Votazioni

La scrittura inclusiva alle urne: l’asterisco? «Improponibile»

La Città di Zurigo dovrà decidere se abbandonare la cosiddetta «Genderstern» nelle comunicazioni ufficiali per non discriminare le persone non binarie – Per la Berna federale e per il Canton Ticino tutti i vari simboli sono da evitare
© KEYSTONE/Petra Orosz
Luca Faranda
10.11.2024 23:02

«Tschüss, Genderstern!» (Addio, asterisco inclusivo!). Per la prima volta in Svizzera la popolazione dovrà andare a votare su un tema che divide da tempo: la scrittura inclusiva. A dover decidere sarà domenica 24 novembre la Città più popolosa della Svizzera: alle urne dovranno infatti andare gli abitanti di Zurigo, che sulle comunicazioni ufficiali della Città da oltre un anno sono definiti «Zürcher*innen».

Nel giugno 2022 l’Esecutivo cittadino ha infatti autorizzato l’uso dell’asterisco(*) come desinenza di genere neutro per meglio includere anche persone trans e non binarie. Da allora l’amministrazione della città sulla Limmat lo utilizza in tutti i suoi testi per evitare discriminazioni.

Un comitato di centro-destra, guidato dalla consigliera comunale UDC Susanne Brunner, ha lanciato l’iniziativa (denominata proprio «Tschüss, Genderstern!») che chiede di «vietare l’uso di caratteri speciali nei testi delle autorità comunali», esigendo l’utilizzo di «un linguaggio chiaro, comprensibile e leggibile». Per «liberare» l’amministrazione comunale dall’asterisco inclusivo sono state raccolte ben più delle 3.000 firme necessarie.

Una prima assoluta

Per la prima volta a livello svizzero il tema finirà alle urne, ma in passato è stato un argomento di discussione in tutti gli angoli del Paese. In Vallese, ad esempio, il Gran Consiglio vallesano si è già pronunciato nel 2021 contro la scrittura inclusiva nell’amministrazione cantonale, mentre nelle città di Berna e Lucerna l’asterisco inclusivo è ammesso e raccomandato nelle comunicazioni ufficiali. E a livello federale? La questione del linguaggio inclusivo, che alcuni ora chiamano anche «linguaggio ampio» (ci sarà una serata a tema alla Biblioteca cantonale di Locarno il prossimo lunedì), è già stata affrontata in varie sedi: esistono linee guida, manuali e studi.

Per la Berna federale, a fare testo (per la lingua italiana) è la «Guida al linguaggio inclusivo di genere», pubblicata nel gennaio del 2013. Non si tratta di un documento vincolante, ma in una trentina di pagine spiega come comportarsi e cosa è meglio non fare. Berna è chiara: «Non sono ammesse le soluzioni che intaccano il sistema linguistico, quali l’inserimento di trattini o di punti mediani, e neppure altre scritture sperimentali come l’uso di asterischi (*), chiocciole (@) o lo schwa (ə) in fine di parola». Queste soluzioni sono definite «improponibili».

A Bellinzona non è un’opzione

Il Canton Ticino, dal canto suo, segue più o meno alla lettera questa pratica. Due anni fa, a fine ottobre 2022, è stato pubblicato un documento di sette pagine sul «linguaggio inclusivo nella redazione di testi ufficiali nell’Amministrazione cantonale». I contenuti? «Le misure proposte in questo documento si basano sulle regole della grammatica italiana comunemente accettate e non comportano modifiche drastiche», bensì semplici accorgimenti.

Simboli come asterisco (*), chiocciola (@) o schwa (ə) sono da evitare, in quanto «non rispettano le regole grammaticali, sono problematici dal punto di vista giuridico e ostacolano la comprensione delle persone che utilizzano lettori o sintetizzatori vocali», si legge nel documento.

Neutralizzare il genere

La questione dell’inclusività e tuttavia ben più ampia (anche considerando l’assenza del genere neutro nella lingua italiana) e si sviluppa in varie forme. Tra i consigli delle autorità vi è ad esempio lo sdoppiamento simmetrico integrale (ad esempio, i cittadini e le cittadine).

Per la Cancelleria federale, «sempre nella prospettiva di una maggiore inclusività, i termini “uomo” e “uomini” vanno sostituiti ovunque possibile: gli uomini d’affari diventano così imprenditori oppure finanzieri; l’uomo diventa l’essere umano o l’umanità.

Nelle linee guida della Cancelleria federale - ma anche del documento redatto da Bellinzona - si consiglia in alcuni casi di utilizzare «termini collettivi per neutralizzare il genere»: ad esempio, la cittadinanza invece dei cittadini; il corpo docente invece degli insegnanti; la direzione invece del direttore; il personale invece dei lavoratori o degli impiegati. Lo stesso vale anche per i mestieri: per il Canton Ticino, si legge nel documento, «le fonti ufficiali sottolineano l’importanza di declinare, quando possibile, tutte le professioni (ad esempio avvocata, ma anche quelli meno utilizzati come giardiniera e revisora, ndr): i termini che vengono oggigiorno percepiti come inaccettabili, cacofonici o disarmonici (ad esempio medica oppure architetta) verranno comunemente accettati con il tempo e l’abitudine».

Non è una priorità

Ma il linguaggio inclusivo interessa alla popolazione? Non particolarmente. Un sondaggio pubblicato nel maggio 2023 da Tamedia ( condotto su oltre 30 mila persone, mostra che solo un quarto dei partecipanti ritiene che la questione sia importante e ammette di prestarvi attenzione durante la stesura di testi scritti o nel parlato. Lo studio mette in evidenzia come la questione dell’uguaglianza di genere, ma anche i dibattiti della «cancel culture» e del movimento «woke» non sembrino interessare che una piccola minoranza in Svizzera. A Zurigo un altro sondaggio, realizzato dall’istituto di ricerca gfs.bern per conto della NZZ, ha mostrato che oltre due persone su tre (sui 2.500 intervistati) è «fortemente in disaccordo» o «abbastanza in disaccordo» con l’utilizzo dell’asterisco inclusivo o di altri simboli speciali nei documenti ufficiali.