Vita notturna

La movida stanca di Zurigo chiede a Berna una ricarica

Nel corso di una decina di anni, il numero di locali si è quasi dimezzato: «Tutta colpa degli affitti, della gentrificazione e delle lamentele contro la musica», spiega Alexander Bücheli, rappresentante del settore — E in Ticino?
© KEYSTONE/Alessandro Della Bella

Zurigo, Eldorado elvetico della vita notturna, perde discoteche. Mentre nel 2011, nella più grande città del Paese, se ne contavano ancora 50, nel 2020 ne erano rimaste «solo» 31. E no, i locali non si stanno trasferendo, stanno davvero scomparendo. Club Q, Sektor 11 (ex OXA), Space Monkey, Mausefalle, Cabaret: sono alcuni dei luoghi della notte che hanno dovuto chiudere i battenti. Mentre Zukunft, MäX ed X-TRA sono altre realtà che faranno o rischiano di fare la stessa fine. Fra le aree più colpite da questa moria (a mostrarlo sono dati forniti dall’Ufficio di statistica comunale) figura proprio il Kreis 4, centro della movida zurighese. In questa zona della città, sede della Langstrasse, sempre fra il 2011 e il 2020, il numero di discoteche si è infatti quasi dimezzato, passando da 15 a 8.

Il patrimonio UNESCO

E pensare che la città di Zwingli è considerata una mecca internazionale della techno, genere musicale e cultura che sono addirittura diventati patrimonio immateriale dell’UNESCO, aggiunti all’elenco delle «tradizioni viventi della Svizzera» nel 2017. Come mai allora questa tendenza? Tutta colpa, ancora una volta, della pandemia? Lo abbiamo chiesto ad Alexander Bücheli, portavoce della Commissione che rappresenta i bar e le discoteche a Zurigo. Non il coronavirus, bensì, «il mancato rinnovo dei contratti di locazione laddove i proprietari si aspettano un rendimento maggiore da un uso diverso dei locali». Sarebbe questo uno dei problemi principali per i gestori di discoteche. Che a volte sono invece confrontati con «la giunta quasi a termine dei cosiddetti usi temporanei. Usi che però vengono interrotti prima del previsto dall’intensa attività edilizia e dalla gentrificazione». In altri casi ancora, «le lamentele per il rumore hanno costretto i gestori a cessare le attività».

Per salvarsi, afferma Bücheli, i locali non possono semplicemente pagare più affitto: «Negli ultimi anni i margini sono già diminuiti a causa dell’aumento dei costi per le tariffe degli artisti, per le infrastrutture e per la sicurezza». Tutti costi che, secondo il portavoce, non si possono semplicemente riversare sul prezzo delle entrate e delle bevande. «Ciò significa che ora è necessario anche un sostegno politico per garantire che le discoteche e i locali in cui si ascolta musica continuino ad esistere nelle città svizzere. Un primo elemento importante sarebbe l’inclusione di questi luoghi nel messaggio concernente la promozione della cultura (ovvero il finanziamento di questo settore da parte della Confederazione, ndr) per gli anni 2025-2028. Un progetto su cui stiamo lavorando per conto della Commissione svizzera dei bar e dei club».

Quelle storiche feste illegali

Originariamente, Zurigo aveva una reputazione conservativa e puritana. Fino a poco prima dell’inizio del millennio, non esisteva una vita notturna diversificata. A mezzanotte tutti chiudevano, e solo quattro discoteche potevano rimanere aperte fino alle ore piccole. Negli anni Ottanta, le richieste dei giovani per più spazi liberi sfociarono in dimostrazioni violente. Fu così che nacquero la Rote Fabrik e la Dynamo, i primi centri culturali giovanili. Poi, negli anni Novanta, partì il fenomeno «techno», sottocultura che portava i suoi membri a ballare illegalmente in vecchi edifici industriali, magazzini o scantinati. Spesso, ricorda un documento dell’Ufficio federale della cultura, non c’erano nemmeno dei bar: i partecipanti dovevano portarsi appresso le loro bevande. Si iniziò a servire alcol solo a metà degli anni Novanta, con la nuova legge sulla ristorazione. Poco dopo si allentarono le regole per la chiusura degli esercizi pubblici; nel giro di poco tempo, il numero di locali notturni zurighesi passò da 4 a 72. E così, dalle feste clandestine e i party illegali emerse un modello commerciale, presto accompagnato da un’accettazione sociale della scena notturna. Una scena che cambiò il volto e la nomea dell’area attorno alla Langstrasse, trasformando il quartiere a luci rosse nel luogo popolare per uscire la sera che è oggi.

La competizione con i bar

Come sottolineato in un recente articolo della NZZ, attualmente esiste anche una certa concorrenza fra le discoteche zurighesi e i bar del centro. Questi, infatti, organizzano sempre più spesso serate in cui sono presenti dei DJ. «Ma alla fine - si legge nel testo - questi eventi aumenterebbero l’attrattiva dell’offerta notturna, che a sua volta andrebbe a vantaggio dei locali». I costi di investimento per un bar sono però spesso inferiori a quelli necessari per aprire una discoteca. E le statistiche mostrano che, mentre il numero di discoteche nella città nel giro di un decennio si è quasi dimezzato, la quantità di bar è rimasta stabile. Se nel 2011 i bar erano 165, nel 2020 se ne contavano 177.

Ma qual è la situazione nelle altre città elvetiche? Il quadro, secondo Bücheli, è simile in tutto il Paese. «La gentrificazione e i cambiamenti nei centri urbani che ne conseguono stanno portando a una maggiore pressione sulla cultura notturna. Ovunque ci sono più attività che chiudono rispetto a quelle che aprono». Ma le discoteche sono in crisi anche nel nostro cantone? Non dal punto di vista di Sandro Cattaneo, direttore artistico e responsabile marketing del Gruppo Seven, che spiega: «In Ticino abbiamo osservato un certo calo di attività fra il 2015 e il 2018. Poi, nel 2019, c’è stato un forte miglioramento, con cifre paragonabili a quelle registrate negli anni 2000. In seguito, è giunta la pandemia, che ha chiaramente frenato molto gli affari. Dopodiché c’è stato un boom pazzesco non appena le discoteche hanno riaperto, con i neo-diciottenni e i ventenni che hanno invaso i locali. La richiesta era tanta che non si sapeva più dove mettere la gente. Oggi, una volta passata la fase folle del ritorno in discoteca, siamo tornati a una buona stagione sul filone del 2019». Secondo Cattaneo, la tendenza zurighese non tocca per nulla il sud delle Alpi: «Sia nella nostra regione sia nel Nord Italia, area di riferimento per le discoteche ticinesi, stanno lavorando bene tutti. La vedo positiva».
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