Il racconto di un disertore ucraino: «Trovarsi costantemente sotto bombardamento ti fa impazzire»
Ha 45 anni e ha combattuto nella regione di Lugansk: lui è Oleksandre ed è un soldato ucraino che ha disertato la sua unità sul fronte est dell'Ucraina. A raccontare la sua storia è l'AFP, ripresa da Watson. L'uomo, che non vuole rivelare il suo cognome, spiega di aver abbandonato la sua unità dopo aver visto per sei mesi i suoi commilitoni cadere sotto i pesanti bombardamenti russi. Per Oleksandre il punto di svolta è il momento in cui ai sopravvissuti del suo gruppo viene chiesto di contrattaccare l'esercito nemico. L'uomo capisce subito che eseguire l'ordine significa andare incontro a morte certa e quindi, appena ne ha la possibilità, fugge. «Volevamo vivere», sottolinea. «Eravamo persone senza esperienza militare, gente ordinaria, dei lavoratori provenienti da diversi villaggi».
Dei dodici mesi seguiti alla sua fuga, che ha passato nella regione di Leopoli, Oleksandre non ricorda praticamente niente. Tutta colpa, a sua dire, delle numerose commozioni celebrali riportate a causa dei bombardamenti nemici. L'unica cosa che ricorda bene è di aver passato le giornate a bere in maniera smodata per provare a cancellare dalla mente l'orrore della guerra e un sentimento crescente di colpevolezza.
Attanagliato dai rimorsi, Oleksandre ha infine deciso di ritornare a combattere quando ha visto arruolarsi ragazzi giovani e militari guariti dopo essere stati feriti. A nulla sono valse le preghiere della sua famiglia e di sua sorella in particolare che racconta: «preferisco portargli da mangiare in prigione piuttosto che i fiori sulla tomba».
Una pratica comune
Quello di Oleksandre non è un caso isolato, del resto avevamo già affrontato la questione parlando del fallimento della brigata «Anna di Kiev» (o 155. Brigata meccanizzata autonoma), un’unità composta da 4.500 uomini, molti dei quali addestrati in Francia. Ancor prima che la brigata arrivasse al fronte caldo del Donbass, infatti, 1.700 soldati avrebbero abbandonato l’unità senza permesso, mentre circa 50 lo avrebbero fatto già durante l'addestramento nel Paese di Macron secondo quanto scriveva su censor.net il giornalista Yuri Butusov. Che l'atto di disertare sia piuttosto comune tra le truppe di Kiev lo dimostrano poi i dati della procura ucraina secondo cui dal 2022 sono stati aperti almeno 90.000 casi per diserzione o assenza ingiustificata. Il 2024 ha inoltre fatto segnare un forte aumento di questi procedimenti.
Se Oleksandre preferisce mantenere un profilo basso e non rivelare il suo cognome, Serguiï Gnezdilov non si fa invece problemi a rendere pubblica la sua vicenda; nel settembre del 2023 ha infatti annunciato via social di aver lasciato senza permesso la propria unità. Un atto di protesta, quello del 24.enne che ha prestato servizio nell'esercito per cinque anni, contro la decisione di rendere di «durata illimitata» la mobilitazione dei soldati. A causa del suo gesto, Serguiï è stato arrestato e rischia ora di essere condannato a dodici anni di prigione. Il suo modo di agire è inoltre stato definito «immorale» e favorevole alla Russia dall'Ufficio investigativo ucraino.
Proprio come Oleksandre, anche Boutch (nome di battaglia), dopo aver disertato, ha fatto marcia indietro e si è arruolato nuovamente. Pure nel suo caso il senso di colpa era troppo grande. L'uomo, 29.enne, aveva deciso di abbandonare l'esercito dopo essere rimasto ferito durante i combattimenti per liberare la città di Kherson nel 2022. «Trovarsi costantemente sotto bombardamento danneggia il tuo stato mentale», racconta. «Poco a poco diventi pazzo. Sei costantemente stressato e lo stress è enorme».
In mancanza di uomini si perdona tutto
Se le diserzioni in seno all'esercito ucraino sono una pratica largamente diffusa, piuttosto comune è anche la decisione dei soldati scappati di ritornare sui propri passi. Le traiettorie di Oleksandre e Boutch non sono dunque un unicum.
«Commettiamo tutti degli errori» avevano dichiarato la 47. e la 53. Brigata dell'esercito ucraino dopo aver reintegrato in dicembre i soldato che si erano allontanati senza permesso dal fronte.
Da parte sua, la procura ucraina sostiene che, solo nel novembre 2024, 8.000 soldati che hanno disertato o lasciato la propria unità senza autorizzazione sono tornati nell’esercito.
La benevolenza di Kiev verso i combattenti che, dopo aver disertato, tornano a combattere è del resto imposta dalla situazione sul campo di battaglia. Con il protrarsi della guerra, infatti, l'esercito ucraino è sempre più confrontato con il problema della mancanza di uomini. Non può perciò permettersi di storcere il naso di fronte a chi decide, dopo un momento di smarrimento, di mettersi al servizio delle forze armate. Tanto più che, nonostante molti uomini dopo aver disertato facciano marcia indietro, il numero di defezioni è in aumento.
Una tendenza confermata anche da Siver, comandante del 1. Battaglione d'assalto separato. Noto con il nome di battaglia Da Vinci, l'uomo spiega che il fenomeno è originato dal fatto che i soldati più motivati sono già morti o non possono attualmente combattere perché feriti.
A caccia di possibili soluzioni
Bene, ma allora come porre rimedio a questa tendenza? Diversi soldati hanno detto all'AFP che miglioramenti nella formazione e nella gestione dell'esercito permetterebbero di arginare il fenomeno. A confermarlo è anche Boutch che spiega come la sua attitudine al combattimento e le sue condizioni fisiche siano migliorate rispetto al suo primo incarico grazie all'attitudine del suo attuale comandante. La prima esperienza nell'esercito fu per lui traumatica perché i superiori non trattavano i soldati come esseri umani.
Da parte sua, Siver suggerisce che bisognerebbe apportare migliorie nel sostegno psicologico ai combattenti. Le truppe dovrebbero venire preparate anche a livello mentale a passare settimane in una fangosa e fredda trincea mentre patiscono la fame. Egli osserva comunque che non bisogna farsi illusioni e che, con il perdurare della guerra, le diserzioni sono destinate a crescere sempre di più. L'unico rimedio efficace per risolvere in maniera definitiva il problema, conclude, è uno soltanto: mettere fine alle ostilità tra Ucraina e Russia.