Confine

«Le riammissioni dei migranti? Funzionano anche senza Dublino»

Dopo i dubbi sollevati dal sindaco di Tresa Piero Marchesi, Ryan Pedevilla, a capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione, spiega che la sospensione dell’Accordo di Dublino non ha bloccato del tutto i trasferimenti a cavallo del confine
©Chiara Zocchetti
Martina Salvini
21.02.2025 16:27

Al termine dell’incontro avvenuto questa mattina a Varese tra autorità ticinesi e lombarde sulla trasformazione della ex caserma di Fornasette in un centro di accoglienza che dovrebbe ospitare sedici migranti, il sindaco di Tresa Piero Marchesi si è detto preoccupato anche per il tema delle riammissioni. «Con la sospensione degli accordi di Dublino da parte dell’Italia, potremmo avere difficoltà a rimpatriare chi eventualmente attraversasse il confine», ha spiegato. La sospensione dell’Accordo di Dublino, lo ricordiamo, risale al dicembre del 2022, quando Roma ha deciso in maniera unilaterale - complice il ritmo degli arrivi di migranti sulle coste italiane - di non accogliere più richiedenti l’asilo che rientrerebbero nella sua competenza. Del tema si è tornati a discutere anche lo scorso novembre, in occasione dell’incontro a Chiasso tra il consigliere federale Beat Jans e il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi. Il consigliere federale è tornato a chiedere all’Italia di «rispettare le regole», mentre dal canto suo il ministro Piantedosi ha preso tempo, dicendosi «disponibile a riparlarne», ma auspicando al contempo che venga attuato quanto prima il patto dell’UE sulla migrazione e l’asilo.

Eppure, come spiega Ryan Pedevilla, a capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione, la sospensione dell’Accordo di Dublino non ha bloccato del tutto i trasferimenti a cavallo del confine: «Di fatto, le riammissioni dalla Svizzera verso l’Italia non si sono mai interrotte». E questo in virtù di un accordo bilaterale di riammissione - sottoscritto tra i due Paesi all’inizio degli anni Duemila - che riguarda le persone che sono entrate nel territorio elvetico dalla Penisola e soggiornano qui illegalmente senza depositare una domanda d’asilo. «Quando una persona non soddisfa i criteri di entrata o di soggiorno può essere ricondotta al confine con una procedura semplificata», evidenzia Pedevilla, precisando comunque che si tratta di numeri piuttosto contenuti. Non a caso, dice, «nel centro provvisorio di Stabio per i migranti in procedura di riammissione semplificata nelle ultime settimane si registrano in media una decina di persone alla settimana, mentre solo fino a qualche anno fa erano tra le 7 e le 10 ogni giorno». Attualmente, prosegue Pedevilla, il Ticino non sta vivendo un momento di grande pressione migratoria. «Anche perché il Governo italiano sta lavorando molto, soprattutto con i Paesi di provenienza e di transito dei migranti, da un lato per contenere le partenze e dall’altro per aumentare i controlli. Questa frenata si ripercuote anche sul nostro confine, che oggi registra numeri in calo».

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