Le «Don Chisciotte» di Dongio tengono in vita le tradizioni

Nel corso della loro attività in valle di Blenio, Paola Toschini, Patrizia Saglini, Manuela Carminati, Eda Wittwer e Silene Chiesa ne hanno vista passare di gente. «Ma se comprassi lo stesso tagliere in un grande magazzino lo pagherei la metà della metà» si sono sentite dire una volta da un avventore che non aveva capito la differenza tra un oggetto prodotto in serie e uno fatto a mano. La maggioranza però ci ha lasciato il cuore nella loro «Casa dell’artigianato», affacciata sulla cantonale a Dongio. «Come quella signora che s’innamorò di uno dei nostri grandi cavalli a dondolo di legno - ricorda Patrizia, ceramista - ci salì e cominciò a cullarsi come una bambina; quando le facemmo notare che era troppo ingombrante per un salotto di casa, lei rispose che piuttosto avrebbe tolto una poltrona, ma quel cavallino doveva diventare suo».
La forza delle radici
Il loro è un negozio speciale. Ogni pezzo ha una sua storia ed è lavorato con passione dagli artigiani ticinesi uniti sotto un’unica Associazione. «Lo scopo della nostra Associazione, che è nata negli anni ‘80 e che oggi conta una sessantina di membri - spiega Paola, presidente del Comitato e ceramista - è di recuperare le tecniche manuali in via di estinzione; inoltre grazie al nostro negozio diamo la possibilità anche a altri artigiani di far conoscere le loro abilità al di fuori dei loro atelier». Nel negozio di Dongio troviamo creazioni in legno, in argento, in ceramica, in vetro, in feltro, in lana e in cotone. Tutto è esposto con grande cura «anche se una tazzina non è mai perfettamente uguale all’altra». Ma è proprio l’unicità la ricchezza di questo mondo modellato soltanto con le mani.


Sensibilizzare i giovani
«Per noi è importante che le nuove generazioni tornino a prendere contatto con gli elementi, con la terra e più in generale con la natura. Quanti bambini del giorno d’oggi sanno che per fare un cesto occorre un nocciolo o che per produrre un maglione ci vuole una pecora, la cui lana viene lavata e cardata prima di essere filata?» si domanda Manuela, la feltraia del gruppo. Secondo lei la scuola dovrebbe fare di più. «Noi siamo cresciute con le mani nella terra, sappiamo che il latte non nasce nel cartone - aggiunge sorridendo - ma ironia a parte, quando le scuole ci chiamano per mostrare come si lavora la ceramica oppure come cardiamo la lana delle nostre pecore, ci accorgiamo che i bambini non sanno più niente. Per loro i prodotti nascono nei supermercati. Ciò è inconcepibile. Per questo pensiamo che l’istruzione non dovrebbe svalutare i lavori manuali».
Lavoro part-time
Come moderne Don Chisciotte, Paola Patrizia Manuela Eda e Silene si battono contro l’ignoranza che avanza. Con grande cortesia spiegano ai clienti più curiosi la genesi di tutte le creazioni in vendita nella loro Casa dell’artigianato, costi quel che costi. Tanto più che la loro attività si basa soprattutto sul volontariato «altrimenti avremmo chiuso bottega da un bel pezzo» chiosa Patrizia con un po’ di disincanto. Anche tra i membri dell’associazione, pochi sono gli artigiani professionisti. «La maggior parte ha altre attività part-time, altrimenti non starebbero in piedi» dice Manuela.


«Periodo d’oro»
Partite negli anni ‘80 con un negozietto a Olivone, nel duemila le cinque artigiane decisero di spostarsi più vicino a Biasca «perché eravamo convinte che un punto vendita in cima alla valle fosse sprecato». Il trasloco a Dongio portò i suoi frutti. «Fu una scelta giusta, perché la clientela aumentò; lavoriamo molto soprattutto nei periodi natalizi». Ma è durante la pandemia che il negozio ha raggiunto l’apice delle vendite: «In quell’anno il Ticino era la meta più gettonata dagli svizzero tedeschi e francesi e per noi - come per tutta la valle di Blenio - è stata una manna». Passato il lockdown, le frontiere si sono riaperte e i turisti sono tornati nelle villeggiature lontane, dove i prodotti locali magari sono fabbricati in Cina. Di recente, anche la casa dell’artigianato è approdata sul web (www.casadellartigianato.ch) a mostrare al mondo tutte le sue creazioni. E il futuro? «Non vediamo tanti giovani purtroppo, ma noi teniamo duro: sappiamo che la nostra missione è importante».