aerei. È diventato la stella a sorpresa dello spettacolo. Questo momento più rilassato della famiglia reale è qualcosa che non si vede spesso. I bambini portano imprevedibilità e credo che il pubblico sia riuscito a relazionarsi con loro come famiglia». 

©Reuters/Hannah McKay
©Reuters/Hannah McKay

—11— Colombo, Sri Lanka: proteste per la crisi

Una folla di manifestanti protesta all'interno della residenza presidenziale dopo la fuga di Gotabaya Rajapaksa, il presidente, in seguito alla crisi economica del Paese. Siamo a Colombo, in Sri Lanka, il 9 luglio 2022. Il Paese è economicamente allo stremo, con seri problemi di approvvigionamento, tutti i beni di prima necessità contingentati e le scorte di medicinali esaurite. Nel giro di poche settimane è proclamato più volte lo stato di emergenza. 
La testimonianza del fotografo, Dinuka Liyanawatte: «Il 9 luglio, dopo mesi di manifestazioni contro la corruzione dello Stato, un numero senza precedenti di manifestanti dello Sri Lanka si è riversato a Colombo. Ho visto un gran numero di persone abbattere le barriere poste dall'esercito lungo la strada che porta alla casa del presidente. La polizia e l'esercito hanno iniziato a sparare gas lacrimogeni e gli scontri sono andati avanti per circa cinque ore. Alla fine i manifestanti sono riusciti a passare e hanno preso d'assalto il palazzo presidenziale, chiedendo le dimissioni del presidente Gotabaya Rajapaksa, che è poi fuggito dal Paese. Questa foto mostra il momento culminante della lotta popolare per porre fine a quella che consideravano un'era di oppressione, corruzione e violenza. Hanno chiesto responsabilità e trasparenza allo Stato occupando il simbolo più alto della leadership statale: la residenza ufficiale del Presidente. La scalinata d'onore era un simbolo iconico della casa ed era gremita di manifestanti. L'architettura della stanza mi ha attirato in un punto in cui potevo vedere la folla che saliva le scale e sapevo che era l'angolazione migliore per l'obiettivo che avevo. Mentre scattavo la foto, mi sono sentito come se avessi scattato un'immagine che sarebbe stata pubblicata in tutto il mondo. In seguito ho visto persone nuotare nella piscina del presidente e godere di spazi mai visti prima dal pubblico».

©Reuters/Dinuka Liyanawatte
©Reuters/Dinuka Liyanawatte

—12— Tijuana, Messico: giornalista ucciso sotto casa

Il corpo del fotoreporter messicano Margarito Martinez Esquivel giace a terra accanto alla sua auto dopo essere stato ucciso sotto casa, a Tijuana, Messico, il 17 gennaio 2022. 
La testimonianza del fotografo, Jorge Duenes: «Avevo ricevuto un messaggio sul mio telefono: era stata segnalata una sparatoria davanti alla casa del collega fotografo Margarito Martinez Esquivel. Ho preso il mio zaino e mi sono diretto nel suo quartiere. Lui aveva lavorato per vari organi di informazione nazionali e internazionali, occupandosi di criminalità e della violenza delle gang a Tijuana. Durante il tragitto la conferma: era stato aggredito. Da quel momento, i miei sentimenti sono passati dall'incertezza all'incredulità e alla preoccupazione, ma cercavo di concentrarmi sul navigatore, che mi indicava la strada. Quando ho visto che la via nella quale abitava era già stata chiusa dalla polizia, ho fatto una deviazione. Ho visto da lontano che i familiari si abbracciavano e piangevano, il che mi ha in qualche modo confermato, senza poter vedere, che Margarito era ancora lì. Ho scattato le prime immagini dei parenti da una strada laterale, poi ho attraversato un cortile, ho salito delle scale e ho attraversato un passaggio che portava a un'altra strada, dove ho visto l'auto e Margarito. Tra i singhiozzi dei familiari e lo sgomento, ho scattato alcune immagini, pensando che l'evento dovesse essere registrato e condannato. Ma ho fatto la massima attenzione a non mostrare il suo volto o il suo sangue. Volevo che tutti lo ricordassero come lo ricordo io, come una delle persone più divertenti, gentili e spiritose che incontravo in ogni grande notizia grazie al nostro lavoro di fotografi».

©Reuters/Jorge Duenes
©Reuters/Jorge Duenes