La BNS alza il tasso guida al +1,5% e apre a ulteriori aumenti

Come altri istituti centrali anche la Banca nazionale svizzera (BNS) inasprisce ulteriormente la sua politica monetaria, malgrado le turbolenze mondiali in atto, con l'obiettivo di soffocare l'aumento dei prezzi: la banca ha innalzato di 0,50 punti il suo tasso guida, portandolo dal +1,00% al +1,50%. E non sono esclusi altri ritocchi in futuro, mette in guardia l'entità guidata da Thomas Jordan.
Si tratta di contrastare «la pressione inflazionistica nuovamente cresciuta», precisa la BNS in un comunicato odierno. La mossa dell'istituto - che giunge all'indomani di un ritocco di 0,25 punti operato dalla Federal Reserve americana e in attesa che la Banca d'Inghilterra scopra a sua volta le carte - è in linea con le aspettative della maggioranza degli analisti (21 su 27 esperti interrogati dalla Reuters prevedevano 0,5 punti, gli altri sei solo 0,25).
Dopo aver mantenuto il tasso di riferimento fermo per oltre sette anni, la BNS aveva operato la prima stretta di 0,5 punti (da -0,75% a -0,25%) il 16 giugno 2022, quando si era mossa a sorpresa prima della Banca centrale europea (BCE). Un secondo rialzo era intervenuto il 22 settembre: era stato quello che aveva segnato la fine dell'epoca degli interessi negativi, con il passaggio del tasso guida dal -0,25% al +0,50%. Il terzo passo (da 0,50% a 1,00%) è arrivato il 15 dicembre e oggi si giunge al quarto intervento verso l'alto nel giro di nove mesi. E non è detto che sia finita: «Non è da escludere che potranno rendersi necessari ulteriori rialzi del tasso di interesse per garantire la stabilità dei prezzi a medio termine», si legge nella nota.
Come noto, dal giugno scorso la BNS non considera più troppo elevata la quotazione del franco, il cui corso è oggi alla pari con l'euro: nel comunicato odierno non parla più nemmeno del tema. Al contrario, la banca conferma la sua disponibilità ad agire all'occorrenza sul mercato dei cambi per garantire stabilità dei prezzi a medio termine: l'istituto ha in tal senso una soglia fissata al 2%. A questo proposito la BNS ritocca al rialzo le previsioni: i prezzi al consumo dovrebbero salire del 2,6% quest'anno e del 2,0% nel 2024, emerge dalle comunicazioni odierne. Tre mesi or sono le stime erano rispettivamente di +2,4% e +1,8%. Viene fornita anche una prima indicazione per il 2025: +2,0%.
Dall'inizio dell'anno l'inflazione è tornata a salire, attestandosi in febbraio al 3,4%, constata l'istituto. Essa si situa quindi ancora nettamente al di sopra dell'area che la Banca nazionale assimila alla stabilità dei prezzi. Il recente incremento è riconducibile soprattutto al rincaro dell'elettricità, dei servizi turistici e dei generi alimentari: tuttavia gli aumenti di prezzo sono ormai diffusi su ampia scala, si rammarica la banca.
I più forti effetti di secondo impatto e l'ulteriore pressione inflazionistica proveniente dall'estero fanno sì che la nuova previsione fino a metà 2025 risulti più elevata rispetto a quella formulata in dicembre, nonostante l'innalzamento del tasso guida BNS. Senza l'aumento del tasso annunciato oggi la previsione di inflazione presenterebbe a medio termine valori persino più elevati, mette in guardia l'istituto.
La banca centrale ha approfittato anche del tradizionale esame trimestrale della situazione economica e monetaria per fornire le sue previsioni congiunturali. Secondo i suoi economisti il prodotto interno lordo (PIL) della Svizzera dovrebbe crescere quest'anno di «circa l'1%», valore più alto rispetto a quello avanzato tre mesi or sono, che era di «circa 0,5%».
Nonostante una leggera ripresa dell'attività economica negli ultimi mesi, la crescita resterà probabilmente modesta per il resto dell'anno. Ad agire da freno saranno la domanda estera contenuta e la perdita di potere d'acquisto dovuta all'inflazione. La disoccupazione dovrebbe rimanere su livelli bassi e il grado di utilizzo delle capacità produttive diminuire leggermente. La BNS mette comunque in guardia: analogamente alle previsioni per l'estero, anche quella relative alla Svizzera è soggetta a grande incertezza. A breve termine i rischi principali sono rappresentati da una forte contrazione della congiuntura oltre frontiera e dalle conseguenze negative delle turbolenze nel settore finanziario globale.
Riguardo a quest'ultimo punto il comunicato della BNS è stringato. «La settimana scorsa è stata segnata dagli avvenimenti in relazione a Credit Suisse», scrive l'istituto. «Con le misure annunciate nel weekend, Confederazione, Finma e Banca nazionale hanno arginato la crisi. La Banca nazionale fornisce un ingente sostegno di liquidità in franchi e in valuta estera. Si tratta di prestiti garantiti e soggetti al pagamento di interessi», conclude la BNS.
«Aumento dei tassi assolutamente necessario»
Un nuovo inasprimento della politica monetaria era «assolutamente necessario»: lo ha affermato il presidente della direzione della Banca nazionale svizzera (BNS) Thomas Jordan nella conferenza stampa a Zurigo seguita alla decisione di innalzare dall'1,0% all'1,5% il tasso guida dell'istituto.
«Più l'inflazione si consolida, più diventa difficile combatterla», ha affermato il 60enne. Agli occhi della BNS l'ultima stretta non non avrà un impatto negativo sull'economia elvetica. Nel decidere sul costo del denaro l'istituto ha peraltro «naturalmente» valutato anche la situazione delle banche commerciali, ha precisato Jordan.
«Se ci astenessimo dall'aumentare i tassi di interesse avremmo un problema più grande», si è detto convinto l'economista. «Se stringiamo troppo tardi, dovremo stringere molto di più in seguito, con tutte le conseguenze negative che ne derivano», ha aggiunto. Jordan ha sottolineato che i tassi d'interesse di riferimento in Svizzera sono ancora a un livello molto basso, soprattutto nel confronto internazionale.