L'intervista

«Il potenziale del San Gottardo tra accessibilità e isolamento»

Paolo Galli e Alan Del Don ne hanno parlato con Maria Lezzi, direttrice dell'Ufficio federale dello sviluppo territoriale
Paolo Galli
Alan Del Don
11.06.2022 06:00

Ieri è stato presentato alla stampa il rinnovato Museo nazionale del San Gottardo. Ma con Maria Lezzi, direttrice dell’ARE, più che del passato del passo, abbiamo parlato del suo ruolo presente e futuro. 

Per descrivere il San Gottardo, più volte è stata usata la figura di qualcosa che divide e al contempo unisce. Oggi tendiamo a darlo per scontato. Lei quale potenziale vede nel San Gottardo?

«Da tempo il Gottardo non è più sinonimo di separazione, ma di collegamento tra Nord e Sud, e questo non vale solo in Svizzera, ma in tutta Europa, grazie ad AlpTransit. Oggi si associa il Gottardo al cosmopolitismo. Il suo mondo della montagna è diventato un centro di attrazione internazionale. Basti pensare al grande progetto turistico di Andermatt, che ha dato un nuovo impulso economico all’intera regione. È proprio il transito attraverso il Gottardo a renderlo possibile, perché protegge un paesaggio alpino unico. Quindi, se mi chiedete del potenziale del Gottardo, è proprio lì che lo vedo: nella combinazione di un’eccellente accessibilità e dell’idilliaco isolamento del mondo della montagna».

La velocizzazione della mobilità attraverso il San Gottardo non rischia di penalizzare ulteriormente l’economia della zona?

«Ci sarebbe potuto essere un rischio per l’area “cortocircuitata”, cioè la Leventina e la parte superiore della valle della Reuss, ma grazie all’offerta della Südostbahn (SOB), questo rischio sembra essere stato evitato. Il resto del Ticino sarà sicuramente rafforzato dall’interconnessione dei quattro agglomerati cantonali - Locarno, Bellinzona, Lugano, Mendrisio - e dai nuovi e veloci collegamenti ferroviari con Milano, Zurigo, Lucerna e Basilea». 

Airolo nei prossimi decenni cambierà volto, con la riqualifica del fondovalle. Ad Ambrì è stata realizzata la Gottardo Arena, poco distante sta per essere ultimata la nuova centrale idroelettrica del Ritom. Mentre sul Passo, lo sappiamo, il Parco eolico cattura il vento. Questi grandi cambiamenti daranno nuovo impulso all’immagine del San Gottardo?

«Sicuramente. Per anni, in estate, andavo in vacanza nel distretto di Surselva. Tra i momenti culminanti c’era l’escursione che dal Passo del Lucomagno passava per il Passo dell’Uomo per giungere al Lago Ritom e si concludeva con il viaggio sulla funicolare del Ritom, una delle più ripide del mondo, per arrivare a Airolo. Sarei certamente molto stupita dai cambiamenti intervenuti. Le nuove infrastrutture, come la Gottardo Arena o la nuova centrale idroelettrica del Ritom, hanno sicuramente portato un nuovo dinamismo nella regione. Si tratta di un’opportunità per sviluppare un nuovo profilo e aprirsi a livello nazionale e internazionale. Con le nuove infrastrutture, la regione si è concentrata anche su temi d’avvenire, come la produzione di energia, dando così un contributo alla lotta contro il cambiamento climatico».

Per dare nuova linfa alle valli, spesso si parla di “rinnovati modi d’azione”, si invitano le autorità e i privati a ragionare in “modo nuovo”. Ma che cosa vuol dire?

«Mi vengono in mente alcuni spunti per la regione del Gottardo. Per esempio il rafforzamento della resilienza e dell’adattabilità, il coinvolgimento della popolazione e la promozione di iniziative autonome. In fin dei conti, lo scopo dovrebbe essere quello di promuovere lo sviluppo sostenibile e proteggere i paesaggi unici non edificati. Esistono già soluzioni intelligenti per farlo. Per darvi un esempio, la località turistica di Andermatt, con i suoi alberghi, gli appartamenti per vacanze e il comprensorio sciistico di Andermatt-Sedrun, porta non solo molto turismo, ma anche molte/i lavoratrici/tori nella regione della parte alta della valle della Reuss e della valle dell’Ursern. È per questo motivo che la domanda di abitazioni è in forte crescita e che i prezzi aumentano. Allo stesso tempo, però, si constatano molte abitazioni vuote fuori dai centri. Con i nostri Progetti modello Sviluppo sostenibile del territorio, il Canton Uri sta cercando di sfruttare l’aumento della domanda per rivitalizzare i villaggi circostanti e lanciare offerte di mobilità personalizzate».

Leggenda, mito, simbologia. Ma siamo poi sicuri di essere ancora in grado di “vendere” turisticamente il “prodotto” Gottardo? 

«L’area che comprende le regioni di Surselva, Goms, Bellinzona e Valli e il Canton Uri offre già molto al turismo. È un’area di diversità paesaggistica e di unicità. Basti pensare alla Gola della Schöllenen, alla Ferrovia della Furka o alla linea alpina del San Gottardo. Luoghi come Andermatt e Bellinzona hanno un fascino internazionale. Naturalmente, occorrono sempre nuove idee per rimanere al passo con i tempi. Il Gottardo non deve essere sfruttato eccessivamente per il turismo. Il suo tesoro è l’idilliaco mondo della montagna».

Per far crescere l’area, si dice nel Concetto territoriale Svizzera, occorre abbattere i muri cantonali. A che punto siamo?  

«In tutta la Svizzera, negli ultimi decenni i confini amministrativi si sono continuamente assottigliati e sono diventati sempre meno importanti. Ne sono un buon esempio i programmi di agglomerazione nati 15 anni fa: i Comuni, i Cantoni ma anche gli Stati confinanti collaborano con successo nel campo dei trasporti e degli insediamenti. In particolare nelle aree rurali, la cooperazione tra i Cantoni è molto stretta e molto buona. I Cantoni di montagna sono molto ben interconnessi grazie alla Conferenza dei governi dei Cantoni alpini (CGCA). Ne è un esempio il progetto San Gottardo dei Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese». 

La digitalizzazione potrebbe favorire la crescita dell’area?

«La digitalizzazione offre un’opportunità di crescita e di aumento dell’attrattiva e della qualità di vita. È per questo che la Confederazione promuove gli sforzi nell’ambito del programma Progetti modello. I Comuni e le regioni che riescono a ben collegarsi in rete, digitalmente, vengono definiti “smart villages” o “smart regions”. La digitalizzazione li aiuta, per esempio, a rafforzare la collaborazione tra Comuni e regioni. Facilita anche la partecipazione della popolazione e li sostiene nel marketing per rendere più visibili la propria regione e le sue offerte. Grazie alle possibilità digitali, anche il lavoro decentralizzato ha un futuro, permettendo ad alcune persone di svolgere parte del loro lavoro in home office, nel loro appartamento di vacanza in montagna». 

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