Politica

Il Parlamento azzera le maggiori entrate: il deficit a preventivo ora supera i 100 milioni

Dopo la tassa di collegamento, il Parlamento silura anche la richiesta del Governo di compensare solo parzialmente gli effetti della progressione a freddo: mancati introiti per 8 milioni di franchi - Fabrizio Sirica (PS): «Pagherà il ceto medio» - Tiziano Galeazzi (UDC): «No ad alzare le imposte»
©Gabriele Putzu

Dopo la tassa di collegamento, fucilata lunedì in Parlamento, è «saltata» un’altra misura contenuta nel pacchetto di risparmi presentato dal Governo e di competenza del Gran Consiglio. Si tratta della cosiddetta «progressione a freddo». La proposta, in sintesi, mirava a dare proprio all’Esecutivo la facoltà di applicare in maniera parziale (anziché automatica e completa) il meccanismo e che sempre il Governo aveva già messo a preventivo con l’obiettivo di incassare circa 8 milioni. Ebbene, non se ne farà nulla: ma non perché l’aula abbia bocciato il rapporto di Maurizio Agustoni (al contrario, il testo – che comprendeva un’altra serie di misure fiscali – è stato approvato), quanto perché la modifica del meccanismo della progressione a freddo è stato semplicemente stralciato nello stesso rapporto, firmato da un’alleanza formata da Centro, Lega, UDC e quasi tutto il PLR. Con le due decisioni di lunedì e di oggi, così come con la questione dei sussidi di cassa malati, il deficit prospettato dal preventivo lievita a circa 103 milioni di franchi (vedi articolo sotto).

Una questione tecnica

Il Parlamento ha quindi deciso di lasciare tutto invariato. Ma vale la pena spendere due parole sul meccanismo, così come sulla proposta formulata dall’Esecutivo la scorsa estate. Innanzitutto, in soldoni, la progressione a freddo serve per neutralizzare gli effetti sui contribuenti durante le fasi inflazionistiche. Se durante un periodo d’inflazione il nostro salario (nominale) aumenta, quello reale, invece, teoricamente dovrebbe rimanere il medesimo. Un esempio pratico: con l’inflazione al 2% teoricamente il datore di lavoro dovrebbe aumentare il nostro salario del 2%, mantenendo inalterato il potere d’acquisto. Sul piano fiscale, però, il nostro salario (nominale) è cresciuto, e quindi il rischio è di «scivolare» in una fascia di reddito più alta, tassata quindi in maniera più importante. Con conseguenze dirette proprio sul potere d’acquisto.

Detto del funzionamento della progressione a freddo, la proposta dell’Esecutivo chiedeva la facoltà di decidere di applicare in maniera parziale il meccanismo. Un punto, quest’ultimo, contestato. Perché, come ha osservato nel rapporto il relatore Maurizio Agustoni (Centro), «non esistono Cantoni nei quali la competenza sia del Consiglio di Stato e la compensazione della progressione a freddo sia facoltativa». E ancora: «La modifica prospettata, con il binomio competenza del Consiglio di Stato e compensazione eventualmente solo parziale secondo criteri non definiti nella legge sarebbe quindi unica nel panorama federale e intercantonale». Ma al di là degli aspetti tecnici che hanno pesato sulla decisione di non andare a modificare il sistema, il dato politico è un altro: la maggioranza dell’aula ha appoggiato il principio secondo cui i conti dello Stato vanno risanati senza ricorrere ad aumenti del carico fiscale. Tuttavia, non tutti la pensano così. Anzi: secondo Fabrizio Sirica, co-presidente del Partito socialista, la proposta «deve essere vista e collocata nel contesto del Preventivo 2025. E se è vero che non esistono pasti gratis, non esistono neppure adeguamenti fiscali gratis». Tradotto: «Gli 8 milioni di entrate che mancheranno, non saranno gratuite per il ceto medio», già «tartassato da continui aumenti del costo della vita e in particolare dei premi di cassa malati». I mancati introiti, per Sirica, saranno recuperati tramite altri tagli che colpiranno il ceto medio. «La strada del dialogo sul preventivo parte in salita», ha avvertito il deputato. «Come faremo a parlarci se i partiti di governo non parlano nemmeno con i loro consiglieri di Stato? Con lo sgarbo, o forse addirittura l’umiliazione politica, di silurare due fonti d’entrata il giorno prima della presentazione alla stampa del preventivo (ndr. la Gestione aveva comunicato al Governo l’intenzione di bocciare le due misure proprio poche ore prima della conferenza stampa)». Serve dialogo, e non chiusura, quindi. Come ha ricordato la co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin: «Affrontiamo in maniera serena e seria l’analisi dei bisogni di questo Paese. Cerchiamo di parlarci anche sulle entrate». «Basta scorciatoie», ha sintetizzato da parte sua Evaristo Roncelli (Avanti con T&L). «La compensazione parziale riduce il reddito disponibile delle famiglie». L’MPS ha dichiarato di astenersi, mentre il PC ha bocciato il rapporto. Per Tiziano Galeazzi (UDC), «gli 8 milioni che mancheranno andranno cercati da un’altra parte. Non è il momento di alzare le imposte».

Se ne riparlerà in futuro

Nel suo discorso, il direttore del DFE Christian Vitta ha evidenziato una serie di aspetti, come il fatto che il Ticino – in ambito di compensazione della progressione a freddo – è fra i Cantoni più virtuosi. Il meccanismo, infatti, scatta già alla soglia dell’1% (il metro di paragone è l’indice dei prezzi al consumo dell’anno prima). Alcuni, invece, partono dal 10%. Altri ancora prevedono di correggerla in maniera solo facoltativa, non automatica. «Il Governo voleva rendere un po’ più flessibile il meccanismo lasciando margine di valutazione sulla correzione da applicare, non riprendendo in maniera automatica l’indice dei prezzi al consumo dell’anno precedente. Al posto di correggere dell’1,7%, la proposta a preventivo aveva una correzione dello 0,85%». Più flessibilità, perché in questo momento l’aumento dei salari reali non segue l’inflazione. Si potrebbe dunque parlare di «sgravio occulto», in particolare per coloro a cui non è stato riconosciuto il rincaro. Dal punto di vista del Governo, bisognava di conseguenza evitare di correggere più del necessario. La proposta, però, non ha incontrato i favori del Parlamento. Tuttavia, Vitta ha indicato un’apertura che potrebbe valere per il futuro, posto che le onde inflazionistiche continueranno evidentemente a prodursi. «Posso convenire che se c’è questo margine discrezionale, sarebbe opportuno dare la facoltà al Parlamento di decidere la percentuale. Se il problema fosse questo, è un tema su cui potremo trovare un accordo. Il Governo propone la percentuale nel preventivo, il Parlamento decide la percentuale di correzione». Al di là degli aspetti tecnici e delle conclusioni politiche, resta comunque un fatto: il Preventivo 2025, nel giro di due soli giorni, è già peggiorato di parecchi milioni.

Il deficit schizza verso l'alto

In ottica Preventivo 2025, il dato che più conta al termine dei primi due giorni della sessione di Gran Consiglio è uno soltanto: il deficit – che da messaggio partiva da 64 milioni di franchi – ha sforato la simbolica soglia dei 100 milioni di franchi. Lunedì è toccato alla tassa di collegamento, che sulla carta avrebbe permesso alle casse dello Stato di «respirare» per 15 milioni di franchi. Oggi, come visto, è stato il turno della progressione a freddo. A livello contabile, l’Esecutivo aveva inserito nel preventivo un risparmio di circa 8 milioni di franchi. Anche questo ammontare, tuttavia, è stato cancellato dal Parlamento. Sommando le due misure, si arriva quindi a 23 milioni di deficit in più. A cui si deve aggiungere il noto aggravio di 16 milioni per via dell’aumento dei premi di cassa malati (e il relativo aumento dei sussidi elargiti). Totale: 103 milioni di franchi. Il margine di manovra della politica si sta dunque assottigliando a vista d’occhio. Se, come visto, un deficit di 64 milioni permetteva un raggio d’azione più ampio, a oggi la situazione è peggiorata. E di molto: questo perché la soglia oltre la quale scatta il meccanismo del freno ai disavanzi è posta a -116,5 milioni.

In queste settimane, toccherà quindi ai partiti cercare di fare delle proposte alternative per «salvare» il Preventivo 2025. Bixio Caprara, presidente della Commissione gestione e finanze, la scorsa settimana auspicava soluzioni vere da parte della politica e - soprattutto - capaci di trovare la maggioranza in Parlamento. Più facile a dirsi che a farsi.