"La Bielorussia non sarà mai più in guerra"

OCCHI SULL'EST/4. PUNTATA - Il Giorno dell'indipendenza, imponente parata militare in una Minsk tirata a lucido e manifestazioni in tutto il Paese per ricordare i caduti - Lukashenko: "La sovranità è sacra"
Le immagini del presidente Alexander Lukashenko sugli schermi durante la parata militare.
Andrea Colandrea
05.07.2016 05:00

MINSK (dal nostro inviato) - C'è una data, nella storia bielorussa, che continua ad avere un grande rilievo: la liberazione dall'occupazione nazista, il 3 luglio 1944. Il Giorno dell'indipendenza, che è stato anticipato di tre settimane nel 1996, dopo che il popolo ha accolto un referendum nazionale proposto dal presidente Alexsander Lukashenko, ogni anno, per questo Paese, è un'occasione per riflettere sul proprio passato, con lo sguardo puntato all'immediato futuro.

Da Minsk a Vitebsk (vicino al confine russo), da Brest (sulla frontiera polacca) a Gomel (a ridosso dell'Ucraina), questa data ha un significato particolare, che viene sottolineata puntualmente con numerose manifestazioni di piazza riprese in diretta dalla televisione di Stato. Nella capitale ha luogo un'imponente manifestazione militare con la marcia delle diverse unità dell'esercito. Vi sfilano decine di mezzi corazzati, mentre gli elicotteri e gli aerei da combattimento svettano sopra le teste di migliaia di persone giunte in loco per godersi lo spettacolo. Le bancarelle, ovunque, dalla periferia al centro città, vendono bandierine con i colori nazionali e le spille rossoverde che ricordano la solennità dell'evento. Per tutti i bielorussi è un momento di grande festa: i veterani di guerra tornano a mettersi la divisa, vengono allestiti spettacoli di musica popolare e moderna, i giovani e i bambini prendono parte a canti e a balli e le città vengono tirate al lucido, come nelle grandi occasioni.

Anche quest'anno, sulle strade di Minsk, fin dalle prime ore del mattino, addetti ai lavori, militari e agenti di polizia, hanno curato l'organizzazione della festa in ogni minimo dettaglio, occupandosi, soprattutto, di mettere a punto un minuzioso sistema di sicurezza, con tanto di porte d'accesso e metal detector nelle aree più sensibili. Si dà per scontato che anche il KGB (si chiama ancora, proprio, così) abbia fatto la sua parte. Lungo le strade, ovunque, bandierine e manifesti in tema, con le scritte solenni del regime, come quella sull'edificio del Palazzo dello Sport: "Cara mia Patria ti auguro ogni bene e abbi fortuna".

I festeggiamenti solenni sono proseguiti fino a notte inoltrata e si sono conclusi con un grande spettacolo pirotecnico multicolore (spiccavano, ancora una volta, il rosso e il verde della Bielorussia), con un fiume di persone con lo sguardo puntato al cielo fino a notte fonda, mentre dal palco veniva intonato l'inno nazionale e aveva luogo il concerto finale.

Ancora una volta al centro dell'attenzione, dalla tribunale centrale allestita vicino al monumento Stella, è intervenuto, rigorosamente nella sua divisa verde oliva e con il cappello bardato di rosso in stile sovietico, il presidente Lukashenko, attorniato da alcuni suoi ministri e dalle più alte cariche dell'esercito. Il suo discorso alla nazione è stato anche proiettato, poco prima di mezzogiorno, su una serie di maxischermi montati a ridosso del mastodontico complesso edilizio "Isola delle lacrime", mentre centinaia di persone camminavano lungo Prospect Pobeditele, il corso della Vittoria, per poter ammirare la parata militare dal vivo.

"Venticinque anni fa, il nostro Paese - ha tuonato dal microfono Lukashenko - ha ottenuto l'indipendenza e la possibilità di scegliere la via dello sviluppo dello Stato. Per ognuno di noi, i concetti di libertà, vittoria e sovranità, sono parole di grande valore e sono addirittura sacre. Quest'anno abbiamo festeggiato i 75 anni dell'inizio della Seconda guerra mondiale. Non la dimentichiamo mai, perché ha tolto la vita a ogni terzo bielorusso. È però necessario che dobbiamo imparare non solo dalle vittorie, ma anche dalle sconfitte. L'importante è che questa tragedia non si ripeta più". Inevitabile anche l'accenno al presente: "La poltica della Bielorussia è stata ed è quella di non farsi mai trascinare in rischiose azioni politiche". 

Lo spiegamento di mezzi militari nel Giorno dell'indipendenza e la parata dell'esercito in stile Armata rossa (che il presidente continua, infatti, a glorificare, quale ultimo leader occidentale, caduti tutti i regimi comunisti) oggi più che mai, ha però anche una sua valenza attuale, non solo dimostrativa. Con il conflitto ucraino alle porte, l'invasione russa della Crimea e il generale quadro di insicurezza politico-economica tra Mosca e Kiev, la Bielorussia intende continuare a giocare la carta della neutralità nel rispetto, anche, del concetto di "peaceful sky". L'esibizione del suo apparato di sicurezza, e della sua flotta aerea, in questa giornata speciale, ha come voluto ricalcare che il Paese c'è: ha una sua forza militare, autonoma e a servizio degli impegni di pace che gli competono.

"La Bielorussia è un popolo pacifico", ha concluso dal palco Lukashenko. Deve mostrarsi decisa nel continuare a impegnarsi, nell'ambito dei trattati internazionali, per dare risposte alle gravi crisi in atto nell'Est. Minsk ha i riflettori internazionali puntati addosso. Non vuole e non può permettersi di perdere il suo ruolo di primo piano da questa parte dell'Europa.