La Catalogna scende in piazza per l'indipendenza

BARCELLONA - Madrid non riesce a uscire dall'infinita crisi politica, intanto Barcellona accelera il passo verso il 'sogno' della indipendenza e della Repubblica Catalana.
Nel giorno della festa nazionale catalana, la Diada, centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza a Barcellona, LLeida, Tarragona, Sant, Berga, le città scelte come simbolo dei 'cinque pilastri' della futura Repubblica, per chiedere che entro un anno l'indipendenza diventi realtà.
Per la prima volta da quando la Diada è uscita dalla illegalità, nel 1976, i vertici delle istituzioni catalane - i presidenti di Generalità e Parlament Carles Puigdemont Carme Forcadell e il sindaco di Barcellona Ada Colau - finora assenti in segno di neutralità' erano fra la folla.
Il vicepresidente catalano Oriol Junqueras leader della Sinistra Repubblicana Catalana (Erc), il primo partito della Catalogna, ha annunciato che questa Diada sarà "l'ultima prima dell'indipendenza". Sfidando diffide e minacce di sanzioni penali della Corte Costituzionale spagnola, il parlamento di Barcellona a maggioranza assoluta secessionista ha avviato in marzo il processo verso l'indipendenza e messo in cantiere le tre leggi sulle quali dovrà costruirsi la Repubblica, che dovrebbero essere adottate entro luglio 2017.
Gli ultimi sondaggi indicano che in Catalogna il campo indipendentista ha superato quello 'spagnolista', 48% a 43%. Ma Madrid è stata finora granitica nell'impedire un referendum di autodeterminazione, in nome della costituzione adottata nel 1978 durante la transizione fra dittatura e democrazia, che esclude l'uscita di una fetta di territorio dallo stato spagnolo.
Il campo indipendentista che ora controlla Govern e Parlament di Barcellona è però determinato a andare avanti comunque, approfittando del relativo vuoto politico a Madrid dove dalle politiche di dicembre il Congresso non è stato in grado, fra i veti incrociati dei partiti, di eleggere un nuovo governo.
Lo tsunami di folla che ha invaso oggi le cinque città 'pilastri' della Repubblica - 540mila persone solo a Barcellona secondo la polizia - hanno dato una nuova chiara dimostrazione di forza del campo indipendentista, rileva El Pais.
Puigdemont ha annunciato che il 28 settembre proporrà a Madrid di tenere un referendum, e che prevede prima della Diada 2007 di convocare elezioni costituenti della nuova Repubblica. Il governo del premier uscente Mariano Rajoy è però determinato con l'appoggio delle altre grandi forze politiche spagnole (solo Podemos è favorevole ad un referendum) a bloccare con ogni mezzo o quasi la 'deriva' catalana.
Nessuno per ora immagina i tank spagnoli occupare Barcellona. Ma non si vede neppure per ora quale soluzione consensuale permetterà di superare l'attuale muro contro muro e di evitare nel 2017 un inevitabile "scontro fra treni", come prevede La Vanguardia, fra Madrid e Barcellona.