La politica ora sfida lo sport: è scontro sui biglietti nominali
Cari tifosi, armatevi di pazienza. Forse, in futuro, la coda per accedere allo stadio sarà un po’ più lunga. Una buona dose di pazienza la dovranno però avere anche le autorità, perché questa misura non è destinata a entrare in vigore in fretta. Anzi. Il Consiglio degli Stati, ieri, ha tuttavia posto le basi per l’introduzione dei biglietti nominativi per accedere allo stadio, intervenendo già nella fase di acquisto.
In breve: i «senatori» (a larga maggioranza) hanno accolto una mozione della loro Commissione della politica di sicurezza, che chiede di poter comunicare i dati del sistema contro il tifo violento (HOOGAN, vedi box) ai punti vendita. Questa proposta di modifica di legge dovrebbe permettere ai punti vendita (come Ticketcorner) di consultare HOOGAN al momento della vendita e di rifiutare l’acquisto di biglietti agli hooligan registrati nel sistema. È una «condizione necessaria all’introduzione dei biglietti nominativi».
Una prova di forza
Si è trattato, soprattutto, di una prova di forza della politica nei confronti delle leghe sportive (in particolare quella calcistica), che sono contrarie a questa misura. Solo due mesi fa, la Swiss Football League (SFL) ha ribadito la sua opposizione ai biglietti nominali «controproducenti» e anche al modello di sanzioni a cascata (vedi box) voluto dalle autorità per ridurre le violenze a margine e durante le partite di calcio. Attualmente, stando alle cifre fornite lo scorso giugno, sono 918 le persone registrate nel sistema HOOGAN (nel 2018 erano 1.635). Di queste, solo 357 hanno misure attive.
I Cantoni chiedono da anni una maggior repressione del tifo violento, ma allo stesso tempo auspicano «un dialogo costruttivo con la SFL, i club e i tifosi». A loro avviso, «il biglietto personalizzato è un importante strumento aggiuntivo per limitare gli episodi di violenza durante gli eventi sportivi», indica al CdT la Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia (CDDGP), che la scorsa primavera ha deciso di modificare il Concordato sulle misure contro la violenza negli eventi sportivi. L’obiettivo? Creare la base legale per l’introduzione di biglietti personalizzati. Ed è proprio quello che ha fatto il Consiglio degli Stati, su esplicita richiesta dei Cantoni.
Effetto controproducente
«Siamo tutti d’accordo che non si può regolare tutto con i ticket nominali. Capiamo anche ci debbano essere dei gruppi di “ultras” (ovvero il tifo organizzato, che è diverso dagli hooligan, ndr), ma non si deve oltrepassare una certa soglia di tolleranza e di violenza», sostiene Mauro Poggia (MCG/GE), secondo cui «le famiglie oggi hanno timore ad andare allo stadio. Specialmente per le partite a rischio». Le cifre, pubblicate a metà ottobre, indicano per la scorsa stagione una diminuzione delle partite da «bollino rosso» (ovvero con incidenti maggiori) dal 20,88% al 17,39%. La quota di partite da «bollino verde» (senza incidenti) rappresenta invece per la prima volta la metà delle gare totali.
Per la SFL, queste misure repressive rischiano di avere un effetto controproducente, scatenando l’ira dei tifosi più caldi. «Questi club fanno un calcolo che secondo me è sbagliato», sostiene Poggia. «I gruppi di “ultras” minacciano di scioperare e di non andare più allo stadio? Ma che lo facciano!», aggiunge il consigliere agli Stati ginevrino, secondo cui i club dovrebbero tenere maggiormente in conto la fetta di pubblico di giovanissimi che sta perdendo adesso. «Non solo sarebbe più simpatico, dato che la violenza non piace a nessuno, ma sarebbe anche più economico dal punto di vista delle spese per la sicurezza. Negli altri Paesi misure simili sono state introdotte e le code ai tornelli non sono così esagerate. Ma non è una questione di tempi di attesa, è solo una questione di volontà. E attualmente questa volontà non c’è. Pertanto lo deve fare la politica».
«Conta chi entra»
Il Consiglio federale si è opposto a questa repressione. «Questa misura non porterà a nulla», ha spiegato il consigliere federale Beat Jans, ricordando che già oggi gli organizzatori di manifestazioni sportive possono effettuare confronti con la banca dati HOOGAN quando gli spettatori entrano nello stadio. Estendere l’accesso a queste informazione a tutti i punti vendita solleva interrogativi in termini di protezione dei dati e di sicurezza delle informazioni. Inoltre, «un controllo al momento della vendita dei biglietti appare poco efficace: conta chi entra allo stadio, non chi acquista un biglietto».
Il Consiglio degli Stati ha anche approvato una seconda mozione che chiede di valutare delle soluzioni nazionali per rafforzare la lotta alla violenza durante le manifestazioni sportive. La palla, per i due oggetti, passa al Consiglio nazionale.
Nell’hockey c’è più dialogo
Sebbene la misura riguardi maggiormente il calcio, anche l’hockey su ghiaccio potrebbe essere coinvolto. «La maggior parte delle partite di National League sono pacifiche e senza incidenti di rilievo. Nei casi eccezionali in cui ciò non avviene, lavoriamo a stretto contatto con i club e le autorità locali per valutare la situazione e adottare le misure necessarie per migliorarla», ci spiega Reto Bürki, dirigente della National League, secondo cui al momento non vede «alcun motivo» per cui la lega debba prendere posizione sul tema dei biglietti personalizzati. Da quest’anno c’è inoltre un attore in più con cui la National League dialoga e collabora: si chiama «Pro Fans» ed è un’organizzazione che rappresenta la maggior parte delle tifoserie organizzate (ad esempio la Curva Nord del Lugano) delle squadre di hockey su ghiaccio svizzere.
Due diversi modelli «a cascata» e un unico database
Vari livelli di sanzione
Sistema HOOGAN