Il caso

La cultura come la salamandra di Orelli: la Turrita ci crede

Bellinzona, la Città si è candidata per diventare nel 2030 la capitale svizzera - Sarà sfida con Lugano e con quattro rivali confederati - Il presidente dell'associazione: «L'idea ha oramai attecchito ovunque»
© CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
08.04.2025 15:00

E poi ci verrà forse in mente la salamandra di Giorgio Orelli che «mena per i ciottoli la sua inusata allegrezza di polvere». Bellinzona, capitale, vuole esserlo anche della cultura svizzera. Nel 2030. Quando saranno trascorsi 13 anni dall’aggregazione. La Turrita, insomma, non è triscaidecafobica. Non ha paura di quel numero maledettamente legato alla superstizione. Ha inoltrato la sua candidatura a fine marzo.

La Turrita - puntualizza il Municipio nella lettera d’intenti trasmessa a chi fra poco più di un anno sarà chiamato a designare la/il prescelta/o - «con la sua Fortezza medioevale patrimonio UNESCO e il centro storico dal fascino austero di borgo lombardo, con i suoi quartieri caratteristici, gli scorci pittoreschi, la vocazione per la ricerca scientifica e una vita aggregativa ben radicata, incarna la città giusta, al momento giusto». Il dossier completo dovrà essere presentato entro il 31 dicembre prossimo.

Aarau, Sciaffusa, Thun e Zugo

«L’interesse dimostrato dalle sei o otto città non solo aumenta la probabilità di avere una selezione diversificata, ma dimostra anche che il concetto di ‘Capitale culturale svizzera’ ha attecchito in tutto il Paese», rileva Daniel Rossellat. È il presidente dell’omonima associazione costituita nel 2013, ma non solo; è altresì sindaco di Nyon (carica che lascerà fra dodici mesi) ed è alla testa del Paléo Festival, il più grande evento culturale elvetico, di cui è stato il fondatore. Entro il termine ultimo per palesarsi ufficialmente si sono fatte avanti Bellinzona, Lugano (con Locarno e Mendrisio), Aarau, Sciaffusa, Thun e Zugo. Come avrete notato, manca una rappresentante romanda.

Incarto da completare

L’incarto di chi sogna in grande - specifica il timoniere - è stato valutato positivamente dalla giuria composta da undici membri. La candidatura andrà ora completata con un dossier che dovrà comprendere, in primis, «il coinvolgimento di tutti gli attori culturali della città e della regione, un esame della fattibilità operativa, la definizione di un budget vincolante e la sua approvazione da parte delle autorità competenti». Il lavoro è soltanto all’inizio, dunque.

Serve un’offerta coinvolgente

Il prestigioso riconoscimento viene assegnato ogni tre anni. Il requisito principale è quello di essere una città di almeno 20 mila abitanti. Il focus è ovviamente sull’offerta culturale ed artistica, sulle infrastrutture e, soprattutto, sull’elaborazione di progetti in grado di coinvolgere pure gli abitanti. Si premiano le idee, per capirci, più di quello che si ha (già) da offrire; in questo senso citiamo a mo’ d’esempio, per Bellinzona, i castelli, il teatro Sociale, il museo di Villa dei Cedri e le manifestazioni (musicali e non solo) che si svolgono in piazza del Sole. La Turrita nel 2023 si è inoltre fatta ulteriormente conoscere ed apprezzare nel resto della Confederazione grazie alla Festa federale della musica popolare svoltasi a fine settembre.

Il potenziale inespresso

«Bellinzona, con questa candidatura, vuole suggellare il percorso di sviluppo urbano, coesione sociale e valorizzazione storico-monumentale attualmente in atto - sottolinea l’Esecutivo -. La designazione quale ‘Capitale culturale svizzera’ aprirebbe un nuovo capitolo della nostra storia sviluppando in modo più efficace, coerente e duraturo la politica culturale della Città. Designare Bellinzona significherebbe darle l’opportunità di esprimere al meglio il proprio potenziale e prendersi parimenti cura delle esigenze e attese della sua popolazione».

Il credito in Consiglio comunale

Il processo di candidatura e la concretizzazione dell’eventuale progetto prevedono «il coinvolgimento, da un lato, del Consiglio comunale per le tematiche budgetarie e di indirizzo generale e, dall’altro, dei partner culturali della Città, a partire dai propri enti autonomi, ma anche e soprattutto quelli esterni, sia pubblici sia privati, per quanto riguarda i contenuti del progetto. Cantone e Confederazione saranno altresì interpellati quali potenziali enti sussidianti», precisa il Municipio turrito.

La giuria formata da personalità del mondo della cultura, dell’economia e della politica si esprimerà nel giugno 2026. Un anno più tardi toccherà a La Chaux-de-Fonds l’onore e l’onere del titolo. Per il 2030 prevediamo un derby ticinese? Info su www.capitaleculturellesuisse.ch.