Il «trittico di Leonforte» battuto per 702.445 franchi

È stato battuto all’asta questa mattina, puntualmente alle 10.30, il «Trittico su tavole raffigurante il Giudizio Universale» attribuito al Beato Angelico (noto anche come Guido di Pietro o fra’ Giovanni da Fiesole). Ad aggiudicarselo per 702.445 franchi è stata la Arte Gallery SA. L’offerta era arrivata per iscritto e stamattina nessuno dei presenti a Balerna, una sessantina, ha rilanciato.
Un’asta pubblica iniziata tra evidenti misure di sicurezza: all’entrata dei Magazzini Generali del Punto Franco di Balerna c’era anche un metal detector mobile delle Guardie di confine.
Attualmente l'opera era custodita al Punto Franco, ovvero un magazzino delle dogane, che, formalmente, non si trova né in Svizzera né in Italia.
Per gli esperti d’arte, l’opera – ritenuta autentica – è di assoluto valore: il professor Rolando Bellini, nella documentazione allegata all’avviso di incanto pubblicato dall'Ufficio esecuzione di Mendrisio, definisce il lavoro un «pezzo rilevante di uno dei più aulici Maestri rinascimentali».
Il «Giudizio universale», conosciuto anche come «trittico di Leonforte» è una copia realizzata dal Beato Angelico e dal suo atelier (ne esistono due sostanzialmente identici). L’opera è tecnicamente un fondo oro su tavola: quella centrale misura all’incirca 111 centimetri per 72, quelle laterali hanno una larghezza di circa 32 centimetri.
La tradizione vuole che il quadro fosse stato regalato, verosimilmente nel 17.esimo secolo, da Papa Urbano VIII a Nicolò Placido Branciforte, fondatore di Leonforte, un Comune siciliano. Branciforte, come segno di riconoscenza al Santo Padre, fece costruire una chiesa – Convento dei Cappuccini – dove venne posto il quadro, poi regalato al figlio nella prima metà del Seicento. Nemmeno un secolo più tardi il «Trittico» passò alla famiglia Li Destri, che trasferì l’opera al Castello Ursino di Catania. Fino ad arrivare al 1990, quando venne acquistato da un collezionista privato. Lo stesso che poi l’ha conservato, negli ultimi anni, a Balerna.
Il fondo oro su tavola fu inoltre restaurato almeno tre volte: la prima non in epoca recente; la seconda attorno agli anni 60-70 del Novecento, la terza nel 2017 per mano dell’IFARC (Institute for fine Art Research & Conservation) di Lugano.