La conferenza di Monaco

Il vice di Trump attacca l’Europa: «Distrugge la libertà di parola»

Durissimo discorso di JD Vance che ribadisce quanto anticipato poco prima in un’intervista al Wall Street Journal - I vertici dell’Unione preferiscono non rispondere e rinunciano alle polemiche - Ampio giro di incontri bilaterali della presidente della Confederazione
Il vicepresidente degli Stati Uniti J D Vance. ©Matthias Schrader
Dario Campione
14.02.2025 23:00

Poche parole sull’Ucraina, quasi di sfuggita. Con un generico appello all'Europa affinché faccia «un passo avanti», ma senza dare alcuna indicazione di scadenze o di obiettivi americani definiti per una soluzione negoziata.

Il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance, intervenuto alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, ha totalmente deluso le aspettative di chi sperava di avere dalla nuova amministrazione di Washington segnali chiari in vista di una possibile fine del conflitto tra Kiev e Mosca. Ma ha comunque lasciato un segno. Profondissimo. Sebbene in tutt’altra direzione.

Chi pensava, infatti, che Donald Trump, sbrigativo nei modi e spiccio nelle parole, potesse alla lunga incrinare, con il suo modo di fare, i buoni rapporti di amicizia e di collaborazione con gli alleati europei, non aveva fatto probabilmente messo in conto la calcolata irruenza del vice.

Molto più giovane del presidente, apparentemente garbato, uscito dal salotto buonissimo dell’accademia giuridica americana (è laureato a Yale), Vance si è lanciato a testa bassa contro l’Europa, pronunciando una reprimenda - peraltro annunciata qualche ora prima in un’intervista al Wall Street Journal - che ha gelato l’uditorio di Monaco.

«Spero non sia l'ultimo applauso che ricevo», ha esordito il vicepresidente USA. Consapevole di quanto sarebbe accaduto di lì a pochi minuti, in conseguenza delle sue parole.

«La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell'Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno; ciò che mi preoccupa è la minaccia proveniente dall’interno, il ritiro dell’Europa da alcuni dei suoi valori fondamentali, i valori condivisi con gli Stati Uniti d’America», ha attaccato Vance. L’Europa sta «distruggendo la libertà di parola» presentando tutto questo come «una difesa della democrazia. Nella memoria vivente di molti di voi in questa sala, la Guerra fredda ha posizionato i difensori della democrazia contro forze molto più tiranniche in questo continente. E consideriamo la parte in quella lotta che ha censurato i dissidenti, che ha chiuso le chiese, che ha cancellato le elezioni. Erano loro i buoni? Certo che no. Grazie a Dio hanno perso la Guerra Fredda. Hanno perso perché non hanno né apprezzato né rispettato tutte le straordinarie benedizioni della libertà: la libertà di sorprendere, di commettere errori, di inventare, di costruire. A quanto pare, non si può imporre l’innovazione o la creatività, così come non si può costringere le persone a pensare, a sentire o a credere, e noi crediamo che queste cose siano certamente collegate».

Quando si guarda all’Europa di oggi, ha proseguito Vance, «a volte non è così chiaro cosa sia successo ad alcuni dei vincitori della Guerra fredda». Così, le norme dell’UE sulla moderazione dei contenuti Web, la polizia tedesca che «effettua raid contro cittadini sospettati di pubblicare commenti antifemministi online come parte della lotta alla misoginia su Internet» o i piani svedesi di condannare un attivista che ha preso parte ai roghi del Corano sono diventati altri bersagli facili del vicepresidente USA. Assieme alla decisione della magistratura britannica di perseguire un uomo accusato di aver violato le zone di protezione intorno alle cliniche abortive.

Divario di visioni

Il comune denominatore delle bordate di Vance è stata quindi un’Europa nella quale, a detta del vice di Trump, sarebbe in atto «una reazione antidemocratica che cerca di sopprimere le idee dell’estrema destra»; idee «legittime e che dovrebbero essere considerate in modo diverso nel dibattito pubblico». Il divario di visioni cristallizzato dal discorso di Vance e da quello pronunciato pochi minuti dopo dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è sembrato a tratti un abisso. Alla divergenza strategica, infatti, con gli USA concentrati sulla Cina e poco interessati al Vecchio continente, se ne aggiunge una ideologica di una profondità tale da rendere difficile immaginare una cooperazione efficace nei prossimi anni.

E tuttavia, il discorso di Vance non ha scatenato reazioni particolarmente dure tra gli europei. L’alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, l’estone Kaja Kallas, si è limitata a dire ai giornalisti che il vice di Trump è sembrato voler «combattere» contro di noi. «Ascoltandolo ho avuto l’impressione che cercasse di litigare con noi, ma noi non vogliamo litigare con i nostri amici. Penso che gli alleati dovrebbero concentrarsi su minacce più grandi come l’aggressione Russa all’Ucraina».

Ironico, invece, il primo ministro norvegese, il laburista Jonas Gahr Støre. «Il fatto che Vance sia stato in grado di pronunciare il suo discorso senza interruzioni dimostra che la libertà di parola sta andando bene in Europa - ha detto - Il vicepresidente americano ha deciso di rivolgersi a noi in questo modo. Va bene. Ma non ha affrontato alcune delle questioni chiave in tema di sicurezza e ha perso un’occasione. Quello che sta succedendo in Ucraina, in Russia o in Cina è meno importante della presunta perdita della libertà di parola in Europa? Non sono d’accordo».

Il commento di Keller-Sutter

Anche la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter, presente a Monaco, non si è detta sorpresa dal discorso di Vance. «Ero preparata. L’atmosfera della conferenza mi ha ricordato un po’ quella del Forum di Davos - ha detto Keller-Sutter - Anche in quell’occasione, nessuno da parte europea aveva accesso ai processi decisionali di politica estera negli Stati Uniti».

A margine della conferenza di Monaco, la consigliera federale ha avuto colloqui con il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, con il ministro tedesco delle finanze Jörg Kukies, con il segretario generale della NATO Mark Rutte e con il segretario generale dell’OCSE Feridun Sinirlioğlu, con il quale ha parlato della presidenza svizzera della stessa OCSE nel 2026.

Anche la ministra della Difesa Viola Amherd ha partecipato alla Conferenza di Monaco, dove ha incontrato il lituano Andrius Kubilius, responsabile per le politiche europee della difesa e dello spazio.