Sicurezza

In arrivo un giro di vite sui controlli ai confini

La Germania proroga la stretta alle frontiere per altri sei mesi, Berna è chiamata a fare lo stesso – La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati vuole frenare l’immigrazione irregolare – Il «senatore» Marco Chiesa (UDC): «È un primo passo, ma il margine di interpretazione è troppo elevato»
© KEYSTONE/Christian Beutler
Luca Faranda
12.02.2025 21:45

Il tema scalda gli animi da anni e ritorna ciclicamente sui banchi di Palazzo federale. È il controllo dei confini, un argomento che non passa mai di moda e un vero e proprio cavallo di battaglia dell’UDC. Se ne discute, in aula si alza spesso la voce, ma gli atti parlamentari - presentati soprattutto dai rappresentanti democentristi, ma anche dal PLR - non hanno (quasi) mai successo. Fino ad ora.

Oggi, infatti, la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati ha chiesto al Consiglio federale «di intensificare i controlli ai confini della Svizzera e di rafforzare le misure volte a respingere sistematicamente le persone senza un permesso di dimora valido e che non presentano domanda d’asilo». Lo ha fatto tramite una mozione commissionale, approvata con ben 10 voti favorevoli, 0 contrari e una sola astensione.

L’esempio di Berlino

Cosa è successo? Solo pochi mesi fa, svariati Paesi d’Europa hanno deciso di rafforzare i controlli ai confini. La Germania, ad esempio, lo scorso settembre ha deciso di intensificarli (senza tuttavia renderli sistematici), dopo aver già annunciato alcuni mesi prima una stretta alle frontiere con la Svizzera, l’Austria, la Polonia e la Repubblica Ceca.

«Abbiamo ordinato di prorogare i controlli temporanei a tutte le frontiere per altri sei mesi e lo abbiamo notificato all’UE», ha detto proprio oggi il cancelliere tedesco Olaf Scholz, secondo cui la misura serve a contrastare l’immigrazione irregolare. «Con i controlli riusciamo a ridurre l’immigrazione irregolare in modo efficace, come mostrano i dati: 47 mila espulsioni ai confini, le richieste di asilo ridotte di un terzo dal 2023 al 2024 e l’arresto di 1900 trafficanti di uomini», ha sottolineato il cancelliere.

La Confederazione, invece, in questi mesi ha deciso di non agire. Per il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), guidato da Beat Jans, il ripristino dei controlli alle frontiere interne non è un mezzo adeguato per prevenire la migrazione irregolare. L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC), inoltre, effettua già oggi controlli doganali di merci e persone ai confini.

Tre obiettivi, oltre 400 valichi

Con la mozione presentata oggi, la Commissione vuole invece imoccare un’altra strada: «Gli obiettivi perseguiti sono la lotta contro la migrazione irregolare, il mantenimento della sicurezza interna e la riduzione della criminalità transfrontaliera», si legge in un comunicato dei servizi del Parlamento. Si vuole contrastare l’ingresso di persone che non dispongono di alcun permesso di dimora e non intendono presentare domanda di asilo.

C’è però un’altra mozione, presentata dal consigliere agli Stati ticinese Marco Chiesa (UDC), che farà (nuovamente) discutere. L’introduzione di controlli «sistematici». La commissione propone di respingerla, ma solo per 6 voti contro 5. Il risultato, in aula, è imprevedibile. Per la commissione, l’introduzione di controlli «sistematici» o «esaustivi» è «impensabile, sia per ragioni finanziarie e pratiche (contiamo più di 400 valichi di frontiera), sia per quanto riguarda il rispetto del Codice frontiere Schengen».

«Sistematici e rigorosi»

Per Chiesa, la partita si giocherà all’ultimo voto, ma si dice anche parzialmente soddisfatto della soluzioni elaborata dalla Commissione. «Il problema è reale. Il sistema Schengen/Dublino è alle corde e ha dimostrato di essere ampiamente insufficiente. La mia mozione è chiara, mentre la seconda è nebulosa e lascia un margine di interpretazione troppo elevato. Cosa significa intensificare? Mettere una persona in più a controllare è sufficiente?», si chiede Chiesa, che poi aggiunge. «Noi vogliamo invece controlli sistematici e un’applicazione chiara e rigorosa, supportata da strumenti tecnologici e un aumento del personale ai confini. La sicurezza del nostro territorio è un valore aggiunto per il nostro Paese». Proprio sull’introduzione dei controlli sistematici, lo scorso maggio l’UDC ha lanciato l’iniziativa popolare «Fermare gli abusi nell’asilo! (Iniziativa per la protezione delle frontiere)». Il partito ha tempo fino al prossimo 28 novembre per raccogliere le 100 mila firme necessarie.