Messico

Le prime parole del narcoboss El Mayo: «Attirato in un tranello, sono stato sequestrato»

Il boss del cartello fa pure rivelazioni sulla morte di Héctor Cuen, ex sindaco di Culiacán e rettore dell'Università Autonoma di Sinaloa
© KEYSTONE (EPA/ANDRES LEIGHTON)
Red. Online
11.08.2024 22:13

Il boss del cartello di Sinaloa, Ismael El Mayo Zambada, è stato portato via negli Stati Uniti contro la sua volontà. Mentre Joaquín Guzmán López, figlio di El Chapo, si è consegnato. La rivelazione, a 15 giorni dall'arresto dei due criminali, è stata fatta ieri dall'ambasciatore degli Stati Uniti in Messico, Ken Salazar. In una conferenza stampa, Salazar ha smentito un intervento diretto del suo Paese nell'arresto del boss: «Non è stato un aereo degli Stati Uniti, né un pilota degli Stati Uniti, non sono stati i nostri agenti o il nostro personale in Messico». Secondo Salazar, il figlio di El Chapo avrebbe deciso di consegnarsi portando a bordo con sé El Mayo, ignaro di quello che sarebbe accaduto. Il volo era partito da Sinaloa per atterrare poi a Santa Teresa nel Nuovo Messico, negli Stati Uniti. «Noi stessi siamo rimasti sorpresi e abbiamo subito avvisato i nostri colleghi del governo messicano». Poche ore prima il presidente Andrés Manuel López Obrador aveva accusato Washington «per la sua mancanza di cooperazione».

Oggi, in uno scritto consegnato ai media dal suo avvocato, il leader del cartello di Sinaloa afferma di essere stato sequestrato mentre partecipava a una riunione tra il governatore di Sinaloa, Rubén Rocha Moya – del partito di governo Morena – e l'ex sindaco di Culiacàn, Héctor Cuen. Ismael Zambada ha quindi smentito di essersi consegnato alle autorità USA e sostiene di essere stato invece sequestrato contro la sua volontà. «Desidero dichiarare che non mi sono arreso né sono venuto volontariamente negli Stati Uniti. Né ho alcun accordo con alcun governo». Il comunicato inviato alla stampa dal legale, Frank Perez, contiene anche un appello ai cartelli a non scatenare una guerra a Sinaloa.

Nello scritto, El Mayo rivela anche le circostanze che lo hanno portato a cadere nella trappola, preparata da uno dei figli di El Chapo. Joaquín Guzmán López, afferma Zambada, lo avrebbe convinto ad assistere a una riunione per «aiutare a risolvere divergenze» tra Rubén Rocha Moya, governatore di Sinaloa, e Héctor Cuen, ex sindaco di Culiacán e rettore dell'Università Autonoma di Sinaloa (UAS). A differenza di quanto affermano le autorità del governo di Sinaloa, sostiene El Mayo, Cuen sarebbe stato ucciso durante quella riunione e non in un successivo agguato: «Lo hanno ucciso nello stesso momento e nello stesso posto dove mi hanno rapito».

Rubén Rocha Moya ha smentito in modo categorico le dichiarazioni del narcoboss. «Non c'è nulla che mi possa collegare a questa faccenda e non ha alcun senso affermare che un membro della criminalità organizzata mi abbia contattato per risolvere un problema», ha dichiarato alla stampa il governatore di Sinaloa.

Quelle del narcoboss sono rivelazioni scottanti. Che rischiano di scatenare un terremoto politico all'interno del governo del presidente uscente Andres Manuel Lopez Obrador, che ha detto di voler «aspettare maggiori elementi a disposizione». Sulla stessa linea la presidente eletta Claudia Sheinbaum: ha invitato alla prudenza e ha affermato che nel frattempo «continuerà ad appoggiare il governatore di Sinaloa e al suo popolo».

Correlati
Chi è El Mayo e perché il suo arresto è importante
Ismael Zambada Garcia, co-fondatore del cartello Sinaloa, dopo una vita da «inafferrabile boss» è ora sotto custodia insieme a Joaquin Guzman Lopez, figlio di El Chapo – «Il Fentanyl è la droga più mortale che abbia mai minacciato il Paese, non ci fermeremo»