La guerra in Ucraina

Kiev, l’anniversario dell’invasione sotto un diluvio di missili e droni

Il presidente Volodymyr Zelensky, rispondendo ai giornalisti, afferma di essere disposto a lasciare se questo servirà per la pace – L’accordo sullo sfruttamento minerario rimane tra i punti più spinosi nel rapporto con gli USA – Domani a Kiev la solidarietà di decine di leader
Sul muro della memoria, a Kiev, sono affissi i volti di tutti i soldati ucraini morti da quando la Russia di Vladimir Putin, il 24 febbraio di tre anni fa, ha invaso il Paese. ©SERGEY DOLZHENKO
Dario Campione
23.02.2025 21:15

Tre anni di guerra. E un anniversario segnato dal più massiccio attacco aereo notturno dall’inizio del conflitto.

Il 24 febbraio 2022 il mondo guardava sgomento l’invasione russa dell’Ucraina. E si chiedeva quanto tempo sarebbe potuta durare la resistenza di Kiev. A tre anni di distanza, è chiaro a tutti come l’ipotesi iniziale della «operazione speciale» annunciata da Vladimir Putin - conquistare il Paese in pochi giorni, detronizzare Volodymyr Zelensky e il Governo legittimo e instaurare al loro posto un regime fantoccio - fosse più che velleitaria. E tuttavia, l’avvicendamento alla Casa Bianca e l’uscita di scena di Joe Biden e dei democratici ha ridato fiato alle speranze dell’autocrate moscovita di riuscire almeno in parte nel suo intento. E ha reso incerto il destino dell’Ucraina.

Per continuare a sostenere Kiev, Donald Trump ha chiesto una contropartita gigantesca: 500 miliardi di dollari e un accordo capestro sullo sfruttamento delle miniere ucraine, in particolare quelle da cui si estraggono le cosiddette “terre rare”. Nel frattempo, ha aperto una trattativa diretta con i russi, sebbene nessuno abbia sin qui capito su quali basi e con quali obiettivi. Non solo. Ha pure definito Zelensky un «dittatore» e un «comico mediocre», supportato a ruota da Elon Musk, secondo il quale «il presidente Trump ha ragione a ignorare Zelensky e a decidere per la pace indipendentemente dalla disgustosa e massiccia macchina per la corruzione del presidente ucraino che si nutre dei cadaveri dei suoi soldati».

La conferenza stampa

Così oggi pomeriggio, parlando alla stampa in una lunga conferenza stampa, Zelensky ha dovuto utilizzare ogni risorsa dialettica per evitare di approfondire il solco che lo divide dalla nuova amministrazione di Washington. E si è spinto a dire di essere disposto a rinunciare alla presidenza dell’Ucraina in cambio della pace. «Sì, sarei felice di farlo, se è per la pace del Paese - ha detto Zelensky - Se avete bisogno che lasci questa poltrona, sono pronto a farlo, e posso anche scambiarla con l’adesione alla NATO».

Il presidente ucraino ha spiegato di voler vedere Donald Trump come un partner e non come un semplice mediatore tra Kiev e Mosca. E ha invitato il tycoon in Ucraina, ben consapevole però che il viaggio in Europa del presidente americano, al momento, sembra essere alquanto difficile. «Vorremmo davvero che fosse prioritario che gli Stati Uniti parlassero prima con noi e poi con la Russia. Putin e Trump possono discutere di tutto ciò che vogliono nelle loro relazioni, ma non è possibile decidere qualcosa che riguardi l’Ucraina senza di noi. Non riconosceremo alcun accordo di questo tipo, indipendentemente dal formato», ha tuttavia aggiunto Zelensky.

Il punto non è di quelli secondari. Alle Nazioni Unite, gli Stati Uniti avrebbero presentato una risoluzione sulla guerra che omette qualsiasi menzione del territorio ucraino occupato dalla Russia, ha rivelato l’agenzia France Presse. La proposta sembra rivaleggiare con una bozza di risoluzione scritta invece da Kiev e dagli alleati europei nella quale si sottolinea la necessità di raddoppiare gli sforzi diplomatici per porre fine alla guerra quest’anno. Il testo di Washington, che chiede una «rapida fine del conflitto» senza menzionare l’integrità territoriale ucraina, è stato accolto dall’ambasciatore di Mosca all’ONU Vassily Nebenzia come «una buona mossa». E questo fa capire quanto grandi siano tuttora le distanze tra USA e Europa sulla possibile soluzione del conflitto.

C’è poi la questione dell’accordo sullo sfruttamento delle miniere. Zelensky si rifiuta di riconoscere un debito di 500 miliardi di dollari per gli aiuti di guerra che Washington ha fornito a Kiev. Le sovvenzioni non possono essere trattate come prestiti, ha ripetuto ancora oggi il presidente ucraino. Ma intanto è in qualche modo costretto a trattare. E ai giornalisti che gli chiedevano a che punto fosse l’intesa sull’accesso degli USA alle miniere ucraine, ha risposto: «Stiamo facendo progressi e siamo pronti a condividere il testo, ma a Washington deve darci sicurezza e assicurarsi che Vladimir Putin ponga fine a questa guerra».

La determinazione di Starmer

Chi continua a schierarsi dalla parte di Kiev è sicuramente l’Unione Europea. E, con essa, la Gran Bretagna del premier laburista Keir Starmer.

«Domani ricorrono i tre anni dall’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia. Un giorno che vivrà per sempre nell’infamia. Oggi issiamo la bandiera ucraina nella nostra sede. Sventola alta e orgogliosa nel cuore dell’Europa. Nel luogo a cui appartiene», ha scritto su X la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen.

Starmer, che la prossima settimana sarà a Washington per incontrare Trump, ha ribadito di essere «più determinato che mai a difendere l’Ucraina. Intervenendo alla conferenza dei laburisti scozzesi a Glasgow, il premier britannico ha detto: «Nessuno vuole che lo spargimento di sangue continui, men che meno gli ucraini. Ma dopo tutto quello che hanno sofferto, dopo tutto quello per cui hanno combattuto, non si può discutere dell’Ucraina senza l’Ucraina, e il popolo ucraino deve avere un futuro sicuro e a lungo termine. Ho visto di persona la devastazione che Vladimir Putin ha causato - ha aggiunto - Ricordate le mie parole: quello che ho visto mi rende ancora più determinato a difendere l’Ucraina».

Domani, intanto, una dozzina di leader europei e mondiali saranno a Kiev per mostrare di persona il proprio sostegno all’Ucraina e a Zelensky e discutere delle garanzie di sicurezza. L’incontro è stato definito dal presidente ucraino un possibile «punto di svolta». Il 6 marzo prossimo, invece, i capi di Stato e di Governo dell’Unione europea si vedranno per un vertice straordinario sulla difesa comune e della stessa Ucraina. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio europeo, António Costa, il quale ha ribadito: «Stiamo vivendo un momento decisivo per l’Ucraina e la sicurezza europea».