Territorio

«La siccità non sta piegando gli olivi ticinesi»

Il caldo anomalo e la mancanza di pioggia stanno mettendo in ginocchio la produzione olearia dei Paesi leader come Italia e Spagna, facendo aumentare i prezzi dell'olio – Qual è la situazione nel nostro Cantone? Abbiamo fatto il punto con Claudio Premoli, presidente dell'Associazione Amici dell'Olivo
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Irene Solari
26.04.2023 13:30

C’è allarme tra i maggiori produttori europei di olio di oliva: la siccità sta facendo crescere le preoccupazioni sulla fruttuosità del raccolto di questa stagione. Già, perché le condizioni climatiche sempre più calde e secche stanno mettendo in ginocchio gli olivicoltori – soprattutto di Spagna, Italia e Grecia – portando a un crollo della produzione dei preziosi frutti e, di conseguenza, quella dell’ancor più prezioso olio. Si parla addirittura, secondo i dati riportati dal Post, di un calo di un quarto rispetto alle produzioni degli anni precedenti. Con la conseguente crescente difficoltà nel soddisfare la domanda globale di olio e il relativo aumento dei prezzi sul mercato.

E in Ticino? Seppur nel nostro piccolo, la coltivazione di piante di olivo e la produzione di olio si sta ritagliando sempre più spazio, fino ad arrivare alla creazione di una vera e propria filiera presente su tutto il territorio. Ma anche alle nostre latitudini il terreno ha sofferto e soffre ancora molto per la siccità, nonostante il sollievo portato dalle precipitazioni negli scorsi giorni. Per capire bene se anche in Ticino la produzione di olive di quest’anno ne risentirà, abbiamo parlato con Claudio Premoli, presidente dell'Associazione Amici dell'Olivo.

Una pianta che resiste bene

«Prima di iniziare va fatto un passo indietro – spiega Premoli –, in Spagna e in Italia, i due maggiori produttori, per garantire questi standard vengono creati oliveti super intensivi o intensivi: dobbiamo immaginare tantissimi alberelli strutturati come un vigneto». Un sistema che rende molto ma che non è pensato per durare dei secoli, come precisa il nostro interlocutore: «Gli oliveti super intensivi hanno una vita di 10, massimo 15 anni, e poi devono essere sostituiti». Ma questi nuovi oliveti vengono creati con una particolarità: «Possiedono tutto un impianto di irrigazione, perché senza questo tipo di struttura non ci sarebbe un grande futuro per le piante di olivo». Un’irrigazione non come quella diffusa che possiamo trovare nei giardini, ma un sistema a goccia a goccia, che irriga quando c’è bisogno. «Ricordiamoci anche che per gli olivi non c’è bisogno di tantissima acqua, però serve anche lui per sopravvivere».

Abbiamo visto che nei prossimi decenni, a meno di un cambiamento radicale, non ci dovrebbero essere grossi problemi per l’olivo ticinese
Claudio Premoli, presidente dell'Associazione Amici dell'Olivo

Il cambiamento di clima

Acqua, appunto. Un elemento fondamentale per la vita e per la coltivazione delle piante e che, ormai da diversi mesi sta scarseggiando, anche nel nostro territorio. Ma come stanno reagendo le piante di olivo in Ticino? «Parlando della siccità – risponde il nostro interlocutore –, già l’anno scorso avevamo questo tipo di problema e sugli olivi non abbiamo riscontrato nulla di particolare: hanno resistito bene e hanno prodotto anche molto bene. Infatti la produzione del 2022 è stata la seconda migliore, dopo l’anno record del 2020». Per il momento, prosegue Premoli, «il cambiamento climatico che ci sta toccando sta avendo un risvolto positivo per lo sviluppo dell’olivo», perché crea delle condizioni che ne favoriscono la crescita. Quasi un clima mediterraneo. «Non ci sono più le gelate di una volta, un freddo che dura magari due tre settimane, molto dannoso per le piante d’olivo». Caldo e secco, quindi, almeno in questo contesto, aiutano per adesso. «È chiaro che poi, purtroppo, c’è anche il rovescio della medaglia in tutta questa situazione e che questo cambiamento di clima e la siccità non sono assolutamente positivi per le altre piante, per la natura in generale e per l’uomo», chiosa il presidente dell'Associazione.

Quest'anno dovrebbe essere un anno "di scarica", con un raccolto meno buono del precedente
Claudio Premoli, presidente dell'Associazione Amici dell'Olivo

Il Ticino favorito (per ora)

È anche vero che, geograficamente, il Ticino si trova più a nord rispetto alle latitudini di Spagna e Sud Italia. Dove temperature e siccità sono molto più forti e colpiscono più duramente le coltivazioni. Quindi, anche se il clima da noi diventa più secco e più caldo, l’olivo ticinese ne beneficia. L'Associazione di Premoli ha anche partecipato a una conferenza sul cambiamento climatico con MeteoSvizzera, per discutere degli eventuali effetti del clima sugli olivi nel futuro. «Abbiamo visto che nei prossimi decenni, a meno di un cambiamento radicale, non ci dovrebbero essere grossi problemi per l’olivo ticinese». Il caldo sembrerebbe anche avere un risvolto positivo per la lotta ai parassiti delle piante autoctone, come puntualizza il presidente dell'Associazione: «Queste temperature così elevate, soprattutto nel periodo estivo, permettono di neutralizzare, o quantomeno di ritardare, la proliferazione del nemico numero uno delle piante, la mosca dell'olivo che danneggia molto la qualità dei frutti».

L'olivo è sempre più amato

Le piante di olivo sono sempre più apprezzate e diffuse sul nostro territorio e, in molti casi, vengono preferite alle coltivazioni più classiche, come quella della vigna. La richiesta è tanta da parte dei ticinesi ed è in costante aumento: «Al primo di aprile abbiamo consegnato oltre 300 olivi a persone che desideravano dedicarsi alla coltura di questa pianta. C'è chi ne ha presa una ma c'è anche chi ne ha prese dieci».
Adesso, a fine aprile, ci spiega Premoli, è il momento della potatura. «Il risveglio dell'olivo»: prima della potatura la vegetazione della pianta resta ferma. «Quando la si esegue, si comincia a veder crescere la parte verde». Poi il primo passo sarà verso metà maggio, quando inizia la fioritura. «Successivamente è il turno dei frutticini, le piccole olive, ancora verdi e senza nocciolo. Di queste restano sull'albero le migliori». La produzione delle piante di olivo è normalmente soggetta al fenomeno dell'alternanza, precisa il nostro interlocutore. «Un anno il raccolto va bene, l'anno successivo invece potrebbe andare male. Visto l'ottimo risultato del 2022, quest'anno dovrebbe essere il cosiddetto anno di "scarica"». Ma è ancora un po' presto per capire come andrà la stagione. Come conferma Premoli: «Bisognerà vedere dopo la fioritura, quando cadono i fiorellini, quanti sono quelli impollinati che si ingrossano e diventano frutticini, per poi maturare e trasformarsi in olive. Anche se il numero delle olive sarà nettamente inferiore a quello dei fiori che sono tantissimi, c'è tutto un processo di selezione naturale. Vedremo come andrà quest'anno, lasciamoci sorprendere».

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