Italia

La luganese Elly Schlein è già «l'anti-Meloni»: «Saremo un bel problema»

Ha vinto le primarie del Partito democratico in Italia – Nelle sue prime parole, ha ironizzato: «Anche stavolta non ci hanno visto arrivare» – Ora dovrà dimostrare di non essere una «papessa straniera»
© Elly Schlein (FB)
Red. Online
27.02.2023 08:05

«Una volta che i nostri figli hanno deciso di fare una cosa, li sosteniamo con grande entusiasmo». Così aveva detto al CdT la madre di Elly Schlein, nata e cresciuta a Lugano, all'indomani della sua candidatura alla segretaria del Partito Democratico in Italia. E proprio in Ticino, a Massagno, Schlein aveva parlato di «casa», lo scorso 7 febbraio, al fianco della candidata PS alle Cantonali 2023 Marina Carobbio, in un incontro sulle sfide future della sinistra, al di qua e al di là del confine. Ieri, Elly Schlein ce l'ha fatta: dopo un lungo testa a testa, ha vinto le primarie del PD. Contro Stefano Bonaccini.

«Care tutte e cari tutti, ce l’abbiamo fatta - ha dichiarato pochi minuti prima di mezzanotte, nel suo primo intervento da segretaria del PD -. Sono immensamente grata perché insieme abbiamo fatto una grande rivoluzione. Anche stavolta non ci hanno visto arrivare. Il popolo democratico è vivo e ha una linea chiara. Ci chiede di cambiare davvero». E poi l’avviso: «Saremo un bel problema per il governo Meloni, organizzeremo una vera opposizione».

Una «papessa straniera»?

Con la vittoria alle primarie Elly Schlein è la prima donna, e anche la più giovane, a guidare il Partito democratico, chiamata da elettori e simpatizzanti (non dalla maggioranza degli iscritti) a guidare i DEM. «Riuscirà laddove io non ce l'ho fatta», ha detto il segretario uscente, Enrico Letta, che oggi farà il passaggio di consegne. La ticinese diventa «la segretaria» del più importante partito di centrosinistra e d’opposizione in Italia, 127 giorni dopo l’ingresso a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni. Per Schlein la prima missione è interna, con un elettorato diviso praticamente a metà tra i candidati: ha vinto contro il parere degli altri iscritti e dovrà dimostrare che non è una «papessa straniera», che la sua non è una scalata dall'esterno.

Stefano Bonaccini, grande favorito della vigilia, ha commentato così, ieri, la sconfitta: «La prima cosa che vi chiedo è di mandare da qui un grande applauso e un abbraccio a Elly Schlein. L’ho sentita pochi minuti fa, le ho fatto ovviamente i complimenti e le ho fatto un grande in bocca al lupo per la grande responsabilità che assume dalle prossime ore».

La premier italiana, Giorgia Meloni, si è congratulata per l'elezione della segretaria DEM: «Spero che l'elezione di una giovane donna alla guida di via del Nazareno possa aiutare la sinistra a guardare avanti e non indietro». Resta il fatto che nel panorama italiano non c'è donna tanto lontana dall'attuale premier. Elena Ethel Schlein, detta Elly, è nata nel 1985 a Lugano, figlia di due professori universitari: il padre è un politologo americano, la madre è una giurista, figlia di Agostino Viviani, avvocato antifascista e senatore del Partito Socialista negli anni Settanta. Ha due fratelli più grandi, Benjamin che insegna matematica all'Università di Zurigo e Susanna, diplomatica all'ambasciata di Atene, recentemente vittima di un attentato anarchico. Scuole ad Agno, maturità a Lugano, la neo segretaria del PD ha studiato al DAMS di Bologna per poi passare a Giurisprudenza.

«Siamo qui non per creare una nuovo corrente ma per superarle, mischiando le nostre storie, anche di chi la pensa diversamente - aveva dichiarato a inizio dicembre candidandosi per la guida del Partito democratico italiano -. Siamo un'onda, non una corrente e su questo anche il mio nome la dice lunga: non ci saranno mai gli "schleiniani"». Il Guardian, in settembre, l'aveva definita l'«astro nascente dell’alleanza di sinistra italiana», impegnata (suo malgrado) «a combattere fino all’ultimo la possibilità di un primo governo di estrema destra dalla Seconda guerra mondiale». Lei aveva commentato: «Interpreto il mio impegno come l'impegno di una persona che si è messa in una squadra a disposizione di uno sforzo collettivo».

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