Le imprese svizzere: «Rapporti con l’UE più importanti»

Da domani, i prodotti «made in Switzerland» sono soggetti a un’imposizione daziaria del 31% negli Stati Uniti. Ciò avrà conseguenze a livello macroeconomico, ha detto Rudolf Minsch, capo economista di Economiesuisse, all’agenzia AWP. «Come piccola economia aperta, la Svizzera non può sfuggire agli sviluppi in atto». E tuttavia, ha aggiunto, il problema principale al momento è la «palpabile incertezza», che rende quasi impossibile per le aziende pianificare e fare investimenti. «Se i dazi dovessero rimanere a un livello elevato, nel medio termine la crescita economica globale ne risentirebbe, l’inflazione aumenterebbe e i margini delle aziende diminuirebbero - ha sostenuto Minsch - nel complesso, le prospettive non sono buone. La probabilità di recessione a livello globale e svizzero sta crescendo».
Non mancano segnali di speranza. «Ad esempio, il fatto che molte aziende esportatrici elvetiche operino principalmente in nicchie potrebbe attenuare le conseguenze negative. I loro prodotti, alcuni dei quali altamente specializzati, non sono facili da sostituire». L’industria metalmeccanica ed elettrica svizzera (MEM) è però preoccupata: anche se soltanto il 15% dei prodotti del ramo finisce negli USA, chiunque sia presente sul mercato americano deve fare un esame della situazione e, se necessario, cercare alternative, osserva Noé Blancpain, portavoce dell’associazione di categoria Swissmem. A breve termine viene considerato necessario anche un aiuto da parte del mondo politico. «Per sostenere l’industria, la guerra commerciale deve essere riconosciuta come una giustificazione per il lavoro ridotto e la durata massima delle indennità deve essere estesa a 24 mesi il più rapidamente possibile», sottolinea Blancpain.
Il fatto che la Svizzera, in quanto economia fortemente orientata all’esportazione, non possa sfuggire agli sviluppi globali è particolarmente vero per la tecnologia medica, ha poi detto Adrian Hunn, direttore dell’associazione di settore Swiss Medtech (il 23% delle esportazioni Medtech svizzere è attualmente destinato agli USA). Le organizzazioni imprenditoriali concordano su un punto: le relazioni economiche con l’Unione europea stanno tornando ad avere un’importanza significativa.
UBS ritocca al ribasso le previsioni di crescita
Intanto, l'UBS abbassa le sue previsioni per l’economia dell’eurozona a causa dell’impatto della guerra commerciale con gli Stati Uniti. Gli analisti della banca zurighese ritengono che nel 2025 il PIL dell’eurozona crescerà dello 0,5% (la previsione precedente era dello 0,9%). Il calo continuerà anche nel 2026, con un progresso dello 0,8%, inferiore all’1,1% precedentemente atteso. La stima per il 2027 cresce invece dall’1,2% all’1,5%, soprattutto per l’impatto dovuto all’aumento della spesa militare tedesca. UBS stima che la guerra dei dazi colpirà duramente la zona euro nei prossimi tre o quattro trimestri e che l’UE entrerà in recessione tecnica nel secondo trimestre del 2025.